l'incontro
Lello Arena e il suo cinema raccontato a Gorizia, «così ho conosciuto Troisi»

Ieri sera l'incontro con lo sceneggiatore, attore e amico di Massimo Troisi ospite al Kinemax: «Oggi i comici hanno abbandonato il cinema».
Tutto nasce dal caso. Non ci crederete, ma è sempre colpa del destino. «I miei genitori non potevano permettersi di prendere casa a Napoli, e così sono stato trasportato da Napoli a San Giorgio a Cremano, in questo deserto dove c’era solo un’edicola e un tram, e ho maledetto i miei. Ma se non fossi andato a San Giorgio a Cremano, non avrei mai incontrato Massimo». Inizia così l’avventura di Lello Arena, dal sodalizio con Massimo Troisi che avrebbe dovuto sostituire un personaggio in una parte. E così si apre l’incontro svoltosi ieri al Kinemax di Gorizia, seguito alla proiezione di due pellicole.
Si tratta di “No grazie, il caffè mi rende nervoso”, e di “Bugie ovvero come inventarsi una vita da raccontare” nell’ambito degli “Eventi speciali” del Premio Amidei. Presenti in sala il commediografo e regista Mario Milosa, e l’ex-assessore alla cultura di Napoli Eleonora De Majo. «Andavo a scuola dalle suore delle carità – ha raccontato Arena, e una volta all’anno in occasione del compleanno della madre superiora si usava tenere degli spettacoli». Spettacoli durante i quali Lello ha mosso i primi passi come attore. «Tu hai scritto per un pubblico vastissimo, per il cinema, il teatro, la televisione».
«Ora ci ritroviamo nella sede del premio alla sceneggiatura, un lavoro di scrittura che lascia poco spazio all’improvvisazione. Come hanno convissuto in te tutte queste esperienze, e come questa capacità ti permette di comprendere le nuove forme di comunicazione?», ha domandato De Majo. Arena ha approfondito così la tematica della creatività, già affrontata ne “La stranezza”, prima pellicola in concorso presentata in apertura. Sottolineando l’importanza di «creare nuovi orizzonti. Penso che il compito di chi è creativo sia creare nuove tendenze, scrivere storie che vadano verso una nuova esigenza di racconto».
«Ho imparato molto scrivendo per la pubblicità, dove bisogna essere concisi e veloci. In 35 secondi ho creato due sequenze, in una delle quali c’era Andreotti che lavava la mia autovettura. E io lo sgridavo: “Giulio?!”. La seconda era con Jennifer Lopez, in cui le dicevo “Non sei il mio tipo”». Una comicità esilarante e al contempo «capace di affrontare temi delicati con uno sguardo nuovo», ha commentato Milosa, riferendosi anche a “Chiari di luna”; di cui Arena è interprete, autore della sceneggiatura e per la prima volta ha firmato anche la regia.
La pellicola narra la solitudine dei personaggi, ed è forse «nell’intreccio di queste solitudini» che possiamo ritrovare la soluzione, ha dichiarato Milosa. «La chance non è sopportare la solitudine, quanto mettere assieme tante solitudini» affinché la condividano, ha aggiunto il maestro. Mentre in relazione al lungometraggio proiettato prima dell’incontro - “No grazie, il caffè mi rende nervoso”, De Majo nota «una fase di trasformazione della città e forse dell’intero Paese». Una commedia dal vago sapore di giallo alla Dario Argento, che narra del sole, delle luminarie, dei taralli e dei vicoli di una città piena di arte, dove Michele Giuffrida (Arena) è un giornalista del “Mattino”.
Questo si accontenta di scrivere gli annunci mortuari, «una cosa come un’altra». Un film sul giornalismo e per il giornalismo vero: «Non è che non sai scrivere gli articoli, è proprio che non vuoi. Hai paura di scrivere le cose come stanno», lo affronta Lisa (Maddalena Crippa). Dove oltre alla presenza di Troisi, ritroviamo anche l’intervista comica al cantante e sassofonista James Senese (che impersona se stesso). Spinto sul palco dalla collega che gli ha preparato le domande, porterà all’esasperazione l’altro, che sbotta: «Chist’è pazz. Totò, caccia a ‘stu pazz!».
Non solo una commedia e un giallo, ma soprattutto uno spaccato napoletano che mostra la vivacità artistica e culturale in cui in quegli anni lavorano Senese, Troisi e tanti altri. Il primo - collaboratore di Pino Daniele, che aveva accolto prima che diventasse famoso - si farà strada fondando diverse band, ancora oggi attivo. L’altro acclamato al successo mondiale, purtroppo scomparso ad appena quarantun anni, a conclusione delle ultime riprese de “Il postino” - ispirato al romanzo di Pablo Neruda. Con questa pellicola è evidente come «il vecchio facesse fatica a lasciare posto al nuovo – ha affermato De Majo - ma tu lasci sempre entrare la generazione successiva».
Una generosità che si traduce nel fare formazione per allievi, perché «l’unica possibilità di permanere è scambiare un po’ di esperienza con i giovani», ha ammesso Arena. E a proposito della sceneggiatura, Milosa ha osservato come ci siano sempre più sale che chiudono, «la sceneggiatura è in subbuglio, si teme l’avvento dell’intelligenza artificiale». Anche su questo aspetto il maestro ha commentato asciutto, senza dubbio alcuno: «Non c’è nulla che possa sostituire la nostra creatività. È come il meteo: forse piove. Ma se piove o meno, non ci riguarda, a meno che non abbiamo l’ombrello».
«Saremo chiamati sempre a inventare storie, a raccontare, a essere umani». La tematica della scrittura è stata affrontata anche durante l’incontro pomeridiano con gli studenti del Dams. I quali hanno evidenziato la difficoltà di scrittura delle commedie e del far ridere «che è quanto è accaduto alla commedia italiana», ha notato De Majo. «Oggi nella commedia c’è un deserto impressionante – ha ammesso Arena. I comici hanno abbandonato il cinema e si sono dedicati alle serie televisive». Una triste constatazione, di fronte alla quale ha poi chiosato: «Vale la pena di scrivere storie. Per far ridere la gente, perché ne abbiamo bisogno».
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