la lettera
Due soluzioni in una settimana, ma i bambini disabili restano senza sostegno
Ci scrive Ilaria Cecot, ex assessora al welfare della Provincia di Gorizia e oggi insegnante, in merito alla querelle politica scoppiata sul taglio dell'assistenza scolastica a ragazzi disabili.
Gentile Redazione,
Vi scrivo non in qualità di ex assessora al welfare della Provincia di Gorizia, persona che quindi ben conosce certe dinamiche politiche, ma come insegnante ed educatrice socio pedagogica che ha dedicato alla disabilità la propria tesi di laurea, oltre che molto del proprio impegno politico e civile.
In questi giorni abbiamo assistito a quella che non temo di definire una "porcata inaccettabile" sulla pelle dei bambini e delle bambine con disabilità e delle loro famiglie.
Non voglio dilungarmi con teorie e dati che, mi si creda, renderebbero ancora più sconcertante l'accaduto, farò quindi un semplicissimo ragionamento, usando una logica semplice e stringente.
Nel giro di una settimana saltano fuori non una ma due soluzioni per recuperare i fondi necessari a garantire i servizi educativi, essenziali per garantire un minimo progetto di inclusione e sostegno ai nostri bimbi più fragili e alle loro famiglie.
Il centrodestra propone di recuperarli da fondi liberi nel bilancio dell'Ambito che, se ci sono adesso, c'erano anche prima. Bastava cercarli.
Il centrosinistra propone lo storno dei fondi stanziati per l'abbattimento della Tari, prospettiva che, se percorribile ora, lo era anche prima. Bastava pensarci.
Tra ieri ed oggi poi, perché non c'è mai limite al peggio, assistiamo un triste spettacolo di speculazione politica, anche questa trasversale: la gara a chi potrà mettersi al petto la medaglia del "deus ex macchina" o se preferite di chi sarà più veloce a tirar fuori il coniglio dal cilindro. Problema, mi ripeto gravissimo, ma che è stato creato proprio da coloro che ora gareggiano per mettersi al petto la medaglia della miracolosa soluzione.
Al di là dei teatrini politicamente strumentali alle parti, la domanda che tutti ci facciamo è: se in una settimana si sono trovate non una ma due soluzioni, invece di proporre il taglio o di alzare supinamente la mano compromettendo un servizio essenziale che, dato il pasticcio combinato, non ripartirà domani, ci vorranno almeno due mesi per ripristinare il normale funzionamento del sistema, mesi in cui i bimbi con disabilità saranno senza educatori ed i colleghi educatori saranmo messi in cassa integrazione e poi quando ripartirà, inevitabilmente salterà con la riprogrammazione la continuità didattica ed educativa, essenziale soprattutto quando si parla di inclusione, non era forse opportuno rinviare la delibera ed approfondire, cercando prima le soluzioni che sono state prospettate ora?
Ovviamente si! Ma per fare questo era quanto meno necessario comprendere cosa si stesse votando e quali sarebbero potute essere le conseguenze sulla pelle degli alunni con disabilità, delle loro famiglie e dei colleghi educatori.
In conclusione, credo che un unanime "abbiamo sbagliato susateci " sarebbe il modo più elegante e dignitoso per chiudere questa triste pagina della politica isontina.
Ilaria Cecot
Foto Ospedale Pediatrico Bambino Gesù/Flickr
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