Nasce la rete tra cacciatori e territorio contro il cinghiale, il progetto a Medea

Nasce la rete tra cacciatori e territorio contro il cinghiale, il progetto a Medea

l'iniziativa

Nasce la rete tra cacciatori e territorio contro il cinghiale, il progetto a Medea

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 30 Mag 2021
Copertina per Nasce la rete tra cacciatori e territorio contro il cinghiale, il progetto a Medea

Presentata ieri mattina l'iniziativa che unisce l'attività venatoria a quella produttiva. L'obiettivo è regolare la presenza degli animali.

Condividi
Tempo di lettura

Il contrasto ai cinghiali è un tema sempre più pressante tra gli agricoltori del Friuli Venezia Giulia. L’area del Goriziano non è da meno ed è per questo che a Medea è nato un progetto che punta a regolare la presenza di questi animali selvatici. Il tutto è stato presentato ieri mattina presso l’azienda agricola “Al vecchio arco” in corso Friuli, illustrando quello che è il primo lavoro di questo tipo in regione. L’obiettivo, infatti, è limitare la presenza di questi mammiferi, unendo l’attività venatoria locale con la filiera produttiva della selvaggina. Una rete creatasi negli scorsi mesi, per rispondere a una situazione definita “insostenibile”.

“Abbiamo un problema con i cinghiali già da due anni - spiega il titolare dell’azienda e promotore dell’iniziativa, Gianni Mucchiut - che stanno danneggiando moltissimo terreni. È impossibile coltivare, soprattutto il mais. L’anno scorso la situazione è peggiorata, causa anche il Covid che ha impedito a tanti di uscire di casa, inclusi i cacciatori”. Da lì è nato un primo incontro con la categoria, a cui è seguito quello con l’Azienda sanitaria: “Mi hanno detto che c’era una possibilità per operare insieme e mi sono attivato”. Il passo successivo è stato coinvolgere il direttore della locale riserva di caccia, Marco Menon: “O lottiamo tutti insieme o non combiniamo nulla”.

Alla base c’è la necessità di trovare una destinazione per la selvaggina abbattuta, aspetto che richiede dei passaggi dal punto di vista della sicurezza. Le autorità sanitarie hanno quindi confermato a Mucchiut che può trasformare “grazie a una legge che non mi permette di prendere gli animali direttamente dalla riserva ma dal cacciatore, abilitato alla caccia di selezione. Quindi posso prendere un esemplare all’anno per persona”. È partito così un lavoro che ha coinvolto i diversi soggetti, con l’avvio formale già da due settimane. “Vedo che anche il paese ha risposto positivamente - sottolinea l’imprenditore - non risolverò il problema ma è un primo passo che può essere d’esempio”.

C’è poi la questione di chiudere la filiera: “Noi lavoriamo sui cinghiali della zona e abbiamo coinvolto anche il ristorante ‘La vite selvatica’, che sta vendendo i nostri prodotti, e un altro agriturismo è interessato”. Una volta abbattuti, gli animali vengono quindi posti in una cella frigo della riserva sul territorio, dove poi sono sottoposti ad accertamenti da Asugi e, quindi, c’è la lavorazione della carne. “In questo modo si da garanzie al consumatore” evidenza il promotore. In ogni caso, “non siamo per lo sterminio del cinghiale - ci tiene a precisare - ma è giusto che ci sia un controllo. Spero che con questa iniziativa, i cacciatori abbiano uno stimolo in più”.

Foto Diego Bernardis

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) +39 328 663 0311.

Articoli correlati
...
Occhiello

Notizia 1 sezione

...
Occhiello

Notizia 2 sezione

...
Occhiello

Notizia 3 sezione