Lettere - Gorizia che riparte, tra genuine bellezze e ansia da prestazione

Gorizia che riparte, tra genuine bellezze e ansia da prestazione

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Gorizia che riparte, tra genuine bellezze e ansia da prestazione

Di Redazione • Pubblicato il 16 Set 2024
Copertina per Gorizia che riparte, tra genuine bellezze e ansia da prestazione

Le riflessioni di Sonia Kucler toccano il presente di Gorizia e le sue prerogative storiche e naturalistiche per spaziare quindi alla visione in vista del 2025.

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Siamo a un passo dagli esami finali. Gorizia dal prossimo gennaio dovrà esibirsi con Nova Gorica come Capitale europa della Cultura 2025 davanti ad un pubblico che si suppone sarà vasto e affamato. Oltre a programmi culturali, musicali e di intrattenimento tradizionali e di nuova generazione a cui si sta pensando da tempo e per cui sono in piedi progetti e prove generali di vario tipo, una questione pare inderogabile: come abbellire la città di pietra e asfalto? Gorizia dovrebbe mostrare il suo volto normale o tentare un restyling in fretta e furia? Quando entriamo in una casa ignota subito capiamo se è stata “truccata” per il nostro arrivo o se è così di suo.

Ma se il turista vuole la torta decorata multicolore? Per questo c'è Gardaland ed i parchi divertimento. Gorizia non può esserlo, non rientra nella sua natura, nel suo vissuto. Potremmo invece cercare di lavorare su assi portanti certi, ad esempio la sua storia passata e recente, dal passato estrarre la carta giocata già nel XIX secolo, quella della Nizza austriaca ossia la città climatica? Oggi non può esserlo più viste e ribadite le temperature tropicali estive che ha Gorizia. Quindi cosa potrebbe offrire la città a chi la visita nei giorni afosi e non solo? Marciapiedi rifatti (oggi troppo variegati e scassati) e strade rinnovate in chiave anti isola di calore, aiole spartitraffico con specie adatte al cambiamento di clima che non siano succhiatrici d'acqua e di denari (diamo priorità a yucche e agavi, ai tappeti di sedum, ai cespugli perenni).

Piste ciclabili completate con luoghi di sosta riparati, i luoghi del passeggio cittadino finalmente risistemati non solo a effetto temporaneo. Rinnovare i vecchi schemi da pre cambiamento climatico nel costruire i parcheggi, di cui la città è sempre avidissima e di nuovi ne stanno nascendo diversi, per cui sarebbero auspicabili pavimentazioni anche di strade e marciapiedi con materiali innovativi, drenanti, con superfici di colore chiaro, magari strappiamo qualche sterrato laddove sia possibile. Si faccia vedere lo sforzo di una città che, già agonizzante, non ha gettato la spugna né sposato le mode del momento. Ma sa lavorare sulle piccole grandi cose, il connubio verde - cemento, un tema a lei caro su cui aveva competenze che ancora oggi mostrano indelebili segni...almeno finché gli alberi secolari dei suoi pregevoli giardini storici resisteranno.

Anche se una storia del Novecento come la nostra è a dir poco insolita, dobbiamo per forza ricorrere solo al passato come biglietto da visita perché il presente appare magro di idee e di soluzioni? È sull’oggi che ci metteremo la faccia. Gorizia faccia quindi provare ai turisti colti e meno colti anche la “normalità goriziana”, gli svaghi sinceri dei suoi abitanti, la passione per il teatro, il canto, la musica nei suoi teatri sempre affollati, il passeggio nel corso creato ai tempi degli Asburgo, la vivacità dell’antico “Travnik”, poi Piazza grande, poi della Vittoria che sopravvive alla serrata di tutti i suoi storici negozi, i quartieri ed i parchi di periferia dove trovare quotidianamente la moderna liturgia del cane e padrone, qualche sporadico bimbo con nonni, ma soprattutto atleti che si allenano nei prati del parco Piuma e gruppi organizzati di terza età dediti a varie arti motorie, goriziane e goriziani attivi che camminano, leggono, si prendono cura delle innaffiature dei nuovi alberi al parco Campagnuzza e molto altro.

Dare visibilità al centro come alle periferie che sono più in continuità con Nova Gorica, perno e principio di questo evento epocale. Il segreto sta forse nel non stravolgere il paesaggio urbano, non appiattirlo, non consumarlo inutilmente presi dalla foga del “dove metteremo tutti quelli che arriveranno” ma tentare di ridargli identità. Per la kermesse 2025 si abbia l'onestà di mostrare la città reale, magari qualche addobbo per la festa ci può stare ma, se possibile, niente di invasivo o molesto. Dimostriamo soprattutto agli attesi ospiti che abbiamo saputo spendere con oculatezza i tanti denari arrivati per la storica occasione del 2025, sapendo pensare anche al nostro futuro.

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