IL CASO
Lavoro e sfruttamento, Mentana cita Monfalcone: «Ecco cos'è diventata l'Italia»
La città bisiaca citata al TgLa7. La replica di Cisint: «L'immigrazione ha annullato i diritti dei lavoratori, le imprese danneggiate dalla concorrenza sleale».
Monfalcone finisce, ancora una volta, “agli onori” della cronaca nazionale. Nello specifico, la città bisiaca è stata citata al TgLa7 in un commento del direttore Enrico Mentana. Mercoledì sera, il giornalista ha fatto una riflessione sul tragico caso del bracciante agricolo di origine indiana, Satnam Singh, morto nella provincia di Latina, a causa di un incidente sul lavoro in un’azienda agricola. L’uomo, dopo essere stato travolto da un macchinario che gli ha stritolato e, di conseguenza, mutilato un braccio è stato lasciato solo senza essere soccorso.
«Ci sono località del Nordest, come Monfalcone, dove vive un abitante del Bangladesh ogni quattro italiani – sono le parole di Mentana – chi li ha chiamati, a cosa servono? E poi ci lamentiamo se sono tanti o se tutti, messi insieme, in una baraccopoli, svolgono i loro riti religiosi o di altro tipo?».
E ancora, domanda il direttore: «Cosa dovrebbero fare? Stare zitti e muti? Li abbiamo chiamati per fare che cosa? I lavori che volevamo fare noi o quelli che non vogliamo più fare?». Secondo il direttore del Tg, il tema «non è né di destra né di sinistra». «È il momento che tutti ci rendiamo conto di cosa siamo e di cosa è diventato il nostro Paese» così Mentana in chiusura. Alla riflessione del giornalista, risponde il sindaco ed eurodeputato della Lega, Anna Maria Cisint.
«Il direttore Mentana assume il “caso Monfalcone” sollevando una serie di questioni legate alla massiccia presenza di immigrati nel territorio – sono le parole di Cisint - è vero che all’inizio degli anni Duemila è stato fatto il grave errore di un arrivo massiccio e indiscriminato nei nostri cantieri navali di lavoratori stranieri, in prevalenza del Bangladesh, che ha modificato il modello produttivo alimentando, attraverso un sistema di appalti e subappalti, il dumping salariale e contrattuale».
«L’immigrazione è stata impiegata nel nostro Paese in molti settori come un’operazione che ha annullato i diritti dei lavoratori e messo in difficoltà le piccole e medie imprese danneggiate dalle forme di concorrenza sleale – continua il sindaco - un fenomeno che continua ancor oggi in un contesto in cui le regole europee penalizzano la competitività delle nostre piccole imprese, svantaggiate anche nelle forniture e nell’indotto dalle aziende maggiori».
Secondo l’amministratrice monfalconese, «le ricadute di questa massiccia presenza migratoria sono state devastanti per i territori che hanno dovuto affrontare non solo l’impatto sulle spalle dei bilanci comunali per i fabbisogni sociali, assistenziali, sanitari, ma anche il rifiuto di queste comunità, quelle islamiche in particolare, di integrarsi adattandosi ai nostri ordinamenti, alle nostre regole, alla nostra lingua, alle nostre norme di civiltà e di ordine pubblico».
Ancora una volta, Cisint pone al centro le questioni della legalità e della sicurezza, ma anche «della nostra identità rispetto a un evidente processo di islamizzazione con la volontà di imporre i principi dell’Islam contrari ai nostri valori e alle basilari forme di dignità e di rispetto sociale». «Se da un lato, dunque, è necessario contrastare il modello produttivo e qualificare il lavoro – conclude il primo cittadino - dall’altro è indispensabile portare avanti la battaglia per difendere la nostra identità culturale e sociale, la nostra identità e, in sostanza, la nostra libertà e democrazia».
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