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Quella lezione dei dinosauri a èStoria, «noi come loro 250 milioni di anni fa»
Il paleontologo statunitense Stephen Brusatte, cresciuto nei dintorni di Chicago, parla del proprio incontro con la professione e svela un nuovo sequel di Jurassic Park.
Impossibile non pensare al ministro Valditara e a una delle sue più recenti dichiarazioni. L’incontro “250 milioni di anni fa – I Dinosauri” offre su un piatto d’argento la domanda che Paolo Venti pone, al termine dell’incontro di èStoria a Gorizia che questa mattina ha avuto per protagonista Stephen Brusatte, il più affermato paleontologo del momento a livello mondiale, autore del recente “Ascesa e caduta dei dinosauri”. Partendo dalla frase conclusiva del suo ultimo libro che recita: «Se è successo ai dinosauri, può succedere anche a noi» lo studioso risponde all’idea del responsabile dell’Istruzione italiana a proposito dell’opportunità di espungere dai programmi scolastici i dinosauri.
«Evito di commentare il ministro perché anche negli Usa abbiamo una situazione simile, ma non sui dinosauri rispetto ai quali sono tutti d’accordo nell’affermare che sia un argomento appassionante. I fossili sono un documento della storia della Terra, studiandoli si può capire come gli organismi abbiano risposto ai cambiamenti climatici. Pensiamo che i dinosauri erano la specie dominante del Pianeta e nonostante ciò si sono estinti da un giorno all’altro: noi umani siamo adesso la specie dominante ma se la situazione climatica e ambientale mutasse anche noi potremmo estinguerci in un attimo».
Il giovane studioso (che è pure apprezzato conferenziere, docente universitario e paleontologo sul campo per due mesi all’anno) restituisce al purtroppo scarno pubblico del Teatro Verdi un finale di conferenza certo non ottimistico, ma che si configura come la conseguenza logica di un approccio scientifico. Lo stesso a cui Brusatte, di lontana origine italiana, ha dedicato tutta la propria esistenza con chiara passione, evidente da ogni singola parola del suo intervento.
Il paleontologo statunitense, cresciuto nei dintorni di Chicago, parla del proprio incontro con la professione confessando che da bambino preferiva il baseball ai dinosauri che invece inebriavano il fratello minore, immerso in decine di volumi sull’argomento e creatore di una sorta di piccolo museo dedicato agli animali preistorici. Lentamente questa sua passione ha iniziato a contagiarlo tanto da catapultarlo in un lavoro che ama anche per la sua varietà: «Non c’è mai un giorno identico all’altro: oggi mi ritrovo a Gorizia a parlare di dinosauri, ieri ero in viaggio per arrivare qui, due giorni fa stavo scrivendo un capitolo del mio prossimo libro e il giorno prima tenevo lezione ai miei studenti».
«Ma quello che amo di più in assoluto - ha sottolineato - è scavare ossa, scheletri antichi di milioni di anni ed essere il primo a vederli ma adoro anche il fatto di avere l’opportunità di diffondere queste conoscenze attraverso i miei libri, l’insegnamento e i film». Brusatte lavora infatti anche come consulente cinematografico e nel preannunciare la prossima uscita di un nuovo episodio della saga “Jurassic park” esprime qualche riserva su questo filone: «Il T-Rex non era il mostro che viene dipinto dal cinema. Certo aveva dimensioni colossali: pesava circa 8 tonnellate, era grande come un double-decker bus londinese, lungo 13 metri, con 50 denti affilati ciascuno grande come una banana. Ma era un animale normale, che per sopravvivere doveva cacciare e oltre ad avere una muscolatura notevole era anche molto intelligente».
Eppure questo non l’ha preservato dall’estinzione che, al contrario, ha risparmiato qualche mammifero di piccole dimensioni e gli uccelli: «Alcuni studiosi ritengono che i dinosauri si stessero lentamente estinguendo ma io non sono d’accordo: la loro scomparsa è stata una catastrofe causata dall’arrivo di un asteroide del diametro di 10 chilometri precipitato nell’ammasso di terra che univa tutti i continenti, la Pangea. La forza con cui è atterrato, pari a quella di un miliardo di bombe atomiche, ha scavato nel mare al largo dell’attuale Messico un cratere di 150 chilometri di diametro».
«Negli anni Cinquanta il geologo Walter Álvarez studiando gli Appennini ha scoperto nella zona di Gubbio delle pietre con un’altissima concentrazione di iridio, impossibile da trovare sulla Terra ma comune sui meteoriti: è la prova inconfutabile che la sparizione dei dinosauri è stata improvvisa. Se però pensiamo che invece diverse specie di volatili sono sopravvissute - ha concluso - dobbiamo tenere presente, quando guardiamo un gabbiamo o un piccione che sono loro gli eredi dei dinosauri».
Foto Bumbaca
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