l'omelia
Ad Aquileia il monito dell'arcivescovo, attese due ordinazioni in Basilica
A fine maggio attese l'ordinazione sacerdotale e diaconale, la celebrazione: «Non imporre ai fedeli la propria immagine».
Nuovamente la Basilica patriarcale di Aquileia ha ospitato la Messa Crismale, l’appuntamento durante il quale il presbiterio diocesano si riunisce per la consacrazione degli oli dei catecumeni, degli infermi e del Crisma. Nella sua omelia, l’arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, ha ricordato la vocazione e l’impegno del sacerdote, annunciando per domenica 27 maggio l’ordinazione sacerdotale di Manuel Millo e quella diaconale di Matteo Marega, entrambe in programma proprio nello stesso luogo sacro friulano.
“Non esiste nessuna autocandidatura - così il vertice della Curia -, ma una richiesta da parte della Chiesa, che garantisce la 'dignità' del candidato, e una 'elezione' da parte del vescovo. Questo fatto è decisivo per la vita e il ministero del presbitero e del diacono e all’interno di tale realtà va vista la promessa di obbedienza al vescovo, che ha la responsabilità della Chiesa diocesana dove il presbitero o il diacono viene incardinato, promessa che chiude l’assunzione dei diversi impegni. Non ci può essere spazio per un ministero interpretato a propria immagine e quasi imposto al popolo di Dio".
"L’ovvio dovrebbe essere invece l’inserimento cordiale e collaborativo nel cammino diocesano, certo mettendo in gioco i doni propri di ciascuno con generosità e impegno personale, ma in comunione con il popolo di Dio, con il vescovo, il presbiterio e la comunità diaconale”. Per Redaelli, è "importante accennare a un’azione che è presente nella sola liturgia dell’ordinazione presbiterale: l’imposizione delle mani sul capo dell’ordinando da parte di tutti i presbiteri. Un gesto forte, che se non ha valore strettamente sacramentale, esprime però tutta la bellezza e la comunione del presbiterio".
"Un presbiterio dove dovrebbe esserci spazio solo per stima reciproca, accoglienza vicendevole, sostegno premuroso, perdono generoso e non certo per contrapposizioni, invidie, gelosie, ripicche, esclusioni. La stessa cosa vale per la comunità diaconale e tra presbiteri e diaconi”, così ancora Redaelli.
“Una comunione non facile da vivere: tutti risentiamo della cultura odierna dove ognuno rischia di diventare impermeabile agli altri, non più desideroso di incontro, di scambio, di dialogo e quindi di trasformazione, condizioni imprescindibili per incidere sulla società anche come comunità cristiana”, ha concluso l’arcivescovo ricordando i sacerdoti e religiosi defunti nell’anno passato, quindi don Graziano Marini, padre Renato Ellero, monsignor Oscar Simčič, Padre Emmanuele Maria Cortesi e, pochi giorni fa, don Diego Bertogna.
Foto di Ivan Bianchi
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