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Napoleone alle porte di Gorizia, la Nizza d'Austria nello scontro al cuore dell'Europa
L'arrivo delle truppe francesi fu un evento che segnò Gorizia. Il racconto di quei momenti letto nelle cronache delle Orsoline.
Le dominazioni napoleoniche a Gorizia sono raccontate in modo molto vivo e vivace nelle cronache delle Orsoline di Gorizia.
Un Giubileo di preghiera
“La guerra contro i Francesi nel anno 1795 ostinata già d’alcuni anni, e al sommo formidabile, L’Imperatore Regnante Francesco II Ottenne dal Sommo Pontefice Pio VI un Giubileo universale à tutti i suoi Stati per implorare la Domina Misericordia. Perciò qui in Gorizia si fece à quello l’Introduzione li 8 Marzo giorno di Domenica con una Solenne Processione alle 4 Chiese destinate ai visitarsi 15 volte da ciascheduno in particolare. Queste furono la Catedrale, alli Francescani, à S. Ignazio, e nella nostra Chiesa à di cui oggietto nelle 6 settimane che durò il giubileo si dovete tener sempre aperta dalla mattina, sino ad un ora di notte, ed erra di molta edificazione il grande concorso di tutto il giorno. Si conchiuse il Giubileo li 19 Aprile con altra Solennissima Processione la sera in giorno di Domenica”.
I francesi sono alle porte
“Continuando la fiera Guerra de Francesi colla Casa d’Austria, nel mese di maggio dello stesso 1796 s’avanzarono i nemici nella Lombardia e si cominciò à temere si avicinassero à noi per la parte del Travisano, e perche si diceva che fossero già a Vicenza, e non molto da noi discosti, Li Goriziani cominciarono a mettersi in non poco scompiglio, à segno che molti impaghetarono la loro Roba, mandando chi quà chi la le Robe Loro, specialmente nelle parti montuose, à Tolmino, nel Coglio etc. andando ancor le Mogli colle Creature in dette parti dovendo restare in Città gli uomini. La costernazione erra universale, onde a ragione entrò anche in Monistero, e si stava in pensiero ove si avesse d’andare, ed à che partito pigliarsi chi diceva una cosa, chi l’altra diversi erro i pareri e consigli; E questo cagionava un certo silenzio, è taciturnità, che nella mestizia comune del Sembiante indicava la tristezza del cuore”.
Il cardinale Hrzansi si rifugia a Gorizia
Si dicevano molte cose sui francesi che oltraggiassero i religiosi e maggiormente le religiose, la superiora ritenne più sicuro rimandare le novizie a casa. Negli stessi giorni numerosi personaggi notabili si trasferirono a Gorizia per cercare riparo dalle truppe francesi “tra gli altri venne dopo la mitta di maggio il Cardinale d’Herzon che era in Roma come Protettore della casa d’Austria, Alogiava in Senaus (Schönhaus) in casa del Conte Lantieri, Questo si fermò più mesi in Gorizia, Celebrò li 9 Giugno nella nostra Chiesa, era giorno feriale ma di Comunione esso volse Comunicarci tutte ancor le converse [...] e poi viense per la porta della Chiesa in Camera della Superiora à prender la Ciocolata in compagnia di due Canonici e 4 Sacerdoti che lo avevano assistito all’Altare [...]”.
Il Cardinale Herzan presiedette anche una processione al Monte Santo “per implorare l’assistenza della Santissima Vergine contro i nemici, essendo che la guerra era assai in vigore: accompagnò anche con grande esemplarità e Pietà un’altra Processione che fù fatta per la Città colle Sacre Reliquie del Santuario, che essendo, benche in giorno di lavoro, grandissimo in modo singolare fù il concorso, ancora di tutti i villagi circonvicini, si dovette fare un gran giro, il che fu al nomato Cardinale di gran pena, è tormento per incomodi che soffre alle gambe”.
Numerosi religiosi giungono a Gorizia
“Li 4 luglio arivarono à Clanfurt un numero di 36 Religiose Salesiane con il loro Confessore, e li fù asegnata un Casa fuori della Città, abitazione buona, è comoda, nella Furlania viensero 14 Religiose come Pizochere, vestite di bianco, con il loro Confessore, è tre altri Religiosi del suo Ordine, le poverine erano oltre modo meste, è piangenti, non sapendo ove rifugiarsi, Il Conte Fragipani mosso a compassione li acceto nel suo vilagio detto Propetto, li asegno un’abitazione passabilemente comoda, ed ivi lavoravano calze, ed altro, che sono assai brave, con ciò s’aquistavano il loro mantenimento, e sono di somma edificazione a quella gente”. A Cormons giunsero quattro sacerdoti, tre domenicani ad Aiello, quattro sacerdoti a Tapogliano, a Gorizia si stabilirono altri quattro sacerdoti che furono parroci nelle terre di origine e un vicario generale, oltre a sette carmelitani scalzi.
Un vescovo francese trova rifugio a Gorizia
A Gorizia la paura era molta, nel mese di giugno i francesi avevano raggiunto Verona. Numerosi sacerdoti e religiosi si rifugiarono in città e nei paesi vicini, anche un vescovo francese (nelle cronache si scrive che proveniva da “Papergiano”) trovò riparo in città e venne alloggiata nella casa del Preposito il barone Codelli “viene invitato da Continuo à Pranzo in diverse case di Cavalieri, per essere un Soggietto distinto per nascita, e per il grande suo talento, e Somma virtù”. Venne ridotto in povertà dai napoleonici “è percio vestise trevialmente, Le Domeniche viene nella nostra Chiesa a Celebrare, assistito da nostro Capelano è d’un Sacerdote Emigrato, ed ogni volta la Superiora li fà fare Colazione. Il poverino ridoto in tal Stato cagiona veramente compassione, la sua età è d’anni 45, solo anni 10 che è fatto vescovo”.
Roma è conquistata
“Nel Agosto [1796] continua la Guerra specialmente per impadronirsi di Mantova la qualle assalivano quella per ogni parte [...]” nei mesi di settembre e ottobre giunsero a Gorizia numerosi generali con quindicimila soldati inviati a difendere Mantova ma vennero sconfitti “Più che mai infervorati detti Francesi d’inoltrarsi sempre più in altri Paesi e Province; determinarono con sommo coraggio, è arroganza di portarsi nella Romagna, è arivar a Roma per incrudelir contro il Santo Pontefice e farsi padroni di quei Santuari e Preciosità di cose che ivi ritrovansi; Già da alcun Mesi impadronito s’avevano d’alcune Città, che erano nei Stati Papalini, Bologna, Ferrara etc. Finalmente dopo aquistata Mantova si inoltrarono in diversi luoghi attinenti à Roma, andarono à Ancona ove un’Immagine della Santa Vergine aveva fatti inauditi Miracoli [...]. Si inoltrarono per sino à Loreto i perfidi Francesi facendo non piccolo Spoglio nella Santa Casa. Il Santo Pontefice scorgiendo che inoltravassi assai, risolse venire a patti di Pace con quelle condizioni che essi richiesero, che furono indiscreti, e di dano allo Stato Ponteficio. Dopo tutto ciò determinarono prendere la Strada per andar a Vienna e venir nelle nostre parti, il che mise in scompiglio tutta Gorizia e tutti i Stati Austriaci, molti scamparono di qui Cavalieri, è Dame, il Vescovo, il Capitano, diversi s’aviarono verso l’Ungheria persuasi di stare più sicuri”.
I napoleonici entrano a Gorizia, era il 19 marzo 1797
“La confusione era universale”, sabato 18 marzo 1797 giunse a Gorizia l’Arciduca Carlo, fratello dell’Imperatore Francesco, “prese alloggio in Casa del Signor Carlo Cattinelli, ivi prese un poco Sostentamento assieme con un Generale, che seco conduceva, la Mattina, giorno di San Giuseppe, ascoltò Messa nella nostra Chiesa che fu detta sopra uno degli Altari piccoli, nel tempo della nostra seconda Messa è preso un poco di Cibo, andò à Gradisca per dar i suoi Ordini, è ritorno à Gorizia per pochi instanti, è con la cometiva che l’accompagnava Soldati e ando tosto verso il Cragno. [...] Il dopo pranzo Giorno di San Giuseppe arrivarono à Gorizia tre Commissari francesi che misero in scatura tutta Gorizia, è presero alogio in casa Basso intimando quanto si aveva à pagare d’Imposizione per Ordine del Generalissimo Bonaparte. Il giorno seguente cioè Lunedì la mattina viensero una grande Trupa di Francesi consistenti in più di 20000 d’Infanteria, è Cavalleria girando con suono di Tamburo, mà così lugubre, che recava terrore, è malinconia, è lo stesso erra della Musica Turca, che seco avevano in tutte le Strade giravano con sommo tribudio con Cavali veloci assai, Il Loro vestito erra miserabilissimo, non avevano veruna vera uniforme, errano d’ogni colore vestiti, è come pecenti tutta Gorizia erra in Confusione; la Domenica Sera tutti i Fornai della Città con ordine rigoroso dovetero fare molto Pane, è furono preparate diverse Botti di vino, con buon numero di Bovi nelle Becarie per darvi di Mangiare, e Bevere alla Soldatesca Francese che nel nomato Lunedi come dissi comparvero”.
I soldati con i cavalli vennero rifocillati nelle varie osterie cittadine e i cavalieri con gli ufficiali maggiori furono alloggiati nelle case della nobiltà e dell’alta borghesia cittadina
I francesi bussano al monastero delle Orsoline
“[...] Erano per batter le Ore 8. viensero due Religiose in grande fretta spaventate oltre modo, a chiamar la Superiora, che errano alla Porta della Chiusura un gran numero di Francesi; Atterrite tutte è tremibonde andarono alla Portineria ove trovarono una Confusione di molti soldati Francesi armati assai, che volevano venir entro à viva forza battendo sopra il Portone, con braure, è minazie, Può imaginarsi ogni uno in qual spaventoso terrore errano tutte le persone qui entro. Gridavano i Spietati vogliamo aver la Superioira in lingua Francese, si presento ad essi, li disero, che assolutamente doveva aprirli che volevano venir dentro, che erano stati mandati per ricoverarsi. E questo fù un sbaglio dei nostri, che disponevano dei Quartieri, e siccome il Monistero delle Ex Clarisse era vuoto, così à quello erano stati mandati, ed essi erano per non saper d’altro venuti da noi, con dire che quivi entrano mandati è che questo era convento delle Clarisse, e non era modo di sbrigarsi. Per nostra fortuna era alla Porta, con le Serve Portinare un nostro Capelano, è un Signore assai conoscente del Monistero, ambi si spaventarono in veder tanta moltitudine di Francesi venuti per oltre modo molestarci, sachegiarci etc., è noi tutte tremebonde; mosso egli da somma compassione, ando ad avisar nel buio della notte uno dei suoi ufficiali acciò fossero mandati ove li era stato destinato in quanto fra tempo con grandi vociferazioni di voci dissero che volevano aver camere con Camini per scaldarsi, è più si diceva che non s’aveva altro camino di fuori che quello alla porta, non volevano aquietarsi, finalmente si fece un buon fuoco dando fuori legna, se li porto una buona quantità di pane e vino, ma siccome errano 106 che empivano i parlatori di Sopra e d’abbasso cosi replicate volte se li diede del vino che furono Ore 10. E più d’un forno di Pane. Le serve Portinare oltre il Spavento erano tutte affacendate per servirli, è aquietarli, essendoche diversi errano fieri come bestie, se li diede per farli Lume nei Parlatori diversi Candelle con Candelieri, è qualche uno portarono via [...]”.
Con estrema difficoltà le truppe francesi lasciarono il convento delle Orsoline dopo le undici della sera, per recarsi nel quartiere a loro destinato “in quella stessa notte fecero assai danni in diverse Case qui in Città; E nei villagi molto più; tutto il giorno seguente stavano tutti ritirati nelle proprie case, i Portoni chiusi a maggior segno, è i Scuri delle Finestre; Le Botteghe, Caffetterie etc. tutto chiuso”, anche le scuole cittadine rimasero chiuse e i sacerdoti dicevano messa “furtivamente” a porte chiuse.
La città viene saccheggiata
“[...] Niuno fidavasi andar per le Strade, le qualli occupate errano dei molti Soldati Francesi, che assalivano le Persone, rubando ove potevano nelle Botteghe, è alla povera gente, specialmente nelle vile giorno, e note errano in motto per spogliar le case dei Vilani, e dei Signori che soggiornavano in villa, à tutti questi tali fecero dani immensi, rubando Biancheria, tutta la roba Porzina, Legumi, il Polame tutto, Legna, Bestiami d’ogni qualità, Cavali, manzi Vitelli, Animali Porzini, ed altri capi di robe, vino, Formento, conducendo via quello potevano, oltre quello bevevano, è mangiavano nei stessi luoghi di sue furbarie, che non erano mai pasciuti, fecero ad ogni cetto di Persone dani tali, che non si possano numerare, chi aveva Denaro poco, o molto darglielo doveva minacciandoli toglierli la vita, assalivano tutte le condizioni di Persone, specialmente fuori di Città, Pievani, Capelani, Cavalieri, Signori, di maniera che facevano somma compassione, sapendo che errano benestanti; è in poche ore ridoti di quei malendrini à una grande mendicità”.
Chi lasciava la città aveva la certezza che la propria abitazione sarebbe stata preda delle truppe “in somma tutto era spavento, e terrore, notte, e giorno. Il seguente giorno, cioè il Martedì, seguivano a fare li stessi Sachegiamenti, è infinite ruberie, continuarono tutti i giorni, è notti che in queste parti dimorarono, nei vilagi specialmente, replicate volte ritornarono , rubando se rimasto vi era ancora qualche Bestiami, vestiti Etc. toglievano i Manzi, è i Cavali che tiravano i Cari, è s’apropriarono gli stessi Cari conducendoli seco. Noi in tal giorno lasciate fusimo in pace”.
Nella foto: Napoleone nella Battaglia di Wahgram nel dipinto di Horace Vernet.
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