La rete a tutela dei più fragili a Monfalcone, parte il progetto da 350mila euro

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La rete a tutela dei più fragili a Monfalcone, parte il progetto da 350mila euro

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 13 Lug 2024
Copertina per La rete a tutela dei più fragili a Monfalcone, parte il progetto da 350mila euro

Con il coordinamento dell'Ambito socioassistenziale saranno messe in rete le realtà che lavorano da tempo a sostegno di chi ha necessità.

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Contrastare la solitudine e supportare le persone anziane in condizione di fragilità e vulnerabilità assieme ai loro caregivers: sono questi i principali obiettivi del progetto “Si.Fa.Rete 2 per il Carso Isontino” presentato ieri mattina dal sindaco Anna Maria Cisint in rappresentanza del Comune capofila dell’Ambito Carso Isonzo Adriatico, con Stefano Vita, Assessore alle Politiche sanitarie del Comune di Monfalcone, Antonio Poggiana, Direttore Generale ASUGI, Carlo De Vuono, Direttore del Distretto Basso Isontino, Raoul Bubbi, Direttore del Servizio affari giuridici e legislativi della direzione e politiche per il terzo settore della Regione, Giulio Antonini, Direttore SocioSanitario ASUGI e Valentina Benedetti, Presidente ACLI FVG.

Si.Fa.Rete è un progetto duale, destinato alle persone anziane in condizione di solitudine, potenziale fragilità e vulnerabilità sociale e/o sanitaria, rivolgendosi anche ai caregiver, sia formali che informali, attraverso specifiche attività di formazione e informazione con interventi sviluppati grazie alla collaborazione e co-progettazione fra il Servizio Sociale del Comune di Monfalcone, ASUGI per il tramite del Distretto Sanitario Basso Isontino, e Enti del Terzo Settore quali l’Associazione Goffredo de Banfield, il Centro Caritas dell’Arcidiocesi di Udine, l’ACLI Friuli Venezia Giulia e l’Aulòs, che partecipano al progetto.

I destinatari delle attività progettuali sono persone anziane in condizione di solitudine, potenziale fragilità e vulnerabilità sociale e/o sanitaria, residenti o temporaneamente presenti nel territorio regionale, e i loro caregivers formali ed informali. Sarà compito delle associazioni coinvolte garantire agli interessati orientamento, informazione, consulenza nell’espletamento delle pratiche burocratiche e supporto per assistenza familiare. Il progetto, del valore di 350mila euro, è finanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. I cittadini potranno accedere al servizio chiamando il numero di cellulare 351 639 7891, scrivendo una mail a info@sifarete.it o chiamando i centri di ascolto Caritas delle Parrocchie allo 0481 525188.  Per maggiori informazioni è attivo anche il sito internet www.sifarete.it

«I temi trattati dal distretto per noi sono fondamentali», ha esordito il sindaco, Anna Maria Cisint. «Un lavoro portato avanti tutto l’anno sia dall’ambito che da associazioni che lavorano a sistema, le stesse che saranno beneficiarie del contributo. Questa è una seconda fase di un progetto cui teniamo: esaurita la prima fase ci si avvia a una seconda coi benefici alle persone grazie a quanto è stato avviato dal 2022 a questo scopo. Durante il Covid avevamo avviato “Il comune ti chiama”, servizio per monitorare, con una media di 110/120 telefonate al giorno, i cittadini, i servizi e le richieste, non solo per le persone anziane. Lì abbiamo capito quale fosse la platea di persone con fabbisogni che non conoscevamo anche per poter dare risposte importanti. Esaurito il Covid, siamo rimasti con una banca dati di persone ed esigenze che volentieri condivideremo con l’ambito», così Cisint.

Per il direttore generale di Asugi, Antonio Poggiana, è un percorso nato «nel 2019 con una sperimentazione regionale e ora dobbiamo innovare e cercare di captare e risolvere nuove sfide. Asugi fa sanità, che è un pezzo della salute la quale rimane una questione ben più ampia che è fatta di relazioni, persone, professionisti. Le aziende sanitarie creano le sinergie con gli altri attori del sistema salute. Ultimamente, sempre di più, con gli enti del terzo settore senza i quali non riusciremmo a gestire tutti gli aspetti della sanità. Oggi presentiamo una sperimentazione che coglie la necessità di mettere in rete i vari attori integrandoci in modo orizzontale e non verticale», così Poggiana.

«Un percorso iniziato da lontano usando gli strumenti della sanità trasversale, unendo i vari punti per costruire quella rete che tanto è necessaria. Uno strumento che deve tenere a mente le caratteristiche dei vari territori cercando di valorizzare quanto è già presente sul territorio riuscendolo a mettere a sistema», ha rimarcato Raoul Bubbi, Direttore del Servizio affari giuridici e legislativi della direzione e politiche per il terzo settore della Regione.

Una sfida che «è quella di mettere insieme le modalità di lavoro in un modo condiviso per dare una risposta univoca e non disorientante ai nostri cittadini che hanno bisogno di essere supportati e aiutati. La collaborazione sarà svolta in vari metodi, dal personale dell’azienda sanitaria assieme ad altre realtà del territorio che hanno delle offerte identificando assieme delle proposte da fare per il fine ultimo di promuovere la cultura della sanità, ovvero una comunità che si prende cura», così Valentina Benedetti, presidente regionale delle Acli.

Due le parole chiave: fragilità e rete, secondo l’assessore Stefano Vita. «Fragilità non è solo essere malati ma capire le necessita, rete vuol dire togliere le difficoltà che le persone non fragili riescono a fare quotidianamente». Questo il tema per un ambito che segue 3723 persone di cui 1654 over 65: «Se i risultati sono e saranno ancora positivi speriamo di portar avanti quest’esperienza nel futuro». Elemento fondante, come ha ribadito Giulio Antonini, Direttore SocioSanitario ASUGI, è la «fiducia, quel valore in più, quell’attenzione anche prima che si costituisca il bisogno sono elementi che ci portano a cambiare i nostri modelli organizzativi».

Di modelli organizzativi ha parlato anche Carlo De Vuono, direttore del distretto sociosanitario, secondo cui «le maglie della rete nel corso del tempo e con varie azioni sono diminuite, anche grazie a progetti del genere grazie ai quali si prepara l’organizzazione per fare in modo che il sistema calcoli preventivamente i bisogni del territorio programmando le azioni un domani. Le associazioni sono un’arma in più per questi interventi. L’accordo, in realtà, avrà un grosso effetto sulla popolazione e sulle persone. Va da sé che coordineremo il lavoro assieme ai medici di medicina generale che saranno coinvolti nel progetto». «Oltre ai volantini anche incontri tematici sul territorio per intercettare le fragilità di persone e caregiver aiutandoli nelle reti. Da citare, infine, anche associazione Alzheimer Isontino che si è aggiunta alla rete», ha concluso Sabrina Fontana, dell’ambito.

Foto Serena Quierolo

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