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Lezioni contro la violenza di genere, progetto nelle scuole di Gorizia
A scuola arrivano i corsi di formazione sulla parità di genere ma a Gorizia si lavora già da tempo sul tema, anche con il progetto della consigliera Anna Limpido.
Il branco. Un branco che divora, stupra, annienta l’altro, come nel “Signore delle mosche” di Golding. I gravi avvenimenti di Caivano e Palermo hanno spinto il ministro Valditara a prendere provvedimenti. Sin da quando la campanella tornerà a suonare per i ragazzi delle scuole superiori, già dal mese di settembre saranno avviati corsi di formazione su parità di genere, rispetto dell’altro sesso e contrasto al maschilismo. Un progetto educativo che a Gorizia è stato anticipato già dal 2019, grazie alla consigliera regionale di Parità Anna Limpido.
«Ho capito che dovevo partire dai giovani, dalle basi della nostra società, perché gli adulti hanno già le proprie idee. Attraverso i ragazzi si può raggiungere la costruzione di un pensiero», racconta, spiegando come in questo percorso non sia mai sola, ma affiancata dalla polizia di stato, psicologi e associazioni culturali. «Abbiamo proposto l’attività anche alla scuola media Trinko di Gorizia, insieme a un’associazione a favore delle donne disabili. Cerco sempre di fare rete. A Gorizia sono stata nelle scuole medie e nelle elementari, ma il momento migliore è la scuola media e i primi anni delle superiori».
Fino a quindici anni, infatti, «hanno un senso ideologico del giusto, del rispetto delle donne. Un senso pulito, puro. Poi purtroppo si sporca, nel momento in cui si avvicinano a un mondo adulto che non li protegge, non sa dosare le ingiustizie del vivere». Un mondo in cui i genitori sono spesso assenti, assorbiti da una società frenetica in cui il lavoro prevale sul tempo da dedicare ai figli. «I genitori abdicano al loro ruolo di educatori, in un momento delicato», prosegue Limpido. La quale ha proposto a Giorgia Zucchetto, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, di coinvolgere tutte le scuole superiori, in modalità diversa.
«Si possono leggere poesie, o realizzare momenti artistici, vi sono tanti modi per superare la diffidenza dei ragazzi. Il ministro Valditara parlava di lezioni che devono svolgere gli stessi ragazzi: sono loro, che devono mettersi in gioco». Anche se il concetto di parità implica poi un lavoro di riflessione, introiezione. «La parità non si obbliga, non si costringe, ma va costruita. I giovani devono interiorizzarla. Devono comprendere il rispetto, così come il concetto del “diverso”, maturando ciascuno la propria autodeterminazione».
L’attività del consigliere ha preso inizio presso la scuola media Ascoli e l’Istituto comprensivo Ungaretti, svolgendo anche lezioni a distanza durante il periodo del Covid, con il comprensivo di San Canzian d’Isonzo. Per poi proseguire all’Istituto alberghiero Pertini di Grado, e alla scuola di mosaicisti di Spilimbergo. «All’inizio andavo nelle classi. Adesso si organizza nell’aula magna dei diversi istituti. Ogni anno vado in cinque o sei scuole, da settembre a maggio. Quest’anno andrò a Udine, presso la casa dell’Immacolata di Don Emilio, mentre a novembre ci sarà un evento dedicato alle scuole del pordenonese, che rientra nel cappello delle “Giornate di Genere”», anticipa.
Un’attività che negli anni ha visto la partecipazione di più di un migliaio di studenti. Tra le esperienze più belle, quella tenuta presso la scuola media Trinko, dove i ragazzi si sono raccontati in prima persona, senza il timore di essere giudicati. Mentre in merito alla violenza sulle donne è stata dedicata una riflessione sull’omicidio della giovane Nadia Orlando, in collaborazione con la Polizia di stato. «Cerco sempre di non spettacolarizzare, non bisogna impressionare i ragazzi. La polizia mira a coinvolgere gli studenti, senz’alcuna volontà di impressionare. Per trovare dentro di loro quel seme che farà da deterrente in quella determinata circostanza, e che li condurrà a dire “no, non ci sto”».
«I ragazzi non vanno assolutamente impressionati, vanno accompagnati», ribadisce con fermezza. Elogiando il progetto del ministro dell’istruzione, che rappresenta un percorso di riflessione e interiorizzazione «dove è fondamentale il ruolo degli insegnanti, ma soprattutto quello della famiglia, che nessuno può sostituire nel suo ruolo educativo. L’esempio vale più di mille parole». Una società in cui il ruolo dell’educazione debba essere equamente ripartito fra comunità scolastica e intimità familiare, nonostante le fragilità di coppia sempre più diffuse. «La famiglia non si può considerare sollevata dal proprio compito. Sempre più famiglie vanno incontro a separazioni o divorzi».
«Non vedo un carattere negativo, in tutto questo, sono fenomeni normali dell’evoluzione. Ma non possono diventare un alibi per non essere genitori. Spesso ritroviamo genitori single che abdicano a favore della propria individualità, o ritengono che sia l’altro che si debba accollare i figli. In genere è la madre, che non ce la fa, da sola. Il compito deve essere ripartito. Né i social hanno qualche colpa, se non quella di amplificare il problema, in questo senso l’uso dei social va controllato. Educare richiede tempo e fatica, ma non sempre i genitori e la scuola sono messi nella condizione di poterlo fare», conclude.
Evidenzia poi come il fine del progetto che verrà proposto a breve implichi il rafforzamento di un rapporto, necessario non solo in società degradate e violente, ma anche nella nostra regione, dove il rischio è meno sentito. «Al Kursaal di Lignano dei ragazzi si sono presentati con delle magliette con scritte che celebrano lo stupro. C’è sicuramente bisogno di un richiamo a una certa serietà, in merito a certe tematiche, ma dev’essere un’azione collettiva. In fondo i giovani di oggi sono migliori di noi, perché crescono con la cultura del diverso, in una situazione inclusiva. Una predisposizione che va incoraggiata e sostenuta, che è poi il ruolo del progetto».
Foto di uniliderpromocion da Pixabay
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