Monfalcone, il Comune ricorre nuovamente al Consiglio di Stato per i centri islamici

Monfalcone, il Comune ricorre nuovamente al Consiglio di Stato per i centri islamici

La decisione

Monfalcone, il Comune ricorre nuovamente al Consiglio di Stato per i centri islamici

Di Redazione • Pubblicato il 07 Ago 2024
Copertina per Monfalcone, il Comune ricorre nuovamente al Consiglio di Stato per i centri islamici

Per l'amministrazione bisogna «difendere la cittadinanza e il rispetto della legalità rivolgendosi esso stesso al giudice amministrativo a tutela dell'interesse collettivo».

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La giunta comunale di Monfalcone ha reso noto stamattina di aver approvato la presentazione del ricorso al Consiglio di Stato nei confronti delle sentenze del Tar riguardanti i provvedimenti emanati dal Comune di Monfalcone per la chiusura dei due centri culturali islamici dopo l’accertamento che operavano al di fuori delle norme urbanistiche e del rispetto dell’incolumità pubblica.

Quanto reso noto dalla giunta comunale è che «a seguito della naturale attività amministrativa posta in capo al Comune e sfociata nell'adozione di quattro ordinanze di natura urbanistica adottate dal Dirigente, i centri Islamici Baitus Salat e Darus Salaam hanno proposto tutta una serie di cause contro il Comune, in particolare quattro ricorsi davanti al TAR, due appelli davanti al Consiglio di Stato per contestare le decisioni assunte dal TAR, nonchè due procedimenti di ottemperanza avviati sempre davanti al Consiglio di Stato. Il Comune, dopo tutte le cause subite, vuole difendere la cittadinanza e il rispetto della legalità rivolgendosi esso stesso al Giudice Amministrativo a tutela dell'interesse collettivo».

I ricorsi riguardano i due centri interessati Baitus Salat e Darus Salaam: «Ci proponiamo - così Anna Maria Cisint, già sindaco della città al centro delle azioni legali e ora europarlamentare - di dimostrare la correttezza dell’azione che stiamo portando avanti per garantire ai monfalconesi le necessarie condizioni di legalità e sicurezza. Le sentenze del Tar hanno generato una profonda perplessità e sconcerto in quanto mortificano le prescrizioni che sovrintendono alle regole urbanistiche della nostra città e devono essere rispettate da tutti senza privilegi di sorta».

«L’utilizzo degli immobili in modo difforme da quanto stabilito dal piano regolatore e da quanto consentito per le loro caratteristiche costruttive e funzionali ha riflessi insostenibili in termini di incolumità pubblica, non solo per chi li frequenta, ma per l’intera comunità per i problemi di accessibilità e vivibilità urbana che si determinano nell’intero comprensorio nei momenti di maggior affollamento. In questo modo si ignorano e si calpestano le esigenze di sicurezza e di legalità legate alle modalità di impiego di questi ambienti che mettono a rischio e limitano la libertà di tutti gli altri cittadini. Non è possibile che attraverso delle sentenze possano essere messe in discussione e annullate le prescrizioni e i contenuti dei regolamenti urbanistici di una città, così come non consentire di assumere i necessari provvedimenti di ordine pubblico richiesti dalla cittadinanza e che incidono sulla collettività», conclude Cisint.  

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