Mercato del lavoro, calano le assunzioni in Fvg ma sale il numero nel Goriziano

Mercato del lavoro, calano le assunzioni in Fvg ma sale il numero nel Goriziano

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Mercato del lavoro, calano le assunzioni in Fvg ma sale il numero nel Goriziano

Di Redazione • Pubblicato il 24 Dic 2023
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Nei primi nove mesi del 2023, il numero di assunzioni in regione nel privato è calato ma i dati della zona triestina e goriziana mostrano segno più.

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Nei primi nove mesi del 2023 il numero di assunzioni in Friuli Venezia Giulia nel settore privato (esclusi i lavoratori domestici e gli operai agricoli) è diminuito del 3,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (circa 4mila in meno). La provincia di Pordenone presenta il passivo più consistente (-7,8%), seguita da Udine (-4,9%). L’area giuliana (+1,9%) e quella goriziana (+2,7%) mostrano dei moderati incrementi. Lo rende noto il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo che ha rielaborato a livello regionale dati Inps.

Nello specifico, in regione si rileva una consistente flessione del numero di nuovi contratti di lavoro in somministrazione (-15,2%, pari a quasi 3.900 unità in meno), connessa probabilmente al rallentamento di molte attività manifatturiere. Le assunzioni a tempo indeterminato evidenziano una contrazione, sebbene più contenuta (-4,5%, 831 in meno). Degna di nota anche la diminuzione del numero di nuovi rapporti di lavoro in apprendistato, rivolti alle persone più giovani (-7,3%, pari a -410).

Al contrario si rilevano significativi incrementi per i contratti di lavoro intermittente (+8,1% in regione e +23,1% in provincia di Pordenone), molto utilizzati nell’ambito dei servizi di alloggio, ristorazione e nel commercio al dettaglio. Risulta sostanzialmente stabile l’andamento delle assunzioni a tempo determinato (-0,2%) e di quelle stagionali (+0,4%). Nei primi nove mesi di quest’anno, in Italia, si può rilevare una diminuzione delle nuove assunzioni in somministrazione in quasi tutte le regioni (la variazione complessiva è pari a -7,4%), con le eccezioni del Lazio (+6,6%) e della Puglia (+5,3%).

Il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni dove tale andamento è stato particolarmente negativo, soprattutto nelle province di Udine (-22,5%) e Pordenone (-20,1%). Si tratta di una tipologia contrattuale in cui un’impresa appositamente autorizzata assume i lavoratori perché vengano impiegati temporaneamente in altre aziende. Nel periodo considerato le assunzioni in somministrazione sono diminuite soprattutto per quanto riguarda la componente femminile (-19,8%, contro -11,4% degli uomini).

La flessione ha inoltre riguardato in misura maggiore le assunzioni di lavoratori italiani (-17%, contro -12,2% degli stranieri). I nuovi rapporti di lavoro degli over 50, inoltre, sono diminuiti in misura inferiore (-11,2%) rispetto alle altre classi di età. Per quanto concerne infine le tipologie contrattuali, si rileva un incremento, sebbene minimo, solo delle assunzioni a tempo indeterminato (+2,6%). Si tratta del cosiddetto staff leasing, un fenomeno in crescita negli ultimi anni, anche se riguarda ancora un numero relativamente limitato di lavoratori.

Nel 2022, ultimo dato disponibile, erano poco più di 4.700 in regione, su un totale di circa 32mila lavoratori somministrati. Solo quattro anni prima, nel 2018, erano meno di un terzo (circa 1.300). Tra gennaio e settembre 2023 le cessazioni dei rapporti di lavoro sono diminuite in maniera ancora più consistente delle assunzioni (da 116.144 a 110.152, pari a -5,2%). Le dimissioni dei lavoratori sono sempre più diffuse e costituiscono ancora la motivazione di gran lunga principale dell’interruzione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato.

Nel 2014 le dimissioni davano conto di poco meno della metà di tutte le cessazioni dei contratti a tempo indeterminato, a partire dal 2021 la loro incidenza supera stabilmente il 75% e nei primi nove mesi di quest’anno risulta pari al 78,6%. Le cessazioni di natura economica hanno un peso sempre minore, da quasi il 40% nel 2014 a valori vicini al 10% negli ultimi anni. Nel tempo è invece aumentata l’incidenza dei licenziamenti disciplinari dei lavoratori a tempo indeterminato (dal 2,5% del totale nel 2014, all’attuale 5,5%).

Foto di archivio

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