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La musica di Komel più forte dell'odio, fu maestro della Gorizia del Novecento
Figlio della Gorizia mitteleuropea, Komel fu vittima dell'odio fascista ma il suo genio musicale rimane ancora oggi intatto.
Emil Komel nasce a Gorizia, ultimo di nove figli, il 14 febbraio 1875 da Mihael, maestro, musicista e compositore, e Albina von Schwitzhofen, una nobile proprietaria terriera. Il padre Mihael insegnava a Gorizia, ma soprattutto accompagnava con l’organo le funzioni nelle chiese di Sant’Antonio e Sant’Ignazio. Ben presto avvicinò all’armonio e poi all’organo il figlio Emil, che da subito mostrò grande talento per la musica. Ad appena otto anni sostituiva il padre durante le messe. Il legame con l’organo durò tutta la vita, come anche quello con la chiesa di Sant’Ignazio, quasi una seconda casa: organista ufficiale per oltre sessant’anni e direttore dei cori, sloveno ed italiano fino al 1951, negli ultimi anni solo di quello sloveno.
Emil Komel trascorse l’infanzia al castello di Podbrje, frequentò i primi due anni di scuola elementare a Šembid, per proseguire gli studi a Gorizia, dove si iscrisse al ginnasio ed alla Scuola Reale (1885-93). Dopo la maturità, per volere del padre, si immatricola a Vienna alla Scuola agraria di Klosterneuburg. Il genitore era ben conscio della caducità del mestiere di musicista e volle garantire al figlio un’esistenza economicamente stabile dandogli l’istruzione necessaria per curare i possedimenti della madre. Ma la musica ebbe la meglio: Emil Komel si iscrisse al conservatorio di Vienna, lasciò gli studi di agronomia per dedicarsi totalmente a quelli musicali, soprattutto alla composizione.
Nel 1895 conseguì il diploma e tornò per un breve periodo a Gorizia. Una borsa di studio data dalla giunta provinciale gli consentì di continuare gli studi, non a Praga o a Lipsia come avrebbe voluto, ma a Roma (1896), dove fu compagno di studi di Lorenzo Perosi e amico di Pietro Mascagni. Nel 1901 si diplomò in canto corale gregoriano all’Accademia di Santa Cecilia con il maestro De Santi. Nel 1902 superò l’esame di Stato a Vienna e tornò definitivamente a Gorizia. Da allora in poi e per sei decenni, si dedicò a tutto quello che era musica nella sua città. Fu insegnante di pianoforte, canto, armonia, organo, maestro di coro, compositore, organista, collaudatore d’organo, pianista, direttore d’orchestra, pedagogo, organizzatore e pubblicista.
Come scrive Erika Jazbar, nel volume “Emil Komel Compositore Goriziano e direttore del Coro di S. Rocco”, edito dal Centro per le Tradizioni di Borgo San Rocco nell’agosto del 2010 apprezzato direttore di coro, organista famoso per i suoi concerti improvvisati post missam, compositore impegnato, musicista senza se e senza ma, come è oggi d’uso dire, ha vissuto per la musica e ha scelto di fare della musica vocazione e mestiere, dedicandole il suo tempo libero, ogni attimo, in una parola tutta la vita. È stato per ben sei decenni uno dei protagonisti della Gorizia musicale. Carattere gentile e tranquillo, personalità marcata, lontano dagli intrighi politici e politico-musicali, fare bonario, parola rassicurante e non affettata, humor intelligente.
La sua personalità di artista si manifestava già nell’aspetto, il volto dai lineamenti statuari, una figura che rimaneva scolpita nella memoria. Così lo ricordano i contemporanei. Emil Komel è stato anche un personaggio tipicamente goriziano. Rappresentante di quella gorizianità di cui oggi si ha spesso nostalgia, legata alla Mitteleuropa ed alla via che questa ha saputo inventare per rapportarsi ad un mondo fatto di diversità e complementarietà. Un Centroeuropa che anche nel suo periodo di maggiore decadenza è riuscito a produrre genialità che ammiriamo, leggiamo o ascoltiamo ancora oggi. A Gorizia Komel vi ha vissuto, toccando in prima persona le diverse pagine del suo difficile Novecento.
Decenni intrisi di storia e storie anche musicali che hanno visto periodi diversamente fortunati, sempre condivisi con la sua città, che lasciò solo per gli studi a Vienna e da soldato durante la Grande guerra. Il nome del maestro Komel è legato a diverse realtà del Goriziano, il Goriziano inteso nei suoi confini storici e non politici, ben più ampi di quelli disegnati dalla “linea bianca” del secondo dopoguerra. Il nome di Komel insegnante è legato all’istituto di musica del Pevsko in glasbeno društvo - Società di canto e musica (1901-1954), che nasce a Gorizia nel 1901 in seno alla cerchia liberale della comunità slovena, rappresentata da Henrik Tuma.Nel 1904, la scuola si trasferisce al Trgovski dom, l’imponente edificio di Max Fabiani in Corso Verdi, la direzione viene assunta dal maestro ceco Josip Michl, allievo di Dvorak. Nel 1910 gli allievi sono 120, apprezzati sono i saggi pubblici di fine anno e l’intensa attività concertistica. Emil Komel è insegnante di pianoforte ed armonia e direttore dei cori maschile e femminile. Nel 1914 il coro della Società raggiunge un tale livello artistico da essere secondo solo a quello della Glasbena matica di Lubiana. L’attività del sodalizio, ricca ed articolata, viene interrotta dalla Grande guerra. L’insegnamento lega il nome del maestro anche ad altre realtà goriziane, dai conventi delle Madri Orsoline e delle Notredame (per le allieve scriveva anche brani musicali), al Seminario Minore ed al Seminario Centrale, dall’Alojzijevišče (Collegio Aloisiano) di via Don Bosco al Ginnasio sloveno, aperto dagli anticomunisti sloveni sotto l’amministrazione tedesca (1944/45).
A settimane alterne, il sabato e la domenica si recava fino ad Idrija, dove lo attendeva un gruppo di giovani per le lezioni di pianoforte, organo e canto. Emil Komel, che nel 1910 si era sposato con Helena Cej dalla quale avrà due figlie Pavlina ed Hela, entrambe deportate durante la seconda guerra mondiale, indossò nel 1914 l’uniforme dell’esercito austriaco e trascorse alcuni mesi in Bosnia, Serbia e Tirolo. Ottenne il grado di ufficiale senza prendere parte attiva ai combattimenti. Finita la guerra tornò in una Gorizia distrutta e all’età di 45 anni assunse la direzione della scuola del Pevsko in glasbeno društvo continuando ad insegnare pianoforte, teoria ed armonia e dirigendo il coro.
Fu però impossibile tornare ai livelli di un tempo. Nel 1922 la scuola fece ritorno al Trgovski dom, ma non vi fu pace; cominciarono le violenze ed i vandalismi del regime fascista, che nel 1927 soppresse tutte le istituzioni culturali slovene, mentre il Trgovski dom venne devastato da 200 squadristi il 4 novembre del 1926. Tra le fiamme bruciarono l’archivio della scuola e diverse composizioni di Komel. In seguito l’edificio venne alienato e trasformato in Casa del fascio. Emil Komel allora si chiuse nella sua casa di riva Piazzutta n. 5 dedicandosi alla composizione ed alle lezioni private, che per lungo tempo rappresentarono l’unica sua fonte di sostentamento.
Erika Jazbar sottolinea che nel secondo dopoguerra Gorizia è una città spenta, musicalmente svuotata di idee e persone. Ad un gruppo di musicisti goriziani attivi già negli anni Venti e tra i quali vi è anche Emil Komel si deve nel 1946 la rinascita dell’attività del Pevsko in glasbeno društvo in un edificio in piazza De Amicis; tra i 134 allievi c’è anche Anton Nanut, futuro direttore d’orchestra. Ma dopo pochi anni, nel 1954, la scuola chiude. Nel mentre, Emil Komel ottiene ormai settantenne il primo impiego pubblico come insegnante di canto alle Magistrali slovene, dove insegna fino al 1951. Gli ultimi anni della sua vita sono legati a riva Piazzutta.
Quasi di fronte a casa sua, al n. 18, comincia a crescere un nuovo centro musicale legato alla realtà cattolica slovena, a cui da slancio l’opera del sacerdote Mirko Filej. Nel 1953 nasce la scuola per organisti a cui aderisce anche l’ormai anziano maestro. Da questo nucleo si svilupperà il centro musicale che dal 1988 porta il nome del musicista goriziano e che ha oggi la propria sede in viale XX settembre nel complesso del Kulturni center Lojze Bratuž. Il direttore della Scuola di musica “Emil Komel”, Silvan Kerševan, nonché suo allievo, lo ricorda così (…) i miei ricordi di Komel, insegnante di armonia, risalgono agli anni 1954 -1955, quando da ragazzino seguivo un corso nell’ambito della Orglarska šola (Scuola per organisti) fondata da Mirko Filej nel 1953 nei locali dello stabile di Riva Piazzutta, al civico 18.
In una stanza al primo piano, adibita ad aula scolastica con banchi, lavagna e pianoforte, una decina di allievi seguivano ogni martedì pomeriggio lezioni di teoria e solfeggio, armonia e nozioni di canto liturgico. La lezione di Emil Komel seguiva quella di Mirko Filej. Dopo un'ora molto vivace e coinvolgente di solfeggio sotto l'occhio attento e l'orecchio molto sensibile di Mirko Filej, nella stanza entrava con passo lento e signorile l'anziano Emil Komel. Il suo posto era accanto al pianoforte, dove egli sedeva in modo che con le mani potesse suonare e con lo sguardo seguire la classe. Raramente si alzava per scrivere sulla lavagna gli accordi, i rivolti, le cadenze. Il silenzio, che regnava in classe nei primi minuti di lezione, piano piano si trasformava in una lunga attesa della lezione successiva.
Le ragazze trovavano modo di far passare il tempo chiacchierando tra di loro, qualcuno cercava di cogliere gli insegnamenti scrivendo gli appunti sul quaderno, qualcuno si appisolava. Dalle labbra di Komel usciva una voce profonda, anche se stanca e roca, e le parole erano male articolate, spesso incomprensibili. E gli alunni, si sa, non hanno pietà. Anch'io devo ammettere di non avere acquisito molto da quelle lezioni. Ricordo però che il mio sguardo attento di frequente incrociava il suo: aveva due occhi grandi, spesso lucidi, tristi, distaccati dal mondo che lo circondava. Per me erano i momenti in cui intuivo quella dimensione spirituale della musica a cui tanto aspiravo. Komel era ormai sulla soglia degli 80 anni.
Alla fine delle lezioni si faceva accompagnare da Filej giù per le scale fino alla sua casa, distante solo alcuni passi dalla sede della scuola (...). Per Kerševan: Emil Komel è stata una figura controversa per il suo distacco dagli schieramenti politici; certo non rispecchiava un modello da seguire in un ambiente che sosteneva ancora fortemente la differenziazione ideologica in seno alla comunità slovena rimasta in Italia dopo il secondo conflitto mondiale. Il nome di Komel è legato strettamente alla Gorizia corale, dirigerà a Vrtojba, a Piedimonte, Piazzutta, San Rocco, il coro dei Cappuccini e del Sacro Cuore. Nel 1930 il Principe Arcivescovo mons. Francesco Borgia Sedej lo nomina collaudatore di organi del Goriziano e in meno di quindici anni collauderà gli organi di 31 chiese, da Prvačina a Bilje e Dornberk, Duino, Deskle, Salcano, Avče, Aidussina, Drežnica, Tolmino.
Anche la sua opera compositiva è notevole, si contano oltre 244 opere (oltre centosessanta dedicate a formazioni corali) tra le quali cito, il primo manuale di armonia nel 1934, la raccolta “50 preludi” del 1937 e nel 1940 viene eseguita e pubblicata l’unica opera sinfonica la suite “Visita a Vodopivec”. Emil Komel muore a Gorizia dopo una breve malattia il 14 agosto 1960 all’età di 86 anni. Ai funerali nella chiesa di Sant’Ignazio partecipa una folla di amici, conoscenti ed estimatori. Un complesso corale, formato da elementi di diverse parrocchie urbane, accompagna le esequie.
Riposa al cimitero centrale di Gorizia. Zorko Harej (1921-2010), compositore e musicista triestino di radici goriziane, così ricorda il maestro Emil Komel ancora oggi lo vedo: passo tranquillo, testa rivolta in avanti, capelli lunghi e folti, d’inverno avvolto nel cappotto (...) È stato un buon maestro, un maestro amorevole. Si percepiva che la musica era il suo elemento vitale. Era modesto, schivo e non si metteva mai in mostra. Probabilmente accadeva pure di rado che fosse soddisfatto del proprio lavoro. Questa è la ragione per cui una gran parte delle sue composizioni non è stata pubblicata. (...)
In particolare io ammiravo la sua padronanza dell’armonia, la sua conoscenza di innumerevoli accordi e di un numero infinito di combinazioni di accordi: questo era il campo dove lui si sentiva come a casa sua, nel suo elemento, e ne traeva un visibile godimento. Era alquanto lontano dai moduli compositivi contemporanei, così vicino alla sensibilità e al gusto popolari. Si ha come l’impressione che volesse tenere a freno i propri impulsi creativi per essere vicino ai direttori di coro ed ai coristi e svolgere così più efficacemente la propria missione artistica, quella a favore della sua comunità e, per quanto riguarda l’attività in chiesa, anche religiosa.
Nella foto: il ritratto di Emil Komel e il Centro sloveno di educazione musicaledi Gorizia a lui intitolato.
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