«Nessuna moschea a Monfalcone», il Consiglio di Stato dà ragione al Comune

«Nessuna moschea a Monfalcone», il Consiglio di Stato dà ragione al Comune

La sentenza

«Nessuna moschea a Monfalcone», il Consiglio di Stato dà ragione al Comune

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 02 Set 2021
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Si chiude una trafila iniziata nel 2018 con il primo stop del Comune. Il Centro Culturale si era rivolto al Tar che gli aveva dato ragione e ora arriva la sentenza definitiva da Roma. L'avvocato Billiani, «una sentenza granitica».

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“A Monfalcone la moschea non si farà”. Così il sindaco della Città dei Cantieri, Anna Maria Cisint, commenta la sentenza definitiva del Consiglio di Stato che, con l’atto firmato ieri, 1° settembre, ha ribaltato la sentenza del Tar di Trieste che dava ragione al prosieguo dei lavori per la costruzione del Centro Culturale. Una storia che si trascina dal 2018 quando il Comune aveva bloccato i lavori per una serie di inadempienze burocratiche. Il Centro Culturale aveva acquistato un immobile per eseguire dei lavori anche di natura strutturale in zona sismica con cambio di destinazione d’uso. Accertato che l’immobile era inagibile e privo di collaudo statico, ritenendo che non vi fossero i presupposti per la realizzazione delle opere richieste, il comune aveva bloccato i lavori.

Dopo questa decisione il Centro Culturale aveva impugnato il provvedimento del comune e il Tar del Friuli Venezia Giulia gli aveva dato ragione. Così il Comune si era deciso di fare appello al Consiglio di Stato che, ritenendo sbagliata la sentenza del Tar, ieri ha dato la propria opinione. Non senza aver fatto ottenere al Comune di Monfalcone una prima sospensiva che impediva la prosecuzione dei lavori. “Ieri abbiamo vinto su tutti i fronti”, ha precisato Cisint mentre il Tar ha respinto il ricorso e ha attribuito al Centro Culturale tutte le spese legali.

“La Moschea non si fa”, ribadisce il Sindaco, nell’evidenziare che “il sotterfugio adottato dal centro culturale era evidente. Non è accettabile che ad alcuni vengano concessi escamotage per non rispettare le regole amministrative e burocratiche a cui i cittadini e le imprese, invece, devono attenersi”.

“Questa sentenza, pertanto, ridona dignità all’operato del Comune di Monfalcone e a chi correttamente rispetta le regole che devono essere valevoli per tutti”, ha rimarcato il Sindaco, ricordato anche il coraggio di proseguire sulla strada su cui la maggioranza tutta compatta aveva creduto.

“Il Consiglio di Stato ha accertato la legittimità giuridica e tecnica dell’operatività del Comune”, precisa l’avvocato Teresa Billiani, difensore del Comune di Monfalcone. “Una sentenza granitica – prosegue Billiani – che ha tenuto conto di una documentazione palese che fa vedere come l’immobile fosse primo di agibilità e di collaudo statico oltre che oggetto di cambio di destinazione d’uso. Non era stata prodotta la documentazione richiesta dall’amministrazione comunale. Sentenza granitica perché il Consiglio di Stato richiama un principio di prudenza in materia di edilizia osservando come viga il principio in quanto anche tutte le opere, anche quelle di modesta natura, non possono essere eseguite su immobili che non abbiano ricevuto l’agibilità o il collaudo statico”, conclude Billiani.

È la stessa Sentenza a sottolineare come “si presenta contrario alle norme in materia di edilizia ed al generale principio di ‘prudenza’ consentire la realizzazione di interventi, anche di modesta natura, su una struttura che non ha ancora completato il percorso di abilitazione giuridica con riferimento alle opere che la compongono”.

Dal canto loro i promotori del Centro Culturale hanno fatto sapere di non rilasciare dichiarazioni ma che si faranno sentire tramite i propri legali. 

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