La lettera di don Francesco, «rendere viva l’eredità a San Canzian»

La lettera di don Francesco, «rendere viva l’eredità a San Canzian»

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La lettera di don Francesco, «rendere viva l’eredità a San Canzian»

Di S.F. • Pubblicato il 01 Gen 2024
Copertina per La lettera di don Francesco, «rendere viva l’eredità a San Canzian»

Il sacerdote difende la posizione dell’amministrazione, ma al contempo si dice aperto all’ampliamento e all’apertura regolare dell’Antiquarium.

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Ci scrive il parroco di San Canzian d’Isonzo, don Francesco Fragiacomo. Il sacerdote interviene dopo il dibattito generatosi tra l’amministrazione comunale e il Comitato Cantia Vera. Il contenzioso tra le due parti riguarda l’intenzione del Comune, sostenuto dalla Soprintendenza, di ricoprire gli scavi con una pavimentazione in grado di rendere nuovamente agibile il sagrato e di permettere la conservazione dei mosaici che, essendo appunto stati ricoperti dopo la luce vista negli anni Sessanta, hanno mantenuto inalterata la loro bellezza e lucidità.

Se i cittadini del Comitato contestano i lavori previsti in quanto non permetterebbero la fruizione di questi reperti da parte dei turisti, don Francesco difende la posizione dell’amministrazione, ma al contempo si dice aperto all’ampliamento e all’apertura regolare dell’Antiquarium e, come chiede la petizione del comitato, allinserimento di un curatore professionista in grado di promuovere ed illustrare i beni archeologici del paese. Infine, dal parroco giunge un invito a far “crescere l’eredità del passato nel presente”. S.F.

In qualità di parroco della parrocchia dei Santi martiri Canziani intendo manifestare il mio pensiero riguardo alla petizione popolare promossa dal Comitato spontaneo Cantia Vera. Sono sempre stato devoto ai Santi Canziani anche prima di essere nominato parroco nell’ottobre del 2018. Sin dall’inizio, con il consulto e la guida dei pastori che mi hanno preceduto, è stata mia cura occuparmi della realtà archeologica e storica dei Santi martiri. Non solo per il loro aspetto storico archeologico ma anzitutto spirituale per rilanciare quella lunghissima tradizione di fede e di pellegrinaggi che sin dalle origini hanno caratterizzato questo luogo. Una valorizzazione anche in vista di un rilancio turistico, culturale e religioso, nel paese come molti cittadini mi hanno subito espresso.

Per questo, già nel 2019 iniziai il progetto per la collocazione visibile, davanti all’altare centrale, di alcune importanti reliquie dei Santi, rimaste, dal loro ritrovamento negli scavi degli anni ’60, custodite nella soffitta della sacrestia. Nonostante le modeste risorse della parrocchia abbiamo poi rifatto il tetto della chiesa di San Proto per delle continue infiltrazioni di acqua che ne compromettevano la struttura. Insieme con l’assessore alla cultura, la dottoressa Flavia Moimas, prendemmo nuovamente contatto con la Soprintendenza al fine di valorizzare il sito e provvedere all’apertura dell’Antiquarium. Continui sono stati inoltre gli incontri con la Società per la Conservazione della Basilica di Aquileia, per cercare di inserire questo sito nel circuito archeologico e turistico aquileiese.

Ho ritenuto quindi, che il progetto “Verso la piazza”, sostenuto con finanziamento europeo, sostenuto dall’amministrazione comunale, ben s’inserisse in questo nostro obiettivo comune della valorizzazione, in tutti gli aspetti sopra citati, del nostro paese, anche se questo avrebbe implicato, per il tempo dei lavori, notevoli disagi alle varie attività di culto e pastorali della nostra parrocchia. Disagi che sono stati preceduti da questa lunga campagna di scavi in previsione della ristrutturazione della piazza.

Per questo motivo non sono affatto d’accordo con la richiesta, contenuta nella petizione, di tener aperti ancora gli attuali scavi e tanto più la prospettiva di farne altri davanti alla chiesa. Significherebbe trovarsi ancora per molto tempo con un cantiere aperto prolungando il disagio di un’intera comunità e probabilmente perdere il finanziamento per la sistemazione della piazza, cosa assolutamente necessaria già da troppi anni.

Poi, valuto negativamente la proposta di “mantenere in vista il mosaico rinvenuto”. Valutazione confermata e spiegata molto bene dal dottor Andrea Pessina della Soprintendenza Archeologica della Regione nella conferenza del 24 novembre scorso organizzata per una prima presentazione dei risultati dei recenti scavi. Questa soluzione avrebbe un costo oneroso e continuo di manutenzione con il rischio, negli anni, di perdere la qualità stessa del mosaico oltre a compromettere la fruizione della piazza come luogo bello e vivo. Ricordo, a titolo di esempio, che la costante manutenzione del mosaico all’aperto davanti alla canonica avviene per la cura gratuita della parrocchia tramite dei volontari.

Dove si troverebbero finanziamenti costanti per una ulteriore manutenzione che, di fatto, dovrebbe durare per sempre?
Sono d’accordo invece sull’ampliamento e apertura regolare dell’Antiquarium e addirittura, come chiede la Petizione, di “un curatore professionista, che promuova i beni archeologici del paese”. Sono richieste molto belle che però non mi sembra tengano conto della difficile realtà economica, supponendo che, fra non molto, lo stesso servizio sanitario di base non sarà per tutti garantito.

È buona cosa invece, come proposto dalla petizione, “l’istituzione di un tavolo di lavoro consultivo ed operativo con enti e associazioni competenti del territorio” ed anche “l’inserimento di San Canzian d’Isonzo nel circuito turistico-culturale dell’area geografica da Aquileia al Timavo” come d’altra parte, già da tempo stiamo facendo.

In conclusione, penso che tutti abbiamo a cuore gli stessi obiettivi di valorizzazione e promozione delle nostre memorie. Si tratta, insieme, di individuare percorsi realistici e concreti. Sono convinto che tanti sarebbero già da ora fattibili. E ne voglio proporne uno che ci chiama tutti in causa: mantenere viva la comunità cristiana di San Canzian, vera erede e custode, spirituale e materiale, di quanto i Santi fratelli ci hanno lasciato in termini di fede, storia, radici e cultura. Il maggior onore e valore che possiamo dare al nostro passato è far crescere la sua eredità nel presente.

La nostra meta, infatti, non è vivere in un museo ma diventare noi stessi continuatori della storia, seminatori di valori alti e buoni perché un domani germogli un mondo nuovo.

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