La storia
Il metodo Cisi blocca i contagi, così hanno fermato il virus
Il Consorzio Isontino Servizi Integrati ha applicato il metodo a bolle per i vari centri con uno screening continuo. Aperta a Gorizia la prima residenza regionale per disabili positivi asintomatici
Sarà tutto riassunto in un evento il 3 dicembre, tra l’altro Giornata Mondiale della Disabilità, rigorosamente in via telematica. Si tratta della gestione, ancora in corso, dell’emergenza Covid del Cisi, il Consorzio Isontino Servizi Integrati, che coordina varie strutture per utenti con varie forme di disabilità e offre servizi sia diurni che notturni. A parlarne è il direttore, Saverio Merzliak, ed è proprio di queste ore la notizia della guarigione di uno degli ospiti recentemente riscontrati positivi al virus.
“La vicenda – spiega Merzliak – parte da due positivi della struttura di Gorizia tre settimane fa. Il protocollo prevedeva che fossero mandati a Trieste, in uno specifico reparto per i pazienti Covid, dove però non vi era esperienza per quanto riguarda la disabilità. Abbiamo inviato dapprima un’educatrice e, poi, ci siamo mossi per attivare una struttura in loco”. Tra gli ospiti del Cisi, va detto, fino a ottobre non era stato riscontrato alcun caso positivo: i centri diurni, come da normativa, erano stati chiusi per un periodo mentre le strutture notturne no.
Identificato il locale, ovvero una struttura libera di via Vittorio Veneto a Gorizia, il Cisi si è mosso per organizzare le stanze e pensare anche a come unire le varie normative sanitarie. Attualmente i posti disponibili sono variabili dai quattro ai sette, tre dei quali già occupati. “Abbiamo creato il tutto a tempo record – sottolinea il direttore – mentre il personale che vi lavora è totalmente protetto”. Ciò ha, però, comportato una riduzione del personale in altre strutture ma, compresa la situazione, “si è optato per aggiungere tre turni totali al personale. La struttura è attiva da poco più di una settimana e funziona”.
“Gli ospiti sono passati da una situazione poco positiva per loro, ospitati in letti d’ospedale e con personale a loro sconosciuto, a tornare a vivere con persone a loro conosciute. Positivo anche per noi: si sta costruendo una rete vera e non solo dichiarata con tutto il sistema sanitario”, ribadisce Merzliak. Di fatto la struttura è la prima unità Covid per disabili positivi asintomatici a livello regionale e vi sono pochi esempi simili nel nazionale.
“È un farsi carico con le proprie possibilità dell’impatto del Covid. Non vi deve essere sempre qualcun altro che pensa per te – chiosa Merzliak. “Quando abbiamo notato che la curva dei contagi risaliva abbiamo deciso di creare il sistema delle “bolle”, ovvero ogni centro diurno ha il proprio pulmino, il proprio autista e, nel caso vi si trovasse un positivo, si fermerebbe un solo centro e non tutta la struttura”. Fino ad ora i casi simili sono stati due: un’utente di Ronchi è risultata positiva, ma, per fortuna, il contagio non è avvenuto né con operatori né con altri ospiti. Un altro caso a Gradisca ma la struttura è risultata negativa. “Ora stiamo eseguendo uno screening a tutte le strutture. A volte dobbiamo dare risposte scomode, come il far ritornare a casa alcuni ospiti quando presentano sintomi, anche se solo per un banale raffreddore, fino a che non vi è la certezza della negatività al virus. È una lotta quotidiana, ma il sistema “a bolle” sta tenendo”, conclude Merzliak, che rivela una certa preoccupazione per la “diffusione random del contagio stesso: ci deve essere sicurezza ma bisogna anche essere critici”.