il bilancio
La mostra su Crali e Futurismo chiude con 16.550 visitatori, 1 su 4 è di Gorizia
Positivo il riscontro di pubblico dopo 16 weekend di aperture, un quarto dei visitatori era goriziano. Venduti quasi 700 cataloghi, ora al lavoro per la mostra sul Tesoro del Duomo.
Era la prima prova "museale" per il Comune in avvicinamento alla Capitale europea della cultura 2025, e oggi l'assessore alla cultura Fabrizio Oreti si dice ben contento del risultato. La mostra “Tullio Crali. Una vita per il Futurismo”, ospitata dal Museo di Santa Chiara di Gorizia per oltre quattro mesi, ha raccolto complessivamente 16.550 visitatori nei 16 fine settimana e nelle aperture straordinarie. Inaugurata il 12 aprile, l’esposizione ha offerto al pubblico un’immersione completa nell’universo creativo dell’artista goriziano, figura centrale del movimento nato all'inizio del Novecento e che ebbe proprio in Crali un grande nome.
Con oltre 200 opere, tra dipinti, sculture, disegni, progetti di architettura, scenografie, cartelloni pubblicitari e creazioni sperimentali come le “sassintesi”, la mostra ha celebrato le radici profondamente locali dell’artista, evidenziando anche il suo contributo al Futurismo Giuliano (con alcune opere presenti). L'artista, infatti, ha trascorso dal 1922 al '46 in riva all'Isonzo, prima di trasferirsi in Piemonte e quindi a Parigi. Guardando al risultato, Oreti ha evidenziato due cose questa mattina presentando i numeri: «Siamo tornati a livelli pre-Covid, quindi la gente ha superato quel periodo. E vuol dire che questa mostra ha fatto centro».
Da parte sua, il curatore Marino De Grassi ha rilevato la forte affluenza di pubblico anche da fuori regione e dall’estero. Oltre 4mila visitatori sono stati goriziani, mentre altre significative presenze sono state registrate da Trieste, Udine e Milano (quest'ultima con 300 persone). Gli ospiti stranieri, inoltre, sono arrivati da Slovenia (oltre mille), Austria (500), Regno Unito (52), Stati Uniti (35) e Germania (80), solo per citare alcuni dei Paesi di provenienza. In particolare, nella quattro giorni di Gusti di frontiera, è stato rilevante l'impennata di ingressi, tanto da registrarne quasi mille al giorno. Il tempo di permanenza nelle sale, invece, ammonta a 47 minuti.
Un altro elemento fondamentale per il successo della mostra, per l'ideatore, è stato il coinvolgimento attivo del pubblico. Ogni domenica, De Grassi ha accompagnato personalmente i visitatori in visite guidate, approfondendo l’opera e la vita di Crali. Tra metà luglio e metà agosto, è arrivata la proposta di spostare alcune iniziative alle ore serali. Inoltre, ci sono stati anche i lavori all'interno della struttura ad aver arricchito la mostra, permettendo di avere adesso 82 metri lineari di pareti espositive: ciò ha permesso di raddoppiare la capacità del museo con un investimento di circa 20mila euro. Complessivamente, il Comune ha speso per questo evento 200mila euro.
Nel corso di questi mesi, inoltre, sono stati organizzati numerosi eventi paralleli, volti a promuovere ulteriormente l’iniziativa e a coinvolgere il tessuto culturale locale. Particolarmente rilevante è stata l’attività sui social media, con l’evento di Ferragosto che ha ottenuto il maggior numero di interazioni online. Anche la vendita del catalogo è stata significativa, con 685 copie vendute, di cui 78 nella versione slovena, e numerose richieste per la spedizione del volume. Proprio l'interesse da oltreconfine è stato sottolineato da De Grassi, ricordando che inizialmente questo autore, legato di riflesso anche al fascismo, non fosse stato ben visto da alcuni ambienti culturali sloveni.
Alla fine, però, ha riscontrato una notevole affluenza anche dalla vicina repubblica. «Il risultato finale è andato oltre ogni aspettativa, non solo per l’affluenza e la qualità delle opere esposte, ma anche per l’apprezzamento del pubblico» ha concluso il curatore, ora chiamato a preparare un altro grande evento, questa volta ben più atteso: l'esposizione sul Tesoro del Duomo di Gorizia. Un patrimonio immenso legato alla storia della Chiesa di Aquileia, che dopo decenni di attesa si concretizzerà nel 2025 con una mostra divisa tra Gorizia (proprio nel luogo nato per ospitare quei cimeli), Aquileia e Nova Gorica.
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