Moschee, Tar respinge richiesta di sospensiva: attesa la sentenza a Monfalcone

Moschee, Tar respinge richiesta di sospensiva: attesa la sentenza a Monfalcone

La decisione

Moschee, Tar respinge richiesta di sospensiva: attesa la sentenza a Monfalcone

Di Salvatore Ferrara e Ivan Bianchi • Pubblicato il 10 Feb 2024
Copertina per Moschee, Tar respinge richiesta di sospensiva: attesa la sentenza a Monfalcone

Restano esecutive le due ordinanze contro i centri culturali, per ora niente preghiera nei due edifici. Cisint, «tuteliamo la pubblica legalità».

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La notizia è di stamane. Il Tar del Friuli Venezia Giulia – con un’ordinanza di decisione – ha rigettato la richiesta di sospensiva avanzata dai Centri Culturali Islamici di Monfalcone. A stabilirlo, in camera di consiglio, sono stati i magistrati Carlo Modica De Mohac, presidente, il referendario Luca Emanuele Ricci e il primo referendario ed estensore Daniele Busico. In sostanza, per ora, la situazione rimane invariata dalla scorsa settimana. Le ordinanze restano esecutive.

Le due ordinanze, una per ogni Centro, rimarcano, in ogni caso, che «il potere comunale di repressione e inibizione degli abusi edilizi è circoscritto ai mutamenti d’uso costituenti “variazioni essenziali”». In questo caso, i magistrati hanno rilevato che «l’uso per il culto non appare assolutamente vietato dalle specifiche previsioni della pianificazione urbanistica nella zona B ove ricade l’immobile».

Non solo. Ai giudici è apparsa «carente la puntuale dimostrazione che il mutamento d’uso rilevato abbia o possa determinare l’incisione degli standard previsti dal decreto ministeriale numero 1444 del 1968», che prescrive i limiti inderogabili previsti per insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive in materia edilizia. Mentre, «la violazione delle norme in materia di sicurezza […] e di idoneità funzionale degli immobili non sembra qualificabile – ai fini del corretto esercizio del potere repressivo o conformativo che ne consegue – nei sensi indicati nel provvedimento (quale abuso edilizio per mutamento di destinazione d’uso)».

Respinta, ugualmente, l’istanza cautelare promossa dall’avvocato Vincenzo Latorraca, difensore del Centro culturale Salat. Riscontrato infatti il «fumus boni iuris», cioè l’apparenza di validi elementi giudici alla base del ricorso, manca l’altro presupposto necessario per il riconoscimento di un provvedimento cautelare: il «periculm in mora», il possibile danno provocato dall’ordinanza comunale in attesa della decisione finale del tribunale.

I giudici hanno infatti riconosciuto che «tuttavia […] l’interesse pubblico alla salvaguardia della pubblica incolumità, in connessione con l’incontestato sovraffollamento registrato nei locali», sia prevalente sull’interesse temporaneo della parte ricorrente. Pertanto, nel «relativo bilanciamento», per il Tar occorre «mantenere fermi gli effetti del provvedimento impugnato, per arrivare alla decisione di merito con la questione ancora non compromessa».

«Dopo il risultato della scorsa settimana che aveva respinto la richiesta monocratica di sospensione nella vicenda riguardante i due centri islamici di Monfalcone il Comune coglie un nuovo risultato positivo in quanto il Tar con due nuove ordinanze ha rigettato anche l’istanza cautelare di sospensione dei provvedimenti richiesta dai ricorrenti. Di conseguenza i due provvedimenti adottati dall’amministrazione comunale trovano una ulteriore conferma e diventano in questo modo esecutivi», dice, a caldo, il sindaco Anna Maria Cisint.

«Com’è noto, l’ente aveva ritenuto di intervenire di fronte a una serie di elementi emersi a seguito di specifiche verifiche tecniche che avevano fatto rilevare problemi di legittimità dell’operato e soprattutto questioni di incolumità pubblica e di sicurezza», così il sindaco.

«Come ho più volte rimarcato - conclude il sindaco Anna Maria Cisint - il Comune si è sempre mosso nell’obiettivo di tutelare le ragioni di conformità alle norme e quelle della pubblica legalità che vanno rispettate da tutti i cittadini e per questo abbiamo sempre respinto ogni campagna di disinformazione tesa a accusarci di razzismo e di pregiudizi razziali. La nostra volontà è quella di attenersi al rispetto delle regole e abbiamo piena fiducia nelle valutazioni dei tecnici competenti e delle loro verifiche. Il dato che emerge è che il Tar con queste due nuove ordinanze ha ritenuto di non accogliere le istanze dei rappresentanti dei due centri islamici e, mantenendo in essere, quindi, la valenza dei due provvedimenti del Comune».

Da parte loro, i due centri culturali non rilasciano alcuna dichiarazione: contattato dalla nostra redazione, Rejaul Haq vuole «attendere di consultarsi con il proprio avvocato».

Ha collaborato Daniele Tibaldi.

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