Monfalcone ricorda le vittime dell’amianto, la commemorazione al MuCa

Monfalcone ricorda le vittime dell’amianto, la commemorazione al MuCa

LE VOCI

Monfalcone ricorda le vittime dell’amianto, la commemorazione al MuCa

Di Federico De Giovannini • Pubblicato il 20 Dic 2024
Copertina per Monfalcone ricorda le vittime dell’amianto, la commemorazione al MuCa

Gli interventi di esperti e rappresentanti d’associazione hanno ribadito l’attualità del problema e le necessità di prevenire, agire e sensibilizzare.

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Museo della Cantieristica di Panzano, sala dedicata all'argomento amianto adiacente al Memoriale per le Vittime: è in questo sito dal gran valore simbolico che l’amministrazione comunale di Monfalcone ha tenuto oggi un incontro pubblico per commemorare e omaggiare tutti coloro che sono stati e continuano a essere vittime della nociva fibra e per ribadire le necessità di prevenzione, sensibilizzazione e azione politica sul tema.

Ad aprire l’evento, che ha visto anche la partecipazione di una scolaresca dell’istituto “Ezio Giacich” e la rappresentanza degli Isis BEM e Pertini, l’europarlamentare ed assessore Anna Maria Cisint. «Oggi ci concentriamo su una condizione di sofferenza ancora attuale per Monfalcone e per altre aree d’Italia – ha esordito Cisint - sono poche le famiglie sul territorio rimaste indenni rispetto ai danni dell’amianto, fibra che se respirata continua a uccidere dopo anni». Trentadue anni fa, con una legge, l’utilizzo dell’amianto è stato proibito in Italia, mentre nel 2005 lo ha bandito anche l’Unione Europea, «ma ci sono ancora paesi nel mondo che lo usano, paesi dove alcuni nostri giovani vanno a lavorare e dai quali acquistiamo anche certi prodotti», ha puntualizzato l’europarlamentare. «Monfalcone si è impegnata nella rimozione di ogni traccia d’amianto dai suoi manufatti ed edifici pubblici – ha aggiunto Cisint in chiusura all’introduzione - oggi siamo l’unico comune d’Italia a non averne più nemmeno uno».

La parola è poi passata al giornalista Roberto Covaz, autore di pubblicazioni sulla questione, che ha spiegato agli studenti in sala le proprietà tecniche e soprattutto tossiche della fibra minerale, impiegata a lungo nei più svariati lavori di costruzione. Fibre «subdole e malevole che hanno approfittato del gesto più affettuoso che ci sia»: l’abbraccio dato da un padre in tuta da lavoro e ignaro del rischio al figlio, gesto ritratto nella toccante vignetta “Attenzione amore pericoloso” realizzata da Erwin Mlach dell’associazione “Illustra” e distribuita durante l’incontro in formato cartolina a tutti i presenti.

Dopo Covaz è intervenuta Chiara Paternoster, vicepresidente dell’Associazione Esposti Amianto di Monfalcone, fra le prime ad attivarsi sul tema. L’attivista ha ricordato i trent’anni dalla fondazione e la battaglia fin da subito condotta nel solco della legalità per rivendicare giustizia per le vittime e le loro famiglie. «Per tanti anni lo Stato e la procura della repubblica sono stati assenti davanti alle nostre richieste di chiarezza e giustizia – racconta Paternoster – è stato fatto molto per smuovere le loro coscienze e alla fine, in Procura, furono trovati ben 1900 fascicoli su persone ferite o decedute per causa amianto». «Con lo Stato dobbiamo però continuare a lottare come fatto finora – ha proseguito l’attivista – il recente provvedimento sul fondo statale per le vittime dell’amianto svilisce quanto fatto dalle associazioni finora, poiché consente di risarcire in quanto “vittime” anche quei soggetti e aziende che sono stati condannati in tribunale». La vicepresidente ha dunque concluso il suo intervento lanciando un appello ai cittadini monfalconesi a manifestare e alzare la voce contro tali ingiustizie.

Sono stati poi chiamati a illustrare la questione della prevenzione il vicepresidente di Lilt Isontina Umberto Miniussi e il dottor Roberto Trevisan, direttore della Struttura Complessa di Patologie Respiratorie di Asugi. «Molto è stato fatto nel settore pubblico, ma vi sono ancora privati cittadini che possiedono edifici o manufatti contenenti eternit e dovrebbero attivarsi per farlo rimuovere – il commento di Miniussi – è su questo che bisogna ancora impegnarsi in termini di prevenzione». «Spesso le patologie associate all’effetto dell’asbesto vengono vagamente definite come fibrosi polmonari poiché non è facile stabilire la correlazione – ha spiegato invece il dottor Trevisan – l’importante è che chi ha subito esposizione si sottoponga a controlli e monitoraggio, così da riuscire a intervenire precocemente con le terapie per avere migliori risultati».

L’incontro si è concluso con una preghiera del parroco di Monfalcone don Flavio Zanetti rivolta ai defunti e alla speranza di un mondo migliore dove il lavoro non porti più morte, nella triste consapevolezza che il problema amianto affligge ancora diversi angoli del mondo. Infine, il direttore artistico del teatro comunale di Monfalcone Simone D’Eusanio si è esibito con il suo violino in un’”Ave Maria”, chiudendo con note di emozione la commemorazione.

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