La questione
Monfalcone, «sussidi al 90% a extracomunitari. Necessari più controlli»
In sei anni eliminate oltre mille persone dall'anagrafe comunale. I dati.
Tematica scottante, quello del sostegno, tramite fondi pubblici, a persone provenienti da Paesi extra-Ue. A parlarne, stamattina, l’europarlamentare e assessore a Monfalcone, Anna Maria Cisint, con Roberta Tarlao, dirigente dell’area sociale assistenza, il vicesindaco della città Antonio Garritani, il comandante della Polizia Locale Rudi Bagatto e altri assistenti comunali.
Argomento complesso e articolato che la neo euro-parlamentare Cisint ha aperto con una domanda diretta: «I cittadini europei hanno gli stessi diritti degli extracomunitari ai quali non è possibile fare controlli? È necessario capire che situazione c'è rispetto alla questione riguardante l'utilizzo dei fondi pubblici a supporto delle persone extracomunitarie». Secondo l’europarlamentare «nel 2023, sono stati 23 i milioni di euro mandati all’estero dalle persone extracomunitarie, soldi presi dallo Stato Italiano. I fondi pubblici che lo Stato, la Regione e il comune mettono a disposizione verso chi ha ISEE bassi, sono compatibili con la realtà?».
Secondo stime comunali il 90% del welfare del comune di Monfalcone è dedicato «agli extracomunitari, mentre soltanto il restante 10% ai comunitari. Come facciamo a sapere se una persona ha realmente bisogno di assistenza? Mentre sulle persone europee si possono fare i controlli, su quelle extraeuropee non si può, perché non c'è possibilità di contatti diretti tra i paesi coinvolti».
La problematica interessa anche le abitazioni: la Polizia Locale, lavorando con l'aiuto dell'anagrafe, ha verificato che nelle abitazioni di persone extracomunitarie non sempre abitano realmente i proprietari dell'immobile. A Monfalcone i controlli effettuati dal 2018 hanno portato alla cancellazione all’anagrafe di 1.109 persone in quanto esse risultavano residenti, pur non essendolo di fatto: si parla di circa 10mila stranieri registrati, quindi oltre il 10% del totale. «Non mi sembra corretto che persone residenti fuori da Monfalcone ricevano i benefici del comune, facendo credere di essere ancora in loco», così ancora Cisint. «L'unica modalità di controllo possibile è quella documentale. Vogliamo che ci sia la possibilità, chiedendo la produzione di documenti in originale, di avere la certezza che ciò che viene dichiarato sia rispondente a verità e rispettoso della legge italiana».
«Un giorno il comune non sarà in grado di aiutare un anziano in difficoltà perchè i soldi dei cittadini sono stati principalmente devoluti a persone che non hanno dichiarato la realtà. Il comune in sede di controllo deve avere un più ampio accesso ai dati. Il buonismo porta alla disparità di trattamento», così la provocazione dell’ex sindaco.
A incentrare la riflessione sull’importanza della correttezza, nell'ottica di un servizio «che è da dedicare alla cittadinanza attiva» è stata la dirigente Roberta Tarlao. Ecco, dunque, la proposta degli strumenti da utilizzare per verificare la validità di una richiesta di aiuto, come l'accesso a tutte le banche dati possibili, il capire perché una determinata persona abbia il permesso di soggiorno, non per sfiducia verso la questura, «ma perchè sapendo le ragioni per cui ha avuto il documento, può essere d'aiuto a capire meglio la sua condizione reale di vita».
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