Monfalcone, l'ordinanza anti-moschee infiamma lo scontro politico

Monfalcone, l'ordinanza anti-moschee infiamma lo scontro politico

botta e risposta

Monfalcone, l'ordinanza anti-moschee infiamma lo scontro politico

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 17 Nov 2023
Copertina per Monfalcone, l'ordinanza anti-moschee infiamma lo scontro politico

Si riaccende la polemica politica dopo l'ordinanza del sindaco, gli attacchi dal centrosinistra. Cisint ribatte: «Questione di sicurezza».

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Non si placa, a Monfalcone, il dibattito politico dopo l’annuncio del sindaco, Anna Maria Cisint, della notificazione ai due centri culturali islamici, quello di via Duca d’Aosta e di via don Fanin, di una determinazione dirigenziale tecnica che intima ai proprietari degli immobili di provvedere al ripristino immediato della destinazione d’uso “legittimamente autorizzata con divieto di utilizzo dell’immobile come luogo di culto”.

Un atto che prevede, in caso di mancata ottemperanza, “alla segnalazione alla competente Autorità Giudiziaria nonché all’applicazione di altre misure e sanzioni previste dalle vigenti norme in materia edilizia”. Ad attaccare il provvedimento è il consigliere regionale Diego Moretti: “La propaganda della sindaca leghista Cisint si arricchisce di una nuova puntata, coerentemente con la campagna elettorale permanente che dura dal 2016 e con l'unico scopo di esasperare e avvelenare un clima sociale di contrapposizione che non fa bene a nessuno".

"Cisint - incalza il dem - punta all’obiettivo politico di esasperare toni e rapporti con le comunità musulmane straniere presenti in città, ma è davvero fuori luogo impedire di esprimere liberamente la propria fede religiosa, un principio sancito dalla Costituzione repubblicana. Ed è altrettanto fuori luogo la giustificazione che viene data, ossia problemi di ordine pubblico, cosa che non risulta sia mai stata segnalata dal prefetto o dal questore ai sindaci del territorio, o di sicurezza, questioni facilmente risolvibili con prescrizioni di tipo amministrativo”.

“Sono convinto che se vi sono pericoli di radicalizzazione per il territorio, pericoli evocati dalla sindaca in ogni cittadino di fede islamica, questi siano sotto la lente di osservazione delle forze dell’ordine, che non possiamo che ringraziare per il grande lavoro che stanno facendo con grande discrezione ma grande efficacia. Su questi temi inviterei la sindaca a essere più prudente, diversamente si rivolga alle forze dell’ordine e alla magistratura: sarebbe più serio”, conclude Moretti, a cuo si contrappone Antonio Calligaris, esponente della Lega sempre in Consiglio regionale.

"È incredibile come gli esponenti del Pd continuino a difendere gli immigrati presenti nel nostro Paese invece che a interessarsi agli italiani”, così Calligaris. "Per gli italiani esistono delle regole di sovraffollamento e destinazione dei locali, non si capisce perché gli immigrati debbano essere esentati dal rispettarle", spiega l'esponente del Carroccio che sottolinea come "il sindaco abbia fatto rispettare solo le regole, regole che valgono per tutti. A Monfalcone non sì può non notare una svolta radicale della comunità islamica con la comparsa di burqa anche per le bambine e pretese sempre più insistenti".

"Tanto che la città - rimarca - è diventata un caso nazionale visto che qualche imam parla non di integrazione, ma di sostituzione degli italiani". Hanno fatto sentire la propria voce anche i Progressisti per Monfalcone, secondo cui “non succederà nulla. Infatti, già si parla di controlli di natura urbanistica che nulla hanno a che fare con la sicurezza: si tratta, per farla breve, di cercare una scusa per impedire a migliaia di persone la libertà di poter professare la propria religione in pace. Cosa, tra l’altro, e non è propriamente un dettaglio, contraria alla Costituzione".

"Anche questa volta, immaginiamo, sentiremo solo tante parole seguite dal vuoto cosmico di quelle idee che questa Amministrazione dimostra di non avere" Abbiamo il coraggio di chiederci il perché si continua a tenere la tensione alle stelle a Monfalcone, con i rischi che da tutto ciò conseguono? Siamo arrivati a distruggere la convivenza civile per raccattare qualche preferenza alle elezioni europee”. Per Cisint, "è una questione di rispetto della legge che sia i proprietari sia chi utilizza quei locali deve conoscere e rispettare. Le autorizzazioni sono precedenti ai miei mandati ma non si può aspettare la notifica di un’ordinanza per far rispettare la legge".

"Ciò è anche un pregiudizio all’ordine e alla sicurezza pubblica”, replica il sindaco. “Nei mesi di controllo che abbiamo fatto è emerso che lì si prega costantemente e ciò non è possibile perché non è regolare dal punto di vista normativo. E sono arrivate anche segnalazioni da parte di cittadini” prosegue, replicando a Moretti come “non c’è alcuna violazione dei diritti, qui si parla di uguaglianza davanti alla legge: come dico al nonno che la tettoia non va bene costruita in qualche modo, così dico che quei locali non possono essere utilizzati per la preghiera”.

Cisint, infine, ribadisce la sua “preoccupazione per l’islamizzazione, soprattutto nei confronti delle donne e delle ragazze. Abbiamo un obbligo verso il nostro Paese e verso la nostra città, non accorgendoci di quanto sta accadendo facciamo del male al nostro territorio”, conclude.

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