Il messaggio
Guardare alla luce del Natale nelle situazioni di buio. L'auspicio dell'arcivescovo Redaelli
Monsignor Redaelli affida ai microfoni de Il Goriziano il messaggio natalizio. Nell'omelia della notte durante la Santa Messa in cattedrale ha ricordato l'importanza della luce a Natale.
Celebrazioni anticipate nella notte e ingressi contingentati. Il Natale 2020 per le celebrazioni eucaristiche diocesane dell'arcidiocesi goriziana si presenta con le problematiche nazionali comuni all’intero territorio nazionale. Monsignor Redaelli, arcivescovo di Gorizia, ha ricordato durante le celebrazioni nella Cattedrale dei Santi Ilario e Taziano nel cuore del capoluogo.
“Ci troviamo in una situazione di buio e il Natale parla invece di luce”, ha ricordato monsignor Redaelli durante la Missa in Nocte. “Lo ricorda la prima lettura in termini entusiastici: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse». Anche il Vangelo di Natale è pieno di luce: Maria che «dà alla luce il suo figlio primogenito» e la gloria del Signore che avvolge di luce i pastori. La seconda lettura poi non accenna direttamente alla luce, ma va nella stessa linea parlando di grazia che è apparsa e di gloria che si manifesta”.
“Un’immagine spesso utilizzata, quasi dall’inizio della pandemia appena ci si è accorti che la questione non si sarebbe risolta in pochi giorni come tutti speravano, è stata quella del tunnel. Siamo in un tunnel: un’immagine negativa, ma anche di speranza. Perché un tunnel buio prima o poi finisce e a un certo punto è normale intravedere nel buio la luce della fine. Il problema è che nel corso dei mesi ci si è accorti che era sempre più difficile vedere quella luce. Il tunnel è diventato via via sempre più lungo e, per di più, si presenta non come lineare, ma con un percorso contorto: ulteriore ostacolo anche solo a intuire la luce della fine”, sono state ancora le parole dell’arcivescovo.
“Diventa allora impossibile anche vedere la luce del Natale? Ma qual è la luce del Natale? Una luce che miracolosamente risolve tutti i nostri problemi una volta per sempre? O è una luce interiore, una grazia che ti permette di fare un percorso al buio attivando tutte le risorse che il Signore ci ha dato, appunto come i quattro sensi che l’itinerario al buio dell’Istituto ciechi valorizza in modo straordinario? E se Gesù, sempre per stare all’esperienza di quella mostra, fosse paragonabile a una guida non vedente? Se il Natale fosse proprio il fatto che Lui, la luce del mondo, si è fatto buio come noi per starci accanto?”, si è domandato Redaelli.
“In questo Natale dobbiamo pregare perché tutto finisca presto e tanta sofferenza e tanto dolore in ogni parte del mondo abbiano una fine. Ed è giusto pregare perché si possa a breve vedere la luce alla fine del tunnel. Ma la preghiera più importante da fare oggi è di accorgerci che il Signore c’è e si è messo accanto a noi in questo percorso buio per guidarci e per insegnarci a usare quei doni di cui Lui ci ha fornito e che noi, nella nostra pigrizia o anche solo distrazione, spesso non siamo neppure consapevoli di avere”, ha concluso l’arcivescovo.