Malore fatale per François Robert Bacqué, vescovo titolare di Gradisca

Malore fatale per François Robert Bacqué, vescovo titolare di Gradisca

il ricordo

Malore fatale per François Robert Bacqué, vescovo titolare di Gradisca

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 10 Nov 2023
Copertina per Malore fatale per François Robert Bacqué, vescovo titolare di Gradisca

Scomparso ieri a 87 anni, si è sentito male mentre rientrava a casa ma è rimasto a terra per ore. Dal 1988 deteneva il titolo onorifico.

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C'è un filo rosso che collega Bordeaux con Gradisca, che si è tristemente spezzato. La città francese ha infatti dato i natali al nunzio apostolico François Robert Bacqué, scomparso ieri per un infarto. Dal 1988 era vescovo titolare di Gradisca, titolo onorifico retaggio dell'antica storia della locale diocesi. Lo stesso aveva visitato più volte l'ex Fortezza, scoprendone i segreti e la storia insieme al clero goriziano. Il suo cuore si è fermato davvero, intorno alle 11 a Roma, ma il corpo è stato portato via solo verso il primo pomeriggio.

“Ho visto avvicinarsi Bordeaux attraverso le putrelle di ferro del ponte ferroviario e il cuore mi si è fermato. Buia e coricata in riva alla Garonna sotto la crosta rossastra dei tetti. Un singhiozzo amaro mi si è incastrato in gola quando ho visto l’allineamento impeccabile delle facciate nere, lo squarcio di place de la Bourse, le trincee scure delle vie che si infilavano nella città. Il fiume sempre fangoso, irrigidito dall’alta marea sotto il cielo grigio, somigliava ad una mostruosa strada di terra”. Così descrive Bordeaux lo scrittore francese Hervé Le Corre.

Il bordolese nasce il 2 settembre 1936, ad appena trent’anni viene ordinato sacerdote. Dopo aver compiuto gli studi a Parigi e in quella della Santa Sede, presta la propria opera in Cina, Olanda, Cile e Portogallo. “Ho avuto contatti con lui nel 1998, quando sono arrivato a Gradisca - ricorda con commozione don Maurizio Qualizza, parroco di Gradisca per ben diciassette anni - L’ho invitato per tre volte, da noi. Era una persona signorile e molto alla mano, ma anche buono, disponibile. È stato molto contento, dell’invito. Gli ho fatto conoscere tutto il Friuli. È rimasto colpito dalla basilica di Aquileia e da quella di Grado”.

Gorizia lo aveva invece colpito per la storia di Napoleone Bonaparte, che nel 1797 aveva fatto il suo ingresso nell’indifferenza totale della popolazione. “Prima del Covid voleva tornare per visitare la cappella Baciocchi di Villa Vicentina, e la Castagnevizza”, racconta con trasporto. Luoghi in cui vissero monarchi francesi e i discendenti di Napoleone, in quanto villa Ciardi a Mortegliano venne eletta come residenza della sorella di Napoleone. Mentre il monastero di Castagnevizza – denominata Kapela – accolse Carlo X, che venne in esilio con altri membri della famiglia. “È scomparso ieri, che era per ironia della sorte il giorno del mio compleanno”, commenta con amarezza.

“Amava la bellezza del Collio e dei suoi prodotti. Era molto legato a noi, veniva sempre a cena con noi e con Bommarco – arcivescovo di Gorizia. Lui era di Bordeaux, ma quando si trovava nei Paesi Bassi mi diceva sempre che la fede sta evaporando. ‘Vedere l’uomo pieno di fede, lì da voi, mi riempie il cuore’, diceva”. Abitava a Roma presso la Domus Internationalis Paulus VI, situata in via della Scrofa. “Era una bella persona. Mi raccontava la sua nunziatura in maniera riservata. Aveva una venerazione per Giovanni Paolo II. Abbiamo parlato del papa e della sua strategia di amministrazione. Delle difficoltà incontrate, ma anche del suo rapporto umano”.

Lo stesso Benedetto XVI aveva riposto la propria fiducia in Bacqué, affidandogli incarichi di rilievo “perché lui era un nunzio, girava il mondo”. Ammirava Joseph Aloisius Ratzinger, in quanto “legato alla tradizione liturgica di cui Benedetto XVI era cultore. Lo ammirava per la sua visione teologica. È stato uno che ha lasciato il segno. E poi, amava anche passeggiare per Gorizia. Diceva ‘Sai, qui la gente ti saluta’. Mentre quando era in Olanda nessuno si voltava. Era solito dire ‘ormai è un mondo desacralizzato’. Qui da noi, ritrovava un angolo di sacralità”. Un uomo di spessore, la cui omelia – del 24 novembre 2013 - può essere ancora ascoltata sul sito della parrocchia di Gradisca.

“Era il suo anniversario di consacrazione episcopale”, ricorda bene Qualizza. “Provo grande dispiacere, nell’apprendere che il suo sogno di tornare a trovarci si sia infranto. Sarebbe voluto tornare anche per visitare Palazzo Coronini. Era rimasto molto colpito dal Friuli e dal carattere dei friulani. Aveva visitato Gemona, il duomo di Venzone e il Museo del terremoto. Ha avuto paura, in questa stanza, dove si vede il crollo e trema il pavimento. Pensava fosse davvero il terremoto. Un’altra volta abbiamo cenato a San Michele del Carso, da Devetak. Portavano una bottiglia di vino a ogni portata".

"Alla fine, si è alzato e ha detto: ‘stasera posso dire che i vini italiani sono all’altezza di quelli francesi’. Abbiamo attraversato tutto il Collio, partendo da Quisca. Ha commentato ‘è un territorio grande quanto la vigna di mio fratello’” - dal quale si recava in estate. “A Gradisca si sentiva a casa”, rimarca, perché ritrovava “una comunità viva”. “La grande amarezza è che sia stato abbandonato per strada. Non meritava, una fine così. Si è sentito male mentre rientrava a casa, vicino a palazzo Madama. Dove aveva abitato anche papa Francesco prima della sua nomina”.

I turisti gli passavano accanto, mentre lui era coperto da un pietoso telo, nella totale indifferenza. Com’era accaduto allo stesso Napoleone entrando a Gorizia. “La vita è questa. Nel nostro tempo il fatto umano ha ormai poco peso. E comunque non tocca nulla, della sua persona, della quale rimarrà un bel ricordo”.

Nella foto: la visita di François Robert Bacqué (al centro) a Gradisca, insieme a monsignor Qualizza e l'allora sindaco Franco Tommasini

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