Monfalcone: «È abuso edilizio». Valide le ordinanze dirigenziali, «non si prega nei Centri e in via Primo Maggio»

Monfalcone: «È abuso edilizio». Valide le ordinanze dirigenziali, «non si prega nei Centri e in via Primo Maggio»

LA SITUAZIONE

Monfalcone: «È abuso edilizio». Valide le ordinanze dirigenziali, «non si prega nei Centri e in via Primo Maggio»

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 03 Apr 2025
Copertina per Monfalcone: «È abuso edilizio». Valide le ordinanze dirigenziali, «non si prega nei Centri e in via Primo Maggio»

Il Consiglio di Stato ha annullato le sentenze del Tar e confermato la validità delle ordinanze dirigenziali comunali. Il legale Billiani, «nemmeno un’osservazione è stata ritenuta fondata».

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«Le sentenze vanno illustrate e non interpretate». Lo ha affermato stamane, giovedì 3 aprile, l’onorevole Anna Maria Cisint dopo l’emissione delle tre sentenze definitive del Consiglio di Stato che ha accolto i tre appelli proposti dal Comune di Monfalcone in merito al lungo contenzioso scaturito nell’autunno del 2023 tra l’Ente e i Centri Islamici presenti in città. Ve l’abbiamo già annunciato ieri: i provvedimenti del massimo organo della Giustizia Amministrativa hanno quindi annullato tutte e tre le precedenti sentenze del Tar e respinto gli altrettanti ricorsi presentati dalle comunità islamiche sulle ordinanze dirigenziali emesse dai tecnici dell’amministrazione comunale. «Mi aspetterei una fila lunghissima di persone che chiedono scusa – rivendica Cisint – abbiamo ragione su tutti i fronti. I nostri tecnici hanno fatto la verifica sul diverso utilizzo dei locali in questione che erano stati adibiti ad altro. Il Consiglio di Stato dice che quelli non possono essere centri di preghiera».

L’ex prima cittadina ribadisce che la libertà di culto «non è sopraffazione alla legalità». «Da Monfalcone parte un messaggio chiaro – continua – la legge si rispetta come fanno tutti i cittadini. Devono farlo anche le associazioni islamiche. Abbiamo ragione anche su via Primo Maggio. Si ripristinano così i fini posti dal Piano Regolatore. È un grandissimo risultato ma è molto di più per tutto il popolo italiano. La discriminazione al contrario non funziona». «La sentenza dice che si tratta di abuso edilizio, lì dentro non si va a pregare perché i locali hanno un’altra destinazione d’uso» scandisce l’esponente leghista che invita a «restare sulla sentenza e a non dare altre interpretazioni».

E ancora: «La nostra è un’azione forte che tutte le altre amministrazioni italiane dovrebbero compiere». Poi, rivolgendosi alla comunità musulmana afferma: «Voi avete infranto la legge, ora andranno riapplicate le ordinanze che il Comune aveva emesso perché avevamo ragione sotto tutti i punti di vista, il Consiglio l’ha detto chiaramente». Accanto a Cisint, c’erano l’avvocato Teresa Billiani e il candidato sindaco Luca Fasan. Il legale ha illustrato il contenuto delle sentenze dichiarando di «attenersi pedissequamente al diritto senza cogliere provocazioni» e specificando che «la Magistratura è deputata, attraverso il suo ultimo grado di giudizio, a stabilire chi ha ragione».

«Sono stati accolti gli appelli del Comune promossi a mio tramite – afferma Billiani – sono stati respinti i tre ricorsi dei Centri». S’è trattato dunque di tre abusi edilizi impugnati dai Centri ma respinti dalla Corte. «Nemmeno un’osservazione è stata ritenuta fondata – specifica il legale – sono quindi valide, efficaci e legittime le tre ordinanze comunali». Ora, i soggetti che devono dare attuazione a queste pronunce sono i ricorrenti – quindi Baitus Salat e Darus Salaam – che sono stati condannati a rifondere integralmente il Contributo Unificato al Comune. Per l’avvocato è stata chiaramente malintesa la libertà di culto che «va osservata nel rispetto delle norme edilizie ed urbane» perché «le preghiere sono abusive se non conformi alle norme urbanistiche» e «i diritti vanno esercitati in conformità alle altre norme».
Dunque, se non esiste un titolo edilizio consono – vale a dire una valida autorizzazione – valgono le norme urbane. Anche sulla preghiera nel piazzale dell’ex discount Hardi, secondo Billiani, la Corte «ha smentito tutte le tesi» dei fedeli islamici. «Posto che l’immobile risulta inagibile, questo ricade anche su tutto il piazzale» commenta l’avvocato.

Nell’illustrare anche la terza sentenza, la difesa dell’ente fa notare che l’area dell'ex discount è tuttora un cantiere e non c’è stato alcun collaudo statico. «Questa sentenza ridà speranza – riprende Cisint – il Consiglio di Stato fa giurisprudenza. Non si tratta solo di tre sentenze, qui abbiamo fatto la storia ponendo uno stop ai finti centri culturali». Su quanto accadrà domani, primo venerdì dopo la chiusura del Ramadan, non spetta dirlo all’amministrazione. Contestando quanto affermato ieri dall’avvocato dei Centri, Vincenzo Latorraca circa l’ipotesi sul «rispetto del carico urbanistico», per l’Ente «la regola c’è: si deve rispettare la sentenza definitiva, non si può fare ciò che si vuole». La situazione è questa: le sentenze sono immediatamente esecutive, le ordinanze dirigenziali sono valide e ai controlli dovranno pensarci le autorità preposte. «Chi si ritiene veramente italiano rispetterà la legge – conclude Cisint – noi saremo vigili come lo siamo sempre stati su tutto. La collaborazione c’è sempre stata, non è sudditanza ma si basa sul diritto». All’orizzonte non si prospetta nessun tavolo conciliativo tra le parti.

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