L'inclusione passa attraverso lo sport, arriva a Gorizia il progetto BaskinGo

L'inclusione passa attraverso lo sport, arriva a Gorizia il progetto BaskinGo

BASKET INCLUSIVO

L'inclusione passa attraverso lo sport, arriva a Gorizia il progetto BaskinGo

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 15 Ott 2024
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Ideato dall’allenatore Giovanni Rosso, il progetto propone il basket anche a bambini e ragazzi con difficoltà. Il sogno? 'Un torneo di baskin nel 2025'.

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È partito venerdì scorso, e di strada ne ha ancora da fare. È il progetto “BaskinGo” ideato dall’allenatore Giovanni Rosso dell’Unione sportiva goriziana (Usg), una storia di inclusione nell’ambito del basket iniziata già un anno fa. «In passato vedevo ragazzi che arrivavano spontaneamente, chiedendo se facessimo basket inclusivo – racconta con entusiasmo - A malincuore li mandavamo via, perché non avevamo una struttura adeguata ad accoglierli. Nel tempo ho pensato di realizzare una realtà sportiva aperta alla città, perché un corso di Baskin non si è mai visto. In genere lo organizza chi lavora solo con i disabili».

A prendersi a cuore l’idea è stato anche il presidente del Baskin regionale Alberto Andriola, grazie al quale Rosso ha potuto concretizzare il proprio sogno venendo incontro a quelle famiglie che hanno bisogno di supporto. Una disciplina che si pone l’obiettivo di far giocare sul campo di pallacanestro tutti assieme, dalla persona normodotata a quella disabile, offrendo a ciascuno la possibilità di segnare al canestro. «Abbiamo aperto il centro BaskIn a Gorizia perché c’è tanta richiesta», ammette Giovanni, che si è subito attivato per portare in campo quanti hanno difficoltà motorie e generalmente sono spinti a rinunciare. «I bambini si divertivano. Per me accoglierli è un gesto naturale. Amo i bambini e poterli aiutare mi dà grande soddisfazione».

Via libera alle iscrizioni, per gruppi con un’età compresa fra i cinque e i quindici anni. «Il corso è appena partito, abbiamo iniziato l’11 ottobre con due iscritti. Immagino che aumenteranno, proprio a breve avremo un incontro per perfezionare la nostra iscrizione al Centro nazionale baskin». Una volta entrati a far parte del Centro si potrà fondare una squadra e prendere parte ai tornei, seguendo apposite linee guida.
«L’idea è quella di aprire due corsi. Uno di minibasket e un altro di basket per ragazzi più grandi. Dicono si possa giocare dai quattordici anni in su. Per questo ho inventato il “basket integrato”». Una forma di pallacanestro che coniuga il basket tradizionale al baskin, che consente ai ragazzi di giocare senza il livello agonistico. «Quello che richiede il baskin è l’agonismo, mentre il concetto di basket integrato è che il bambino si diverta». Un’opportunità per stare insieme agli altri nonostante difficoltà fisiche, garantendo uno sport inclusivo e la condivisione del tempo libero. «È una filosofia che fa bene – rimarca – Anche se ora puntiamo ad avere il baskin vero e proprio. Poi, non è detto che non si faccia basket integrato con chi si desidera».

Perché la nostra è una società dove l’inclusione è ancora un paradigma astratto e dove i quindicenni vengono bullizzati come Leonardo Calcina, piuttosto che sostenuti a vivere in pienezza e serenità. «Dobbiamo cambiare la cultura – sottolinea lo speaker e coach Arturo Mariani, intervistato oggi a Rainews – La persona con disabilità può esprimere nella sua unicità tutta la sua essenza. Io sono stato salvato nel creare spazi in cui potermi esprimere. È fra i ragazzi che avviene il cambiamento culturale».

Disciplina coinvolgente, anche se complessa, il baskin aiuta a sviluppare consapevolezza e cooperazione. «Coinvolge anche i ragazzi della nostra società, che mi danno una mano a fare allenamento e a sviluppare gli esercizi insieme a quanti sono meno fortunati. Quindi tutti si sentono uguali. Il baskin ha regole diverse, per esempio il canestro più basso. Regole che vanno rispettate. Quindi proporremo sia il baskin che il basket integrato, così da rivolgersi a tutte le tipologie di ragazzi».

Due specialità differenti che viaggiano sullo tesso binario, anche se il basket integrato viene proposto senza le linee guida del baskin. «In realtà, lo abbiamo iniziato già due anni fa per i casi con disturbo dell’attenzione». Questo perché si tratta di uno sport di grande utilità in presenza di adhd, in quanto consente di apprendere la coordinazione motoria, la pianificazione e il rispetto del turno, implementando la concentrazione. «È uno sport indicato proprio per questi ragazzi – spiega – Molti migliorano anche nel rapportarsi con gli altri, così ho pensato di proporla alle famiglie». Un sostegno per i ragazzi e per quei genitori che, oltre a vedere i propri figli realizzarsi nello sport, possono ritagliarsi del tempo libero anche per se stessi. «Uno sport offerto alla città e al suo tessuto sociale, fatto con il cuore», ribadisce.

Quella di Giovanni è società di lunga tradizione, fondata a Gorizia ben 50 anni addietro grazie a suo padre Roberto. «Ci stiamo ingrandendo, prima eravamo una squadra giovanile, ora quattro giovanili, una squadra a segno e una under diciannove. Ci occupiamo anche del torneo Dudi Krainer, che quest’anno compie trent’anni». E che richiama squadre da tutt’Europa, dalla Bosnia alla Serbia, ma anche Spagna e Germania. «Abbiamo un campo modulare di legno – racconta - costruito insieme a mio fratello e ai miei amici con le nostre mani».

L’idea vincente potrebbe essere un torneo di baskin da svolgere in occasione della Capitale europea della cultura. «Oltre a organizzare un grosso torneo a otto squadre, si potrebbe proporre anche qualcosa di baskin a livello regionale. Noi siamo sempre disponibili». Una capitale della cultura che possa essere pienamente inclusiva per tutti, come accadde nel 2008 in occasione del “No border street basketball”. «Nel 2004 cadde il muro. Noi nel 2008 mettemmo in piazza Transalpina, a cavallo della linea di confine, un campo da basket in legno per un torneo tre contro tre a cui parteciparono italiani e sloveni. Fu il primo evento fatto senza il confine, poi trasformato in una festa dello sport dopo il torneo Krainer, dove ci fu anche un concerto di Piotta. L’intenzione era creare questa connessione fra sport e cultura». La speranza è che il baskin possa trovare spazio per la festa del 2025 alle porte, nel segno del rispetto fra diversità culturali o fisiche, in cui ciascuno possa coltivare la propria individualità. 

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