Addio a Dario Stasi, giornalista che ha raccontato il confine di Gorizia

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il lutto

Addio a Dario Stasi, giornalista che ha raccontato il confine di Gorizia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 08 Dic 2023
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Si è spento questa notte in ospedale, aveva fondato e diretto la rivista Isonzo-Soča nel 1989. Riscoprì e raccontò la Domenica delle scope.

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Gorizia dice addio a uno dei nomi del giornalismo che ha cercato una ricucitura con la vicina Nova Gorica, quando ancora c’era il Muro di Berlino. È morto stanotte in ospedale Dario Stasi, tra i fondatori e direttore della rivista Isonzo-Soča che ha raccontato il territorio transfrontaliero fin dal 1989. Aveva 82 anni, impegnato nel raccontare il Goriziano aldilà dei confini, tra storie di passato comune e tormentato. Due anni fa, in piazza Transalpina, aveva ricordato quell'incredibile Domenica delle scope.

Quella stessa piazza lo aveva visto partecipe a un incontro con colleghi d’oltreconfine del giornale “Oko” (l’Occhio), tra il 1995 e ’96, proprio per conoscere cosa accadeva nelle rispettive città. Era nato il 6 giugno del 1941 a Fiumicello, all’epoca nel comune di Aquileia: suo padre era un postino di Bagnolo del Salento, in provincia di Lecce, mentre la madre era di Pieris. “Sono venuto a Gorizia a 14 anni, quando è morta mia mamma” aveva ricordato lui stesso in un’intervista rilasciata allo storico Alessandro Cattunar, per il progetto Strade della Memoria.

La curiosità per la politica era in lui fin da ragazzo, sviluppatasi però dopo il servizio militare, decidono di aderire al Partito comunista nel 1965: “Quell'anno lì eravamo soprattutto due o tre amici, io con Franco Dugo e Boris Coceani”. Pochi anni dopo, “Silvino Poletto mi ha proposto di entrare nel mondo delle cooperative, come funzionario della Federazione delle Cooperative di Gorizia”. Poi, però, ci fu l’espulsione dal Pci per l'adesione al gruppo del Manifesto. Perso il lavoro, da lì a poco passò l’esame da privatista all’esame magistrale per insegnare alle elementari.

"Venne escluso nel ’71 - ricorda Marzio Lamberti, oggi memoria storica del Pd ed ex comunista - per la sua adesione al gruppo del Manifesto, che considerava il partito deviato al centro. Io entrai nel Pci l'anno dopo. Lui costituì poi la cooperativa di librai Incontro, in via San Giovanni, attorno agli Ottanta e vendeva tutta l'editoria di sinistra. Era un punto di riferimento per libri ed edizioni di sinistra, andata avanti per una quindicina d’anni. La rivista Isonzo-Soča è stata determinante per aprire molti occhi a Gorizia: un giornale bilingue per qualcuno era un affronto, ma per tanti altri il riconoscimento della complessità di questa città".

Guardando ai suoi ricordi del confine, sempre al microfono di Cattunar, Stasi ricordò: “Da un lato il confine in via San Gabriele era la fine del mondo, era così, cioè, la fine del mondo occidentale. Dall'altra parte era diverso, era molto diverso. Io mi ricordo le prime volte che sono andato, quando c'era più facilità di avere il lasciapassare, la propusnica, c'era da stupirsi”. Lui stesso, peraltro, non conosceva la storia della Domenica delle scope, poi rivissuta con un articolo di Darko Bratina proprio su Isonzo-Soča, a metà anni Novanta.

Era stato anche “testimone” di una foto apparsa a suo tempo di un giovane John Kennedy, all’epoca senatore del Massachusetts, arrivato nella Gorizia degli anni Cinquanta. In quel frangente, si trovava nella piazza Transalpina divisa dal filo spinato, davanti alla stella rossa che sovrastava la stazione ferroviaria costruita sotto l’Impero asburgico. Nonostante le sue ricerche approfondite, però, quello scatto non venne mai fuori: Stasi riuscì a ricostruire l’arrivo all’aeroporto di Merna del futuro presidente Usa, ma la foto è sempre rimasta un mistero.

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