Nel Recovery Plan Fvg manca la centrale di Monfalcone, Legambiente blocca il piano

Nel Recovery Plan Fvg manca la centrale di Monfalcone, Legambiente blocca il piano

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Nel Recovery Plan Fvg manca la centrale di Monfalcone, Legambiente blocca il piano

Di Redazione • Pubblicato il 14 Apr 2021
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L'associazione auspicava più attenzione per l'ambiente e l'ecosostenibilità nel piano presentato. Le proposte avanzate.

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C'è anche la questione della centrale A2A di Monfalcone tra i punti che Legambiente Fvg chiede vengano inseriti tra le proposte per il Recovery Plan. In una nota, l'associazione ambientalista definisce i progetti approvati qualche giorno fa dalla giunta Fedriga e che saranno presentati al governo Draghi come "un'occasione mancata per elaborare e proporre una visione di futuro per la nostra regione". Rivendica, quindi, di essersi "fatta parte attiva di questo processo e prodotto un documento che ha inviato alle Istituzioni, alle forze politiche e sociali confidando in una positiva interlocuzione". Sono quindi nate 22 proposte, tra cui c'è quella del sito monfalconese, da tempo oggetto di discussioni e confronti.

L'obiettivo, in questo caso, è la riconversione della centrale, bypassando il fossile. "Questa è la vera sfida - scrive Legambiente -, un segnale di forte discontinuità, ma nella direzione giusta. Si può immaginare un sistema locale riqualificato mediante interventi di bonifica del sito inquinato, di forestazione urbana (creazione di una fascia a verde tra il rione Enel e le nuove attività) e di ammodernamento del porto ed elettrificazione delle banchine. Un sistema decarbonizzato. Le nuove attività dovrebbero porre in essere un 'Distretto delle rinnovabili (parco fotovoltaico, produzione di sistemi e componenti per le Fer, stoccaggio dell’energia) e dell’idrogeno (produzione di Idrogeno verde in collaborazione con Istituzioni, imprese, università e centri di ricerca)'".

A questo si aggiungerebbe un "hub dell’economia circolare e della simbiosi industriale con attività finalizzate anche alla chiusura di alcuni cicli in Regione. Progettualità complessa ma sfidante per una transizione che deve essere giusta e inclusiva". Tra gli altri suggerimenti, anche "un grande cantiere di cura e manutenzione, rigenerazione e resilienza del territorio. Nell’ultimo Rapporto pubblicato a fine marzo, dove l’Istat ha aggiornato gli indicatori dell’Agenda 2030, il posizionamento della nostra regione è collocato nella fascia alta". Da qui la richiesta di concentrarsi su "l’acqua e suolo, temi che potrebbero avere un positivo impatto anche sui divari territoriali, sulla creazione di lavoro soprattutto giovanile, rendendo i territori e le comunità più resilienti alla sfida climatica".

Inoltre, è stato chiesto anche il riuso di una struttura militare dismessa nelle aree per trasformarla in un centro nazionale di servizio civile, dei giovani per promuovere la tutela dell’ambiente, la promozione della solidarietà e la cultura della pace. L'auspicio è che venga intitolata ai giovani militari fucilati a Cercivento - i fusilâz di Çurçuvint - durante la Prima guerra mondiale. "Occorrono – conclude il documento - misure di accompagnamento quali la ricerca, la formazione di nuove figure professionali e l'aggiornamento di figure esistenti a seguito dell'impatto della transizione, la semplificazione delle procedure che non generano valore accompagnate dalla partecipazione attiva e informata dei cittadini e da attività di controllo contro infiltrazioni eco-criminali anche di matrice mafiosa".

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