Gorizia, Anpi scrive a Mattarella: «Festeggi con noi il 25 aprile»

Gorizia, Anpi scrive a Mattarella: «Festeggi con noi il 25 aprile»

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Gorizia, Anpi scrive a Mattarella: «Festeggi con noi il 25 aprile»

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 21 Apr 2023
Copertina per Gorizia, Anpi scrive a Mattarella: «Festeggi con noi il 25 aprile»

La lettera firmata dalle sezioni cittadina, Piedimone e Sant'Andrea. Dito puntato contro Ziberna e il Lapidario.

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Si conferma anche quest’anno il clima latente di tensione a Gorizia sulla giornata del 25 aprile. Come ormai prassi da anni, la festa nazionale della Liberazione viene anticipata da polemiche in città su come viene celebrata dalle istituzioni, con l’Anpi che questa volta ha deciso di scrivere direttamente al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, invitandolo in città. In una lunga lettera firmata dalle tre sezioni Anpi di Gorizia, Piedimonte e Sant’Andrea, si punta il dito verso “una situazione che ormai si protrae da troppo tempo”.

Per l’associazione, si tratta di una situazione “che a breve causerà un'ulteriore esacerbazione degli animi”. Riprendendo le parole del Quirinale - “Il 25 aprile, patrimonio di tutti, rappresenta per gli Italiani la festa civile della riconquista della libertà” - le tre sezioni sottolineano che “a Gorizia, città in cui da secoli convivono italiani e sloveni, sin dal ricongiungimento all’Italia, in nome di un’italianità concepita nazionalisticamente come valore supremo, si opera sistematicamente un totale ribaltamento nella lettura della Storia”.

“Tale aperto revisionismo consiste nel ridurre il fenomeno della Resistenza alle violenze avvenute in questo territorio nel quadro della dolorosa resa dei conti alla fine del secondo conflitto mondiale” denunciano. Anpi punta quindi il dito verso il sindaco Rodolfo Ziberna: "Tutto ciò che rappresentarono la guerra di Liberazione e la lotta partigiana viene ridotto ai ‘quaranta giorni di terrore’ dell’amministrazione ‘titina’ ai danni di cittadini colpevoli ‘solo perché italiani’, formula assai comoda, di cui ha fatto uso anche la Presidente del Consiglio”.

Il riferimento è alle recenti commemorazioni delle Fosse Ardeatine, nonché all’amministrazione della città sotto le forze jugoslave dopo la liberazione dai nazifascisti. “Il Sindaco ed i suoi sostenitori - prosegue la lettera - indicano quindi il 25 aprile solo come l’inizio di un’altra occupazione, non come il giorno che unisce Gorizia a tutto il nostro Paese nel ricordo della Liberazione. Tali prese di posizione hanno portato nel 2020 a proclamare il 12 giugno, ricorrenza della fine dell'amministrazione jugoslava, come la ‘vera' Liberazione di Gorizia”.

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“Non possiamo accettare che si omettano e si nascondano tutte le atrocità commesse qui dal fascismo contro gli antifascisti in genere, la comunità slovena, sottoposta a una brutale snazionalizzazione, e quella ebraica, prima perseguitata dalle leggi razziali e poi totalmente cancellata con la deportazione e lo sterminio nei lager. Numerosi sono gli esempi di vittime innocenti del fascismo, come il compositore e maestro di coro Lojze Bratuž, esponente della cultura cattolica slovena. Nel 1936 fu rapito e torturato da squadristi”.

Obbligato a bere olio motore e schegge di vetro, morirà “all’ospedale di Gorizia dopo un mese di atroci sofferenze. Di lui e di altri crimini di cui fu responsabile il regime fascista nelle nostre terre, le istituzioni locali non hanno mai proferito parola né di condanna né di commemorazione. Non si è voluto revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, mentre quella proposta per l’onorevole Liliana Segre è stata respinta perché ‘politicamente strumentalizzabile’”, ricordando quindi la visita in municipio dell’associazione dei reduci della X Mas.

“Oltre al fatto che la battaglia di Trnovo e la deportazione non possono essere in alcun modo collegate - ancora l’Anpi -, il Sindaco si giustifica asserendo che sarà sempre ben accetto “senza alcuna distinzione” chi intenda ricordare i deportati. Poco importa se la Decima Mas era una formazione collaborazionista dei nazisti, nota per la sua ferocia antipartigiana e antislovena: per Ziberna, da Presidente della Lega Nazionale di Gorizia, erano semplicemente “giovani che hanno imbracciato il fucile per un atto di amore verso la loro Patria”.

Quindi il dito puntato sul Lapidario del Parco della Rimembranza, che attende la sua nuova versione agli inizi di giugno con i nomi dei deportati in Jugoslavia. “Quest’ultimo, in base a documentate ricerche storiche, riporta numerosi nomi e cifre inesatti da sempre ignorati da tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute”. La lettera ricorda poi che “l'epigrafe proposta, ‘per mano di partigiani comunisti filo Jugoslavia’, è stata contestata dalla Soprintendenza alle Belle Arti in quanto messaggio non pacificatore”.

“L’epigrafe denigra inoltre l’unità raggiunta da partigiani italiani e sloveni nella lotta comune contro il nazifascismo. Tale lettura esclude dalla Storia la componente antifascista e slovena della città, atteggiamento che proviene da lontano e che dal secondo dopoguerra percorre, in modo più o meno sotterraneo, tutta la vita politica, amministrativa e culturale di Gorizia, proseguendo anacronisticamente la politica della Guerra Fredda”. Una situazione ritenuta inaccettabile a due anni dalla nomina congiunta di Capitale europea della cultura 2025.

Da qui, la considerazione delle terre sezioni sul fatto “se sia coerente la presenza del Sindaco o di un suo rappresentante alla cerimonia della Liberazione. Cogliamo l’occasione per invitare Lei, Signor Presidente, a presenziare al nostro 25 aprile, per la difesa dei valori della nostra Costituzione antifascista e nello spirito delle parole del poeta France Prešeren”, citandone i versi: Vivano tutti i popoli/ che anelano al giorno,/ in cui la discordia/ verrà sradicata dal mondo/ ed in cui ogni nostro/ connazionale/ sarà libero,/ ed in cui il vicino/ non un diavolo/ ma un amico sarà!”

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