L'OSPITE
‘Librinfesta’ apre con Gad Lerner: focus su Gaza con Cristiano Degano

La rassegna letteraria apre con il giornalista che parla di guerre e genocidi. Spazio ad approfondimenti e serate culturali fino al 12 aprile.
Ieri Ronchi dei Legionari ha fatto da cronice all’inaugurazione della nona edizione di “Librinfesta”, rassegna annuale che intende promuovere attraverso i libri e la lettura una riflessione collettiva sulla società attuale. La lettura va interpretata come un come valore condiviso, in grado di influenzare positivamente la qualità della vita delle persone: fino al 12 aprile, infatti, Ronchi si trasformerà in un vero e proprio salotto letterario, grazie al ricco programma che è stato organizzato. Nei prossimi giorni sono stati previsti vari incontri con diversi autori, visite guidate e letture ad alta voce.
«Proprio perché i libri sono una chiave per interpretare il mondo che ci circonda – sono le parole dell’assessore alla cultura, Monica Carta – quest’anno la manifestazione si è spostata negli spazi della città dove si realizza la quotidianità di ciascuno di noi: dove si intrecciano relazioni, amicizie, dimostrando come la cultura possa essere un potente mezzo per abbattere le barriere e creare nuove opportunità.» Sarebbe indicato a tutti di rendersi conto, anche secondo la morale di Fahrenheit 451, che i libri sono un patrimonio necessario per comprendere chi siamo, per comprendere il nostro presente e soprattutto per provare a immaginare e a progettare il futuro individuale e collettivo. È un pensiero che va tenuto presente nonostante il momento che stiamo attraversando, una fase storica in cui «assistiamo a costanti mutamenti negli equilibri politici e sociali del mondo, e spesso ci troviamo disorientati rispetto alla possibilità della cultura di incidere sulla realtà nella quale viviamo» continua Carta.
In appello a quest’ultimo pensiero si pone proprio il primo ospite della manifestazione, il giornalista Gad Lerner, che insieme al presidente dell’Ordine dei giornalisti del Fvg, Cristiano Degano, ha raccontato il suo ultimo libro: Gaza. Odio e amore per Israele.
Nato a Beirut e di famiglia ebraica, l’autore ha condiviso al pubblico le sue riflessioni e la sua posizione nei confronti della guerra in Medio Oriente, che lui non immaginava sarebbe stata tirata avanti così a lungo. «Dopo il 7 ottobre il mondo intero trepidava per Israele e pochissimi pensavano che se lo fosse meritato – spiega Lerner – anche la gente di Gaza e Cisgiordania, che per decenni aveva subito violenze, nessuno di loro poteva pensare che il 7 ottobre fosse l’inizio della riscossa». Lui stesso pensava che si sarebbe trattata di una guerra lampo. «Israele avrebbe potuto controllare la sua forza: avrebbe potuto agire anche militarmente in una maniera diversa, anziché annunciando e poi praticando una devastazione che ancora oggi non ha fine».
Il perpetrare di queste violenze ha portato a molto «più odio che amore per Israele – prosegue Lerner – e la cosa si spiega: ci sono miliardi di persone, soprattutto delle regioni più povere del mondo, ma si può anche pensare agli immigrati, che si immedesimano naturalmente, per istinto, con la malasorte dei palestinesi. Come potrebbero non avere sentimenti di questo tipo?». Crimini di guerra e crimini contro l’umanità, ecco ciò che si è caricata addosso Israele «e che carica anche a me – confessa – perché io sono cittadino italiano, ma ho un legame con quel posto».
Infatti, continua a spiegare l’autore, quando gli capita che qualcuno gli chieda: “Ma cosa state facendo ai palestinesi?” lui può rispondere che non c’entra niente, in quanto italiano, ma in quanto ebreo vive con «grande disagio e imbarazzo il fatto che continui una guerra di sterminio». L’antisionismo si sta pian piano tramutando e confondendo con l’antisemitismo, sta cominciando a far ribaltare posizioni politiche e perfino facendo rivalutare la stessa Giornata della Memoria. Ma la perdita dei codici fondamentali che derivano dalla memoria novecentesca sarebbe «un errore tragico perché aiuterebbe a prefigurare un mondo imbarbarito».
I discorsi di Gad Lerner non sono dunque andati per il sottile, denotando chiaramente la posizione del giornalista che condanna le gesta di persone che, come lui, condividono l’identità ebrea e per questo fanno lo sentire additato, come se fosse direttamente incluso tra i colpevoli. A fianco di queste sottese ammissioni, Lerner ha manifestato anche una vena di speranza per le sorti di Gaza, dei palestinesi e degli israeliani. «Tel Aviv, una città della vita notturna, meta turistica per tanti ragazzi che vogliono divertirsi, si trova a 90 km da Gaza: come si fa pensare che il paradiso degli uni e l'inferno degli altri possa convivere in eterno?».
«Io credo nella possibilità che due popoli e due Stati si realizzino. Che porti a una forte confederazione fra questi due popoli, se saranno capaci di riconoscere i punti deboli dell’altro». Esortando alla comprensione, Gad Lerner conclude così il suo intervento: «Shoah in ebraico e Nakba in arabo sono la stessa parola. In italiano si dice catastrofe. Ricordano due momenti terribili della storia di questi due popoli che c’è bisogno che gli uni capiscano degli altri. I palestinesi cacciati dalle loro case nel 1948 e che vivono da profughi ancora oggi: bisogna che gli israeliani capiscano come questo trauma vada risolto. E viceversa, ci sono personalità meravigliose nel mondo palestinese che hanno studiato la Shoah per capire il nemico. Per capire perché il nemico è diventato così e per elaborare il senso di una sofferenza comune nel quale riconoscersi in futuro».
Foto di Agata Cragnolin
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