Il personaggio
Marco Girardo è direttore di Avvenire: «La mia terra mi ha insegnato a cercare il dialogo»

Le nuove sfide del giornalismo, la guerra in Ucraina, i giovani tra i temi. Ma anche i ricordi di gioventù con le partite di baseball «e lo zio che dettava la cronaca al telefono».
Da Vermegliano a Milano e, ora, alla direzione di uno dei quotidiani più autorevoli nel panorama dell’informazione nazionale. Marco Girardo, classe 1972, anche se raggiunto telefonicamente dalla nostra redazione, lascia trapelare l’emozione nel raccontare il nuovo incarico e nel ricordare la propria terra e le proprie radici, prima fra tutte la propria famiglia.
“Ho ereditato un lavoro straordinario da Marco Tarquinio – esordisce Girardo, da oggi formalmente alla direzione di Avvenire – che ha saputo rendere il giornale una voce autorevole e onesta che cercheremo di mantenere aperto alla persona e al dialogo”. Un’eredità importante, “un compito bello e affascinante”, precisa. “Nel medio termine dovremo cercare di recepire le necessità dei lettori nel campo della digitalizzazione dell’informazione che sta coinvolgendo un po’ tutti. Il ‘live journalism’, con gli incontri diretti e con le persone che dal vivo raccontano le proprie esperienze e opinioni, è già un fatto e una sfida”.
Girardo ricorda anche il lavoro che Avvenire sta facendo all’interno di scuole e università: “Uno dei punti più importanti è il mantenimento di Popotus, il giornale per bambini che, unico in Italia, racconta ai più piccoli i fatti di cronaca e li coinvolge informandoli”. Insomma, si punterà a un’informazione che da on-line diventi “on-live e on-life – prosegue il neo direttore – ma mantenendo la linea che ci ha contraddistinto in questi anni su numerosi temi”.
La citazione è chiara verso il conflitto russo-ucraino. “Continueremo a chiedere che si cerchi ogni soluzione per raggiungere la pace – sono le parole di Girardo – rimarcando che l'Ucraina è un Paese aggredito ma guardando anche a quanto succede nel resto del Mondo dove ci sono oltre 160 conflitti in corso, soprattutto nel continente africano”.
Tornando al Territorio, Girardo sottolinea come “essere nato e cresciuto in un luogo dove il confine è presente e dove il dialogo, spesso, non c’è stato o è stato ostacolato credo mi abbia lasciato un’impronta unica che mi fa guardare alla necessità di ascoltare tutti e cercare sempre i ponti”. A casa, a Ronchi dei Legionari, la mamma Nerina si è congratulata e “ha ricordato papà Franco, che mi ha insegnato l’onestà, e voglio ricordare anche lo zio Giovanni, grande tifoso di baseball che la domenica pomeriggio, terminate le partite, da casa sua al telefono dettava al Piccolo la cronaca di quanto era accaduto”.
“La responsabilità è tanta ma sento il supporto della famiglia, dei colleghi e del territorio”, conclude, mentre il sindaco di Ronchi dei Legionari, Mauro Benvenuto, si è congratulato assieme al parroco, monsignor Ignazio Sudoso, per il nuovo ruolo del concittadino.
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