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Nasce “il Goriziano”, una nuova voce per il Territorio con un occhio oltre confine
Oggi nasce "il Goriziano", una nuova voce per il territorio. Un giornale giovane realizzato da giovani giornalisti, che amano questa terra e la vogliono raccontare come merita. Uno strumento per connettere le due sponde del confine troppo a lungo distanti.
Finalmente, ci siamo. Questi appena passati sono stati mesi intensi, trascorsi tra l’emergenza covid e una strana voglia di andare controcorrente, proprio nel bel mezzo di un periodo storico che non prospetta giorni facili per i prossimi anni. È stato però proprio in seno a questa tempesta, quando lo spettro del lockdown si è fatto carne ed ossa, che tutto ha iniziato a prendere una forma diversa. Quella che prima era solo un’idea stravagante ha assunto i connotati di un obiettivo deciso, rispondente all’esigenza di un’informazione locale chiara su cosa sta accadendo.
Questo giornale è nato proprio in quei mesi. Una situazione che è stata inizialmente presa sul ridere in un centro come Gorizia, che già normalmente non brillava per frenesia quotidiana né tantomeno movida notturna, ma che ben presto ha lasciato anche qui segni indelebili. Forse siamo già cambiati, la realtà attorno a noi lo è di fatto, mentre le nostre abitudini viaggiano su binari con traiettorie deviate da quelle a cui eravamo abituati. Chi ha raccontato tutto questo? Chi lo sta facendo? Chi guarda al territorio come un insieme vivo, che ha bisogno di domande e risposte, e non solo come un insieme sparso di centri e periferie?
Il Goriziano parte da qui. Dietro a questo insieme di immagini, colori e parole ci siamo io, Ivan e Fabio, conviti a fare una cosa bella a dirsi, “difficile” a farsi: scommettere su questa terra. Da San Floriano a Grado, passando per Cormons e Monfalcone, l’area che segue il corso del fiume Isonzo e si perde tra la Bassa friulana e il Collio è una miniera di vite e racconti. Per non parlare della vicina fascia confinaria slovena, troppo a lungo ignorata ma la cui vicinanza è sempre più vitale per questo territorio. Sono tutte perle di incalcolabile valore che vanno fatte uscire dalla loro “conchiglia”, svelate a coloro che non riescono ad intravederle tra le pieghe dell’attualità frenetica.
Aldilà dei buoni propositi, un giornale deve anche riportare la cronaca quotidiana, ciò che succede oggi va raccontato oggi stesso. È la regola del mondo moderno, che non aspetta nessuno, nemmeno il lettore a volte. Tutto ciò rappresenta però solo una parte di cosa farà questo spazio d’informazione. Prima di tutto ciò, va fissato un obiettivo; non basta, infatti, mettersi davanti a un foglio e iniziare a scrivere belle parole. Un territorio va prima conosciuto e amato, per poi essere raccontato. Bisogna capire anche il perché si vuole raccontarlo. Il Goriziano è un osservatore giovane, ma non per questo inesperto. Se i suoi, nostri occhi sapranno cogliere l’essenza dell’oggi, sarete voi lettori a stabilirlo. Gli unici per cui queste pagine saranno scritte.
Perché “il Goriziano”?
Questo giornale non sarà riservato alla cronaca di Gorizia e dei centri limitrofi. Cercando un nome che potesse riassumere il nostro intento, ci siamo imbattuti nell’antico toponimo tedesco con cui era indicata quest’area, ossia “Goriziano”. Lo stesso nome che troviamo oltre confine, con la Goriška statistična regija, la regione statica che raggruppa Nova Gorica e l’immediata fascia slovena.
Come confermatoci dal sindaco di Šempeter-Vrtojba, Milan Turk, in un’intervista che potrete leggere ben presto su queste pagine, questo termine è quello più consono per indicare anche la parte orientale della fu cortina di ferro. “Isontino”, per quanto gran parte di queste terre siano legate al fiume Isonzo, sarebbe stato troppo riduttivo. Anche in un momento delicato come questo, quindi, con l’emergenza sanitaria che fa ricadere tra Collio e Carso i confini post-seconda guerra mondiale che pensavamo ormai diventati opachi, il nostro obiettivo è mettere in contatto queste due realtà. Perché non può più esistere una Gorizia senza una Nova Gorica, figlie di una storia di troppe divisioni.