l'intervista
L'uomo e la vita, la filosofia di Giacomo Poretti a Monfalcone: «L'ironia ti dà coraggio»

Il celebre comico che ha composto il trio Aldo, Giovanni e Giacomo sarà ospite domani sera in piazza. Il suo interesse per Basaglia e Gorizia.
Ormai non è più ‘solo’ il Giacomo di Aldo, Giovanni e Giacomo. In realtà, Giacomino Poretti - così noto all’anagrafe e ai fan più accaniti - è sempre stato un artista variegato, arrivando sul palco dopo aver lavorato come infermiere in ospedale. Oggi, contando ormai una carriera lunghissima con il celebre trio, ha all’attivo anche ben quattro libri e perfino un podcast, il PoretCast, nel quale si è reinventato intervistatore. Al Festival Geografie di Monfalcone, però, tornerà a essere l’intervistato domani.
Venerdì 22 marzo alle 21, infatti, sarà il grande ospite dello Spazio Nord in piazza della Repubblica, dove dialogherà con la giornalista Elisabetta Pozzetto. Presenterà per l’occasione la sua ultima fatica letteraria, Un allegro sconcerto, edito La Nave di Teseo. Dentro c’è una galleria vasta di personaggi, che rimandano anche ai suoi precedenti romanzi, e il timbro psicologico si riflette anche nel suo interesse su Gorizia nel centenario di Franco Basaglia: «Sicuramente verremo (lui e la moglie, psicoterapeuta, ndr) il prossimo anno per la Capitale della cultura».
Questo è il suo quarto libro, a quasi dieci anni dall’esordio. Si sente ‘più maturo’ come scrittore?
Non saprei se la carriera di uno scrittore preveda una fase di maturità o meno. Di sicuro cambiano i gusti di chi scrive e le intenzioni, in un certo modo. Nel mio caso, è più un fase di follia che di maturità, in particolare dal punto di vista editoriale, ma la mia editrice me l’ha consentito e mi è piaciuto molto lavorare sui racconti. Un lavoro diverso non solo per la brevità, nel racconto c’è la sintesi e la densità da rispettare e mi sono divertito.
È stato più difficile da comporre, rispetto a un romanzo?
Sì, temevo questa forma anche se mi attrae molto. È più difficile rispetto a un romanzo, ma al contempo mi è piaciuto e mi piacerebbe andare avanti su questa strada. Ci tante valutazioni da fare, però.
Perché pochi autori in Italia scelgono i racconti brevi?
Forse la forma racconto era più in salute rispetto ad altre epoche storiche, ma non c’è stata nessuna fatica quando ho detto alla Nave di Teseo di voler scrivere un libro di racconti. Mi hanno dato l’ok senza nessuna resistenza. Forse ero che io mi facevo più problemi.
Nei racconti presenti nel volume c’è un rimando ai suoi precedenti libri?
Lo sconcerto di fronte alla vita è il sentimento guida di tutti questi racconti, infatti è ripreso anche dal titolo. Anche in altri lavori come, Turno di notte e Al Paradiso è meglio credere, era presente ciò. In tutti questi riconosco il mio sentimento guida.
La comicità che ruolo ha in questo stato?
Può essere salvifico e aiutare tanto, ma non per attenuare. Va bene riderci sopra ma è una cosa momentanea, che può alleviare certi pesi sul cuore. In generale, il linguaggio dell’umorismo ti aiuta ad andare più in profondità in certe cose, come alimentare la fantasia. Un’iniezione di coraggio per l’immaginazione è proprio l’ironia. Ti aiuta perché alcune cose, come la perdita di persone care come possono essere i genitori, quando accadono finiscono in un luogo o nel nulla e poi non ci si pensa più. Invece può essere bene immaginare cosa ci sia dopo la morte. Oggi quasi nessuno ha più coraggio di ipotizzare cosa succederà dopo.
È quasi più filosofia che comicità.
È vero, è un sentimento che anche i filosofi hanno vissuto davanti sconcerto, ma è possibile da provare per chiunque anche se fa il farmacista o è disoccupato. Questo sentimento della vita ce l’abbiamo tutti, nessuno non ha mai provato spavento pensando che siamo miliardi di atomi. È questo quando ci accorgiamo di essere al mondo. Se vuole, il metterci per strada per cercare un senso è il presupposto filosofico teologico dei miei racconti, ma che poi vanno giudicati per quello che sono. Ossia dei racconti.
Nel suo podcast, ha trovato il modo di affrontare lo spiazzamento davanti la vita da parte dei suoi ospiti?
Proprio questa era la mia intenzione, mi interessava dialogare con persone al centro dell’attenzione pubblica e cercare di capire, con una certa delicatezza, quali sono i sentimenti più importanti e scomodi. Infatti a tutti domando di cos’hanno paura, che rapporto hanno con aldilà ma non con tutti è facile andare in certe direzioni. La tesi del mio libro è che si tende a rimuovere certe questioni, non parlarne, tanto che chi ha un atteggiamento così vitale ti fa sospettare.
Ci sono sempre più podcast online. Perché la gente cerca storie in questi format?
È difficile rispondere, anche perché i podcast sono un fenomeno vario, vanno dalla scienza agli incontri con persone come faccio io, che una volta si chiamavano semplicemente interviste. Credo che, in un certo senso, il podcast nella sua forma più estesa sia la sostituzione del libro, perché va a occuparsi di un sacco di argomenti e non si fa più quella fatica di leggere. La mia generazione non aveva altri modi di apprendere le cose, ora è plateale che chi legge lo fa sempre di meno e va ad ascoltare storie. È un fenomeno che non si è ancora esaurito nella sua ricerca di senso.
Parlando invece di altre forme di intrattenimento, oggi la comicità sembra essere solo stand up comedy. Un domani però potrebbero tornare forme di umorismo come quelle del trio o simili?
Direi che sono fasi storiche, adesso c’è questa cosa della stand up comedy favorita anche dal mezzo dove le persone si esprimono maggiormente, ossia il web e il filmato realizzato con il telefonino. Lo faccio anch’io e mi rendo conto che sono cose completamente diverse dal passato. Personalmente, non mi piace molto il gusto che emerge dalla stand up, ci sono cinismo esibito e volgarità sessuali e se non ci sono questi elementi non fai lo spettacolo. Sono molti bravi tecnicamente, ma trovo che manchi una tenerezza e compartecipazione che i comici hanno sempre avuto. Anche i comici come Totò o Buster Keaton avevano una tenerezza struggete verso i personaggi che rappresentavano. Ora invece è totalmente assente, il cinismo è preponderante e c’è un’ostentazione della sessualità quasi triviale. Non giudico per moralismo ma è una cosa estetica.
È un cinismo che è specchio della società?
La società non è tutta così ma c’è molto di questa cosa qua. Lo si vede e la cosa è confermata perché questi comici hanno molto successo e il pubblico apprezza.
Foto ©Serena Serrani
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