Monfalcone, l'accordo Regione-A2A divide la politica. Cisint: «Traguardo fondamentale»

L'accordo Regione-A2A divide la politica, Cisint: «Traguardo fondamentale»

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L'accordo Regione-A2A divide la politica, Cisint: «Traguardo fondamentale»

Di I.B. • Pubblicato il 01 Mar 2023
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Legambiente chiede non si parli di transizione ecologica, Moretti e La Sinistra chiarezza sui posti di lavoro mentre Nicoli guarda all'urbanistica.

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Varie le reazioni del mondo della politica alla notizia dell’accordo siglato tra A2A e la giunta regionale del Friuli Venezia Giulia. “Il provvedimento approvato dalla giunta regionale assume un rilevante valore per i suoi contenuti, ma anche per il metodo adottato in quanto la Regione ha ascoltato e accolto le indicazioni e le richieste formulate dall’amministrazione comunale sia per l’immediata chiusura della centrale a carbone e la bonifica del sito, sia per l’impiego dell’area risanata dove realizzare un’importante opportunità di trasformazione e crescita cittadina, sia per quanto riguarda la novità dell’impianto di transizione energetica ai fini della sicurezza di rete verso la de-carbonizzazione e la sostenibilità ambientale”. Così il sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint.

Il sindaco definisce la chiusura e la bonifica del sito della vecchia centrale termoelettrica un “traguardo fondamentale atteso da tutta la città. Mai più carbone a Monfalcone con la demolizione degli impianti, del carbonile e del camino che per sessant’anni hanno inquinato con le loro polveri il nostro territorio”. Un impianto che “sarà di transizione energetica, rientrando esplicitamente nel percorso virtuoso stabilito dalla strategia europea di de-carbonizzazione attraverso l’impiego di fonti alternative sostenibili. In questo senso sarà un impianto di nuova generazione profondamente innovativo con l’impiego, non marginale, di idrogeno verde verso un contesto di totale de-carbonizzazione. Essenziale in questo senso è la decisione di fine anno della Regione di promuovere il programma “North Adriatic Hydrogen Valley” per rendere disponibile la produzione di idrogeno verde.

Per Legambiente Monfalcone “la chiusura di una vecchia centrale a carbone è chiaramente una notizia positiva per tutti coloro che abitano nei dintorni e per l’ambiente. Però la Regione non può attribuirsi il merito di questa operazione. La chiusura è dovuta principalmente a ragioni industriali in quanto l’impianto è ormai obsoleto e la chiusura è ampiamente programmata dal Piano Nazionale Energia e Clima – PNIEC, e dalla scadenza dell’autorizzazione ambientale che non potrà essere rinnovata”. Legambiente si dice perplessa per le operazioni che dureranno “almeno quattro anni” e che “non sono merito di alcuno ma sono la normale chiusura di un progetto industriale”.

Il sodalizio ribadisce, dal canto suo, come sia “privo di senso definire questa operazione Transizione energetica o decarbonizzazione: la costruzione di una nuova centrale termoelettrica a gas è un’operazione anacronistica, inutile e anzi dannosa. Le opere di compensazione sono appunto una piccola parziale compensazione”. Legambiente chiede, poi, che non si parli di Transizione energetica “usando questo termine a casaccio. Esempi veri e non farlocchi di Transizione energetica in Italia ce ne sono quanti se ne vuole: il più grande impianto in Europa di produzione di pannelli fotovoltaici a Catania da parte di Enel, vari impianti di recupero di preziosi materiali dai pannelli fotovoltaici a fine vita, grandi potenzialità, in particolare proprio per questo sito, di realizzare sistemi di accumulo dell’energia”.

“L’intesa A2A-Regione – ricorda Diego Moretti capogruppo dem in consiglio regionale – conferma l’accordo sottoscritto a maggio 2020 da A2A con le organizzazioni sindacali di categoria e confederali, finalizzato a confermare gli investimenti previsti e il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, pari a più di cento persone. Si tratta di un tema troppe volte sminuito, ma che va assolutamente sottolineato, preso in considerazione e valorizzato come elemento centrale nel contesto di un investimento di questa portata”.

Giuseppe Nicoli, dal Polo Liberale, guarda all’accordo commentando come “ciò significa, come affermavo nel 2021, che il Presidente Fedriga era d’accordo con la riconversione della centrale di Monfalcone e non alla sua chiusura. Una bella bocciatura per le posizioni politiche del Sindaco di Monfalcone che dimostrò nell’occasione di essere su posizioni completamente diverse dal Presidente Fedriga e alla sua giunta”.

“È bene ricordare, se qualcuno l’avesse dimenticato, che tale avversione portò anche ad alcune sostanziali modifiche delle direttive al piano regolatore comunale. Nello specifico il Sindaco ha fatto un uso puntuale del regime di salvaguardia articolato all’interno del art. 63ter comma 2 della LR. 5/07 sul progetto di riconversione. Non solo questa modifica ma anche altri cambiamenti di linea politica segnarono la mia rottura con la maggioranza a Monfalcone che subiva le imposizioni del sindaco senza nemmeno una discussione preventiva”, così ancora Nicoli.

“La sconfitta politica non è casuale ma è la conseguenza di una totale mancata pianificazione urbanistica, con un piano regolatore fermo ormai da più di sei anni, e una totale assenza di programmazione amministrativa del territorio monfalconese. In altri tempi, dopo questa sonora sconfitta, un sindaco avrebbe rassegnato immediatamente le dimissioni”, così ancora Nicoli.

“Ad oggi – sottolinea ancora Nicoli – non è possibile effettuare tutte queste operazioni enunciate nella delibera di giunta in quanto bisogna portare sostanziali e profonde modifiche al piano regolatore oltre al dovuto allineamento al piano paesaggistico e alla condivisione delle operazioni con il dirimpettaio Fincantieri che ancora non si è espresso sul progetto”, conclude Nicoli.

“La nostra posizione non è cambiata: rimane il no deciso al progetto di centrale a gas a Monfalcone”. Lo affermano la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, Ilaria Dal Zovo, e i candidati pentastellati. “Non ci facciamo sedurre dalla previsione dell’utilizzo anche di idrogeno verde – rimarca l’esponente M5S -. Si tratta di uno specchietto per le allodole, utile per nascondere la realtà che vede piazzare una fiammante centrale a gas vicino alle case”. “Il Comune di Monfalcone ha ceduto, facendosi garantire una serie di interventi (parco pubblico, una stazione marittima, albergo, bar, ristorante, pista ciclabile) per dare il via libera all’intervento – conclude Dal Zovo -. Noi invece non cediamo, la salvaguardia dell'ambiente e la tutela della salute della popolazione non possono essere scambiate con nulla: quel progetto non andava fatto, senza se e senza ma”.

Dal consiglio comunale, infine, Cristiana Morsolin e Alessandro Saullo criticano l’accordo: “Monfalcone continuerà ad essere un polo energetico e la centrale continuerà a bruciare combustibili fossili per i prossimi decenni, con buona pace di tutti i discorsi da pugni sul tavolo e ristoranti panoramici. Dopo aver manifestato in piazza con ambientalisti e aver presenziato a convegni di Legambiente come una radicale anti-centrale oggi, Cisint e compagnia cambiano linea e si assoggettano ai voleri di mamma Regione e di A2A”, così ancora i consiglieri.

“Non è cambiato nulla dai tempi della contrarietà a tutti i costi, salvo la posizione dell'amministrazione. Il gas a ciclo combinato con la presenza di una "spruzzata" di idrogeno non è una novità, è la proposta messa sul tavolo dall'azienda più di un anno fa, mentre la dismissione del carbone e la bonifica sono tra le azioni a cui l'azienda si era dichiarata disponibile già nel 2019. E ancora una volta tutto tace sui posti di lavoro, se non vaghe promesse senza quantificazione”, concludono Morsolin e Saullo.  

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