La lettera
Il Miur riconosce che sotto l'Impero austroungarico fu garantita giustizia e autonomia
A scriverci è Marco Barone segnalando l'uscita di un documento complesso, le 'Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica'.
Il MIUR il 20 ottobre ha pubblicato le “Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica”, un documento complesso, che farà discutere, che abbraccia un periodo enorme che va praticamente dall'epoca romana,al Trattato di Osimo, sulle questioni del confine orientale. Un documento che si propone alle scuole realizzato con l'impegno congiunto con le Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati. Interessante la questione temporale relativa all'Impero Austroungarico. Dove ne emergono diversi aspetti positivi, con sorpresa, verrebbe da dire. Ad esempio si riconosce da un lato che nella seconda metà dell’Ottocento le lotte nazionali riguardarono soprattutto le élite politiche e culturali italiane e slave mentre, in buona parte della popolazione istriana e dalmata, si affermava, dall'altro lato, un chiaro rispetto dell’autorità costituita e dello Stato, il culto della giustizia, l’attaccamento alle tradizioni locali e religiose attutirono il livello dello scontro che stava iniziando a delinearsi.
Si sottolinea il carattere profondamente cosmopolita di Trieste, “che nell’Impero godeva di una situazione decisamente privilegiata, sviluppò un forte identità cosmopolita, anche se prevalentemente di lingua e cultura italiana. Partecipò quindi solo marginalmente alla temperie risorgimentale e la sua fedeltà agli Asburgo fu compensata con un ulteriore rafforzamento della sua autonomia”. Certo, in tale documento, più volte si rimarca il presunto favoritismo degli asburgo verso la componente slava piuttosto che verso quella italiana, d'altronde Sissi, l'Imperatrice d'Austria, non amava gli italiani, li definì come coloro che colpivano alle spalle, visto l'attentato che doveva realizzare Oberdank ai danni di Francesco Giuseppe. Ci fu un chiaro estremismo irredentista, fenomeni, che “si manifestarono a cavallo fra ‘800 e ‘900 anche a Gorizia”. Per poi arrivare alla catastrofe. Si legge: L’annessione austriaca della Bosnia Erzegovina (1908), la mancata concessione all’apertura di una Facoltà universitaria italiana a Trieste, l’espulsione di circa 35.000 cittadini del Regno d’Italia che risiedevano nella Venezia Giulia (tra il 1903 ed il 1913), le guerre balcaniche (1912-1913) ed il pericolo del declino dell’identità italiana presente nell’Impero Austroungarico furono temi che infiammarono l’opinione pubblica italiana. La mobilitazione in difesa della causa italiana ebbe una grande accelerazione con lo scoppio del conflitto austro-serbo (28 luglio 1914) e l’irredentismo si trasformò in interventismo. In realtà parlare indistintamente di opinione pubblica italiana è un un po' esagerato, perché alla maggioranza degli italiani probabilmente della causa di Trieste e di Gorizia importava poco nulla, tutto avrebbero voluto tranne che andare a fare una guerra per occupare delle terre fedeli all'Impero Austroungarico, di cui ignoravano se non l'esistenza, poco ci mancava. Ma questo è, insomma, un documento che dà una lettura con sfumature nazionaliste sulla questione adriatica, ma che non può silenziare alcuni aspetti positivi che hanno connotato l'Impero Asburgico e che è bene rimarcare, poiché dopo oltre cent'anni di propaganda antiasburgica, è tutt'altro che scontato nella narrazione storica sulle vicende del confine orientale.
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