la celebrazione
Gorizia, la memoria dei deportati sotto la pioggia: «Raccontare a chi non conosce»
Le associazioni di deportati ed esuli si sono ritrovate al lapidario in Parco della Rimembranza, per ricordare coloro che vennero prelevati dai partigiani jugoslavi nel maggio '45.
Poche parole, pronunciate sotto il crepitio della pioggia, in quella che rimane ancora una cerimonia dolorosa per tanti. Questo pomeriggio, le associazioni di deportati ed esuli si sono ritrovate al lapidario in Parco della Rimembranza, per ricordare coloro che vennero prelevati dai partigiani jugoslavi durante i 40 giorni tra maggio e giugno 1945. Un appuntamento promosso dal comitato Congiunti deportati in Jugoslavia, alla presenza della Lega nazionale di Gorizia e Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
A deporre la corona di fiori sono stati i presidenti di questi due sodalizi, rispettivamente Luca Urizio e Maria Grazia Ziberna, insieme al sindaco Rodolfo Ziberna. Presente anche il viceprefetto, Maria Rosaria Macini, così come il questore Luigi Di Ruscio e altri vertici delle forze dell’ordine e associazioni combattentistiche. Esortando a non avere «un atteggiamento fermo ma a camminare insieme», monsignor Ignazio Sudoso ha rimarcato che «il ricordo e le ferite rimarranno ma in qualche modo bisogna rimarginarle».
Guardando al cuore delle persone, il sacerdote ha rilevato che «la guerra e l’inimicizia non portano da nessuna parte. Dobbiamo cambiare il nostro sguardo alla vita e la postura con cui affrontiamo l’esistenza». Dal canto suo la presidente del comitato, Laura Stanga Murgia, ha sottolineato come coloro che vennero colpiti dalla violenza in quei giorni «erano colpevoli soltanto di essere italiani». Quindi l’espressa manifestazione corale del dolore delle famiglie, per un «passato oscuro e oscurato dalla storia ufficiale».
Ha quindi esortato a raccontare quanto accaduto «anche ai turisti che non conoscono la nostra storia. Siamo senza odio ma con la consapevolezza che ciò che le guerre lasciano sono ferite». Urizio ha quindi puntato il dito verso la «pseudo cultura democratica che ha portato alla grande menzogna», sottolineando invece «i 950 deportati da Gorizia in quel maggio del 1945. Spero che i tentativi di portare avanti questa grande menzogna siano sempre più soffocati». Il 12 giugno, quindi, si terrà la cerimonia per la ‘seconda redenzione’ della città al nuovo lapidario.
Chiudendo l’appuntamento, il primo cittadino ha ricordato anche i «duemila giornalisti che hanno perso la vita su fronti di guerra», al quale ha reso omaggio poco prima davanti al monumento dedicato nello stesso parco insieme all’assessore al welfare, Silvana Romano. Ha quindi fatto un parallelismo con chi venne deportato e chi oggi «non ha mai mollato». Ziberna ha espresso il desiderio che «queste manifestazioni continuino, bisogna parlare con i giovani. Questa data appartiene in modo radicato e profondo al nostro territorio».
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