il ricordo
Nassiriya, 20 anni fa la strage: tre militari venivano da Gorizia

Oggi la commemorazione dei militari e civili uccisi nell'attentato in Iraq nel 2003, insieme agli altri del XIII reggimento caduti negli ultimi anni.
Sono passati esattamente vent’anni da quando un camion bomba esplose all’ingresso della base Maestrale di Nassiriya, nel sud dell’Iraq. Quell’attacco suicida provocò la deflagrazione del deposito di munizioni del complesso militare. L’esplosione fu devastante e causò la morte di 28 persone: 12 carabinieri, di cui tre in forza al XIII reggimento “Friuli Venezia Giulia” di Gorizia, cinque soldati dell’esercito, due civili italiani e nove civili iracheni.
Fu una delle pagine più tristi della storia recente dell’Italia e dell’Arma dei carabinieri, tanto da spingere il governo a proclamare – con la legge 162 del 2009 – il 12 novembre “Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace”. Come ogni anno, anche questa mattina si è svolta nella caserma Cascino di Gorizia una cerimonia di commemorazione delle vittime del reggimento. Analogo ricordo è stato fatto anche a Monfalcone, con i ragazzi degli istituti Randaccio e Giacich.
A essere ricordati con la deposizione di un cuscino di fiori davanti al monumento ai caduti, sono state non solo le vittime di quel tragico attentato – il maresciallo capo Daniele Ghione, il brigadiere Ivan Ghitti e l’appuntato Andrea Filippa –, ma anche il carabiniere Angelo Foccià, deceduto in Bosnia Erzegovina nel 1999 a causa di un incidente stradale, l’appuntato scelto Manuele Braj, ucciso in Afghanistan nel 2012 durante un attentato terroristico, e il carabiniere scelto Vittorio Iacovacci, morto nella Repubblica democratica del Congo nel 2022 a seguito dell’attacco armato al convoglio su cui viaggiava insieme all’ambasciatore Luca Attanasio.
“L’Italia è tra i paesi maggiormente impegnati nelle operazioni di peacekeeping – ha ricordato durante la cerimonia il maresciallo maggiore Vittorio Enci – e la nostra partecipazione alle missioni è sempre stata apprezzata, rappresentando un vero e proprio modello grazie alla capacità di dialogo dei nostri contingenti in campo sia civile che militare”.
Particolarmente sentito il ricordo del colonnello Nicola Pio Michele Ferruccio, comandante del reggimento: “Li conoscevo tutti, – riferendosi Ghione, Ghitti e Filippa – ero stato lì anch’io. Il tempo non cura le ferite, a differenza di quello che si pensa: per chi ha veramente amato, non c’è tempo che basti”.
“Il ricordo dei nostri cari assume un significato importante anche per noi: c’è una speranza che stiamo celebrando”, ha affermato monsignor Ignazio Sudoso nel corso della funzione religiosa odierna, officiata insieme al cappellano don Albino D’Orlando. “Vivere in quel modo, donando la propria vita agli altri per difendere i più deboli, – ha continuato sempre monsignor Sudoso – è qualcosa che ci rende eterni”.
Alla cerimonia hanno partecipato non solo i commilitoni dei caduti, ma anche tutte le principali autorità militari e civili locali. Tra questi diversi sindaci dell’Isontino: Marco Vittori (Sagrado), Ezio Clocchiatti (San Lorenzo), Emanuela Russian (Mossa) e Riccardo Marchesan (Staranzano). In prima fila, a fianco al comandante Ferruccio, c’era anche Rodolfo Ziberna, sindaco di Gorizia. Città, quest’ultima, che nel 2008 aveva già voluto esprimere tutta la propria benevolenza al XIII reggimento conferendogli la cittadinanza onoraria.
Foto Tibaldi
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