Lubiana deciderà il destino del lido di Salcano, a rischio la possibilità di fare il bagno

Lubiana deciderà il destino del lido di Salcano, a rischio la possibilità di fare il bagno

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Lubiana deciderà il destino del lido di Salcano, a rischio la possibilità di fare il bagno

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 03 Mag 2021
Copertina per Lubiana deciderà il destino del lido di Salcano, a rischio la possibilità di fare il bagno

Dopo l'annegamento di un bambino lo scorso luglio, ora l'area rischia di non essere più balneabile. Raccolte oltre 1.600 firme.

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Era la fine di luglio dell’anno scorso quando un bambino di 10 anni morì annegato a Salcano, inghiottito dalle acque dell’Isonzo. L’area è quella del Soča Fun Park. Da quella tragica vicenda è nato un confronto tra l’amministrazione comunale di Nova Gorica e tre ministeri, in primis quello dell’Ambiente. Nella zona dell’incidente, infatti, si trova una zona di monitoraggio settimanale della qualità dell’acqua, che viene svolta ogni estate. Dal dicastero, però, c’è la volontà di togliere questo servizio, provocando la reazione contrariata della popolazione e dello stesso sindaco Klemen Miklavič: “È un segno che si vuole andare verso il divieto di balneazione”.

Ufficialmente, quel tratto di fiume non sarebbe destinato al bagno, ma ciò non scoraggia i moltissimi - sloveni e italiani - che nei mesi più caldi si ritrovano qui. L’area è molto gettonata, inoltre, per le attività sportive con i kayak. Per questo, è nata un’iniziativa civile, sostenuta dal primo cittadino, “per andare dalla direzione opposta - sottolinea Miklavič -. I fiumi sono un bene pubblico e devono essere a disposizione della gente”. Per far ciò, è necessario regolare il funzionamento della vicina centrale idroelettrica, “in base alle necessità della sicurezza”. Fino al 10 maggio, quindi, le parti potranno presentare le proprie osservazioni sulla questione.

Il Comune ha quindi sposato la posizione del comitato “Amiamo l’Isonzo”, dichiarandosi contrari alla decisione di togliere questo monitoraggio in quel tratto. Lo stesso è conosciuto dai locali come la “zona della diga”, da non confondere con quella attuale collocata a circa tre chilometri di distanza, ma legata invece a una vecchia cartiera. Il problema, peraltro, è legato proprio all’infrastruttura più moderna e al veloce rialzo delle acque: “Il pomeriggio di quel giorno di luglio - ricorda il sindaco -, la centrale si è attivata e il livello si alzato per più di un metro in 40 minuti. Il flusso è aumentato così di cinque volte”. Una tragedia simile era già successa 7 anni fa.

“Il rischio è che questo sia il primo passo verso la chiusura - puntualizza -, noi vogliamo che invece si garantisca la sicurezza. È un diritto di tutti poter usare il fiume, diventa come una piazza durante l’estate”. Complice il successo del Kayak club e della nuova passerella, l’area è sempre più diventata attrattiva per i locali e non solo. Peraltro, proprio il nuovo ponte - che ormai è quasi terminato - potrà risolvere il problema di tornare da una riva all’altra. Altrimenti bisognerebbe raggiungere il viadotto stradale, ma bisogna passare per la boscaglia. Il ministero, ora, vorrebbe togliere l’area dalla lista dei monitoraggi e l’ultima parola spetta al governo.

Il comitato, inoltre, ha anche avviato una raccolta firme, arrivando in breve tempo a 1.600 adesioni. La discussione verte sul rapporto con l’azienda che gestisce la diga: “Non è il pubblico che si deve adattare alle necessità del capitale, ma il contrario. Se l’impresa (l'Hidroelektrarna Solkan, ndr) si adatta, però, perde parte del profitto, perché la centrale funziona a seconda delle richieste del mercato”. Sulla tematica sono interessati anche i ministeri della Difesa e delle Infrastrutture: il primo coordina la Protezione civile e il secondo le centrali elettriche. Dal canto suo, il Comune ha posto cartelli e segnaletica per indicare il livello del fiume.

L'iniziativa civile ha quindi proposto che la centrale rimanga in funzione al minimo durante il giorno, almeno nei mesi estivi. La Difesa, invece, ha avanzato l'idea di un allarme sonoro, da attivare qualche minuto prima dell'entrata in funzione della struttura, a cui si aggiungono quelle per creare una sorta di "lido" controllato. Magari inserendo bagnini e salvagenti. Obiettivo che lo stesso Miklavič definisce impossibile da realizzare: "Non si troverebbero da nessuna parte delle figure disposte ad assumersi il rischio su un territorio così esteso. Se metti i salvagenti, poi, certo si contribuisce a risolvere il problema, ma si da anche il messaggio che lì si può fare il bagno in sicurezza e la gente è meno cauta".

Foto: Mateja Pelikan/Facebook

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