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L'inquinamento dell'aria a Gorizia è nei limiti ma per Legambiente si può fare di più

Il circolo cittadino dell'associazione fa il punto sulla situazione e spiega come migliorare le cose nel proprio piccolo.
Si stima che ogni anno in Italia vi siano circa 84.000 morti premature attribuibili all'inquinamento atmosferico, con costi sociali ed economici elevati. È partito da questa premessa l’incontro in streaming di Legambiente Gorizia sulla qualità dell’aria in città e non solo, tema affrontato a più riprese dal sodalizio negli ultimi anni. “La pianura padana è tra le aree più inquinate d’Europa - ha spiegato la presidente del circolo, Anna Maria Tomasich - e ance a Gorizia ci sono alcune criticità”. Per monitorare la situazione, quindi, ci sono delle centraline in città che monitorano la presenza di polveri sottili, “per avere un quadro più capillare di quello offerto Arpa”.
In autunno, Legambiente ha stilato in autunno un rapporto ad hoc intitolato “Mal’aria”, basato sulla qualità dell’aria nei capoluoghi di provincia. “Il livello di Gorizia era solo sufficiente - ha commentato il vicepresidente Luca Cadez -, per una serie di problematiche presenti in città”. Secondo i dati dei quattro centri maggiori in regione, stilati dall'agenzia regionale per l'ambiente, “c’è un sali e scendi dei picchi dettato dall’andamento atmosferico”. Per quanto riguarda la soglia massima di pm10, “Gorizia ha iniziato a scendere negli ultimi tre anni ma c’è già stata una tendenza di risalita tra 2018 e 2019”. Nell’andamento giornaliero, però, le esposizioni sono notevoli in alcune fasce orarie.
Positivo, invece, il livello di biossido di carbonio, che nel capoluogo è ben al di sotto della soglia. “È anche vero che questo - ha aggiunto Cadez - è un precursore dell’ozono, sul quale invece abbiamo dei problemi, generandosi soprattutto con il traffico veicolare in estate. Gorizia ha dei sforamenti superiori ai limiti previsti dalla normativa”. Per tenere traccia di questi componenti nell’atmosfera, ci sono i punti di analisi dell’Arpa, che in centro da tre sono passati a uno nel corso degli anni. L’ultimo rimasto è posizionato lungo via Duca d’Aosta. Legambiente, inoltre, ha ricordato i progetti fatti tra 2018 e 2019 sulla tematica, coinvolgendo anche le scuole e i più giovani.
Come si diceva in apertura, di inquinamento si può anche morire. Lo ha confermato la dottoressa Maria Teresa Padovan dell’Isde-Medici per l’ambiente: “Se in passato la principale causa di morte era legata alle malattie infettive, nel corso del Novecento è aumentato il trend di quelle cardio-vascolari e tumori”. In questo senso, i soggetti più a rischio sono gli anziani, indigenti e bambini piccoli, oltre chi è già affetto da malattie a cuore o polmoni, così come chi è sovrappeso. “Tutto ciò può contribuire al peggioramento delle condizioni di salute, così come per le persone risultate positive al Covid-19”. L’inquinamento, quindi, è un ulteriore fattore di rischio.
Qualche buona pratica è stata consigliata da Nevio Costanzo, socio del circolo goriziano, che ha spiegato anche come creare una piccola centralina in casa. Con una spesa modesta e qualche passaggio informatico, quindi, è possibile comporre uno strumento che tenga monitorata la condizione dell’aria, così da avere sempre la situazione sotto mano. Focus anche sulla correlazione tra vegetazione e tasso di Co2 nell’aria: “La vegetazione ha capacità di assorbire gli inquinanti - ha commentato Cadez -, il cui abbattimento avviene grazie all’assorbimento da parte delle foglie e anche grazie alle piante stesse. È anche vero, però, che in certi tipi di strade ci può essere un effetto tappo”.
Nella foto: la concentrazione di pm10 nel Nord Italia (grafica Prepair)

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