L'addio di monsignor Faidutti a Gorizia, esiliato dopo la Grande guerra

L'addio di monsignor Faidutti a Gorizia, esiliato dopo la Grande guerra

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L'addio di monsignor Faidutti a Gorizia, esiliato dopo la Grande guerra

Di Ferruccio Tassin • Pubblicato il 25 Giu 2023
Copertina per L'addio di monsignor Faidutti a Gorizia, esiliato dopo la Grande guerra

Ferruccio Tassin ci racconta l'ultima parte della vita del sacerdote del Goriziano, 'esiliato' in Lituana dove fu sepolto nel 1931.

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La Grande guerra lo aveva visto attivo nell’assistenza. Alla fine del conflitto, i liberalnazionali non gli perdonarono nulla e, se a essi si aggiunse il gridio nazionalista dei fascisti, perfino il fascismo fu più largo con lui.

Il nazionalismo, cancro dello Stato, era idea base di Faidutti, friulano con i friulani, sloveno con gli sloveni, italiano con gli italiani, non per opportunismo, ma per la convinzione della ricchezza che ogni cultura portava con sé, della assurdità del dominio di una nazionalità su di un’altra. La monotona e insultante accusa di «austriacante» venne sparsa in tutta la assurdità antistorica in ogni dove. Nonostante l’ostilità del Fascio goriziano, fu reintegrato dal Governo nella carica di Preposito Capitolare.

Ma il governo lo fece a patto che promettesse di non tornare a Gorizia (il card. Gasparri, Segretario di Stato, parla allo stesso Tacchi-Venturi, in termini provvisori di questo non ritorno, in accordo con il governo). La guerra aveva travolto la organizzazione politico sociale ove Faidutti fu protagonista e guida; le condizioni erano troppo diverse per continuare; le persone che avevano operato in quella direzione erano state disperse e ritornarono abbattute.

Per allontanare Faidutti dall’Italia e, utilizzarne le capacità, la S. Sede lo mandò a Kaunas, in Lituania, uditore del Delegato Apostolico (lo era anche per Estonia e Lettonia) mons. Antonino Zecchini (1864 - 1935). Di ciò non esistono documenti, ma fu Zecchini a volere con sé Faidutti. Me lo raccontò mia madre Giuseppina Politti, nipote di Zecchini.

I due si conoscevano da colleghi di insegnamento nel Centralseminar di Gorizia (Zecchini era stato per un ventennio anche direttore spirituale). Faidutti era un politico consumato, con visione europea della politica. Uomo europeo era Zecchini: aveva studiato o vissuto in Austria, Francia, Spagna, Croazia, Italia, Polonia, Ungheria, Slovenia. Diventato sacerdote in Polonia, si muoveva entro l’Impero come il pesce nell’acqua per la vasta conoscenza delle lingue. Il suo era un europeismo culturale. Gli mancava la pratica politica. In Lituania, era guardato con sospetto, per i suoi trascorsi in Polonia.

Ordinato vescovo (titolare di Mira), nel donargli la croce vescovile con la reliquia della Santa Croce, Pio X gli aveva detto: “Altre croci verranno!”. Prima di essere Papa, il pontefice fu nunzio apostolico in Polonia e visitatore in Lituania … e visse situazioni urticanti. È bene parlare di questo periodo, ove Faidutti operò con sagacia, prudenza, efficacia, nel ricucire situazioni difficilissime nei rapporti tra Lituania e Vaticano, fino a giungere (1927) a un concordato che il Sostituto della Segreteria di Stato card. Alfredo Ottaviani e il Presidente della Repubblica Lituana considerarono di grande valore. Non è un’espressione da critica storica, si può dire che il concordato fu veramente “sudato”. Trattative iniziate nel ’25 da Zecchini, poi ci fu la creazione della provincia ecclesiastica di Vilnius allora polacca, ma antica capitale lituana. Successe il putiferio.

Sassaiola contro la residenza di Zecchini, talché egli, sdegnato, “scuotendo la polvere”, partì per Riga, dove sviluppò con successo la parte finale della sua carriera (morì nel 1935, da nunzio). Zecchini era stato tenuto all’oscuro di molte questioni relative alla creazione della provincia ecclesiastica di Vilnius, ciò gli fece nascere un adagio che recitava spesso: “Se avete problemi, non aspettatevi risposte da Roma”. “Mons. Delegato” fu sempre difeso da Faidutti. Nella Lituania, che doveva essere fase provvisoria della sua vita, Faidutti mise a frutto intuito, esperienza, personale prestigio. Lo si capisce dalle numerose lettere al nipote Eugenio Cromaz, dal diario della sua attività, da documenti del Ministero degli Esteri tedesco.

La Germania guardava con attenzione ai fatti lituani, per il notevole influsso storico esercitato nel paese baltico, e perché la Lituania era osservatorio importante per capire le mosse dell’ inquieto vicino sovietico. Zecchini, difatti osservava: “in queste repubblichette è un avvenire non tanto chiaro … Vi sono troppi che fanno l’occhiolino al colosso diabolico dell’Oriente”. L ’ex Capitano provinciale della Contea di Gorizia e Gradisca mise in atto un progetto complessivo per influenzare e indirizzare la politica dei cattolici lituani. Agì sulla stampa, sui più influenti uomini di Chiesa, entro l’Università (ebbe parte nella istituzione della facoltà di teologia), che gli conferì la laurea honoris causa. Nel processo per istituire prima l’internunziatura, poi la nunziatura apostolica a Kaunas e nel mutare degli ecclesiastici in quella carica, negli ambienti diplomatici di là (scrive lo storico dei Paesi Baltici Valerio Perna), tutti si aspettavano che arrivasse il momento di Faidutti.

Ma, fino alla Conciliazione fra Italia e Santa Sede (1929), per uno come con carriera politica in Austria, le prospettive non c’erano; poi, anche le promesse (ci devono essere state) non furono mantenute, nonostante interventi in suo favore di ecclesiastici di peso, come il card. Raffaele Scapinelli (1858-1933), in diplomazia anche lui e molto addentro nei rapporti tra la Santa Sede e i vari Paesi, o il card. Pietro Maffi (1858-1931). Faidutti, secondo voci raccolte dall’ambasciata tedesca in Cecoslovacchia, era in predicato di nomina come Nunzio a Praga, ma ciò non andò a buon fine: negli ambienti di là era stata tirata fuori l’accusa di aver avuto posizioni antislave al Parlamento di Vienna!

Numerose lettere al nipote sono un alternarsi di delusioni e speranze per un altro incarico e il desiderio di ritornare nella antica sede goriziana come preposito. «...Se mi riesce di migliorare "socialmente" seguirò la mia strada...», gli confidava nel 1928, ma nell’aprile dell’anno dopo, a Roma, si rendeva conto che le cose procedevano lentamente. Nel 1930 scrive ancora dell’ utilità della sua opera per allontanare delle ombre che in Lituania si erano addensate sui rapporti tra Chiesa e Stato (si parlava in maniera ricorrente di possibili scismi). Si sente stanco; desidera la pace e la solitudine «… anche se fosse tra le pareti di un chiostro».

Morì il 18 dicembre 1931 a Königsberg (oggi Kaliningrad) e fu sepolto a Kaunas, nella cripta della cattedrale, dopo imponenti funerali di Stato. Quand’era in ospedale ebbe numerosissimi segni di affetto da parte di congregazioni religiose, Azione Cattolica, singoli ecclesiastici, e dalla Conferenza episcopale lituana, con parole non convenzionali: “Nobis infrascriptis Episcopis Lituaniae in consuetam Conferentiam congregatis acerbum fuit non fuisse in medio nostri Reverendissimum ac Illustrissimum Dominum, ut Repraesentantem Sedis Apostolicae, qui sua preaesentia nostros conventus decorare solebat et suis consiliis haud parvo adiutorio Nobis erat…”.

Che fosse così posso attestarlo riportando quanto mi raccontò mons. Ladas Tulaba, ultimo rettore del seminario di Kaunas prima dell’era sovietica: “In tutta la Lituania Faidutti se lo disputavano”. Della sua morte parlarono l’ «Osservatore Romano» e «La Civiltà Cattolica». a Gorizia, il giornale cattolico «L ’ idea del Popolo», ma quello che portò il suo ricordo di paese in paese, di casa in casa (gli abbonati si contavano a decine nei piccoli centri), fu il bollettino «La Madonna di Barbana». La politica, per lui, non era fine, era mezzo per portare le anime a Dio. Per capire, in tale visione tutta la sua opera di politico, diplomatico, sacerdote e uomo, è illuminante un foglietto di quaderno, scoperto nel suo portafoglio dal pronipote dott. Gian Francesco Cromaz, insieme con una foto del santuario mariano di Lussari.

È una testimonianza di rara intensità: «2 novembre 1930. Il Signore mi aiuti a mettere in pratica questi tre proponimenti: 1 ) Distacco assoluto dagli onori, ricchezze e piaceri del mondo, 2 ) Esatto adempimento dei doveri del mio stato, 3) Rassegnazione e fiducia completa nelle mani di Dio nella mole di tribolazioni onde è disseminata la mia vita. La Beatissima Vergine Maria Addolorata, S. Luigi Gonzaga ed il mio Angelo Custode mi ottengano la grazia di una buona morte. Sac. Luigi Faidutti (da meditarsi ogni giorno)».

Faidutti dorme la pace dei giusti nella cripta della cattedrale di Kaunas in Lituania, accanto al prelato Jonas Mačiulis – Maironis (1862-1932) grande poeta lirico lituano. Per noi costituisce motivo di orgoglio che un simile uomo abbia contribuito alla pace in un nobile paese tanto lontano da noi, ma non ci deve abbandonare il ricordo di quello che ha fatto nelle nostre terre!

In foto la cripta della cattedrale di Kaunas in Lituania, con il Guppo Costumi Bisiachi di Turriaco. 

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