L’AFFONDO
Monfalcone Civica e Solidale replica al ministro Ciriani: «Fondo amianto non è partita di giro»

Per i candidati civici e il consigliere Bullian il problema non è l’ente gestore, «l’unica soluzione è la cancellazione del decreto vergogna».
«Dopo l’intervento della Ministra del Lavoro Calderone in merito al Decreto Vergogna sull’Amianto pensavamo di aver ormai letto tutto, quando ha affermato che il fondo deve essere un attimo rivisto. Il che non vuol dire in questo momento eliminare il diritto di fruizione di chi per legge è ricompreso, cioè Fincantieri». Ad affermare tutto questo sono il consigliere regionale Enrico Bullian e i candidati della lista ‘Monfalcone Civica e Solidale’ Cristiana Morsolin, Alessandro Saullo e Gianpaolo Cuscunà convinti pre che, nella giornata di ieri, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Ciriani «l’ha superata» e ha confermato la linea sconsiderata del Governo e della maggioranza di destra che lo sostiene. «Alla fine si tratta di una "partita di giro" – è stato commentato - verificheremo se è possibile cambiare il "soggetto attuativo": non lo Stato attraverso Inps e Inail, ma direttamente Fincantieri».
«Innanzitutto ribadiamo che non è assolutamente una partita di giro» ribattono il consigliere regionale e i candidati civici perché «le aziende devono liquidare i risarcimenti o le transazioni alle famiglie delle vittime dell’amianto, o perché lo ha stabilito un giudice o per libero accordo fra le parti». «Se poi lo Stato decide di sostenere la ‘sua’ azienda pubblica della cantieristica navale coprendogli queste uscite – aggiungono - non si tratta di una partita di giro, ma di un finanziamento surrettizio a una società, che auspichiamo la Commissione Europea possa bloccare definitivamente per violazione delle norme sulla concorrenza e sugli aiuti di Stato anche perché è rivolto solo alle società partecipate pubbliche e solo al comparto della cantieristica navale».
Critici anche sul correttivo proposto che giudicano «peggiore».
«Ci lascia basiti – affermano - verificheremo se è possibile cambiare il "soggetto attuativo": non lo Stato attraverso Inps e Inail, ma direttamente Fincantieri». Per la prima volta un uomo delle istituzioni di centrodestra parla esplicitamente del potenziale beneficiario, ovvero Fincantieri, che addirittura si ventila diventi direttamente il “soggetto attuativo”. Immaginiamo che l’attuale ente gestore del fondo (INAIL) abbia segnalato al Governo le problematiche emerse, che infatti vede le risorse del 2023 e del 2024 congelate, ben 40 milioni di euro, e mai assegnate».
Il Decreto Legge (poi convertito in Legge) che ha istituito il Fondo per le Vittime dell’Amianto risale al 30 marzo 2023: esattamente due anni fa. «Quel Fondo ad oggi non ha erogato un euro, ma ha bloccato risorse per 80 milioni per un quadriennio, il 2023-2026, con 20 milioni di euro previsti per ciascun anno: significa che le risorse per il 2023 e 2024, i 40 milioni, sono rimasti congelati e improduttivi. È surreale che dopo due anni da quel pasticcio la Destra al Governo non abbia la minima idea di come uscire dallo stallo e, senza vergogna, i Ministri vengano a far campagna elettorale proprio a Monfalcone, luogo simbolo della tragedia dell’amianto» rivendicano Bullian e i candidati.
«La destra non ha l’intenzione di cancellare la possibilità che a beneficiare del Fondo siano le società a partecipazione pubblica della cantieristica navale, ovvero Fincantieri – osservano - questa impostazione è sbagliata e non devono essere le aziende a ottenere risarcimenti da un Fondo destinato alle Vittime dell’Amianto». Dunque secondo Bullian e McS, il Fondo istituito nel 2023 non deve essere rivisto ma deve essere cancellato. Le sue risorse vanno destinate al Fondo storico per le Vittime dell’Amianto (magari potenziandone i benefici diretti ai lavoratori esposti) o alla ricerca sulle malattie asbesto correlate e sulle possibili conseguenze derivanti dall'utilizzo dei materiali sostitutivi. «Grave il silenzio dei rappresentanti del Comune che hanno sempre negato la discussione in aula su questo argomento e nel contempo non hanno mai ottenuto nessuna modifica reale sul decreto vergogna e anche in questo caso sono rimasti piuttosto silenti sull’argomento, tradendo la consueta loquacità» concludono Bullian, Morsolin, Saullo e Cuscunà.
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