Lavoro nero in vigna, banda di caporali a Romans: scoperti 30 braccianti

Lavoro nero in vigna, banda di caporali a Romans: scoperti 30 braccianti

l'inchiesta

Lavoro nero in vigna, banda di caporali a Romans: scoperti 30 braccianti

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 24 Feb 2023
Copertina per Lavoro nero in vigna, banda di caporali a Romans: scoperti 30 braccianti

Denunciate quattro persone, indagini anche sugli imprenditori delle aziende coinvolte.

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Prelevati all’alba da dei pulmini erano costretti a lavorare tra le vigne per turni massacranti di dieci ore, talvolta anche la domenica, a soli sei euro l’ora. Rientrati la sera, i braccianti venivano reclusi in dormitori in condizioni igienico-sanitarie estremamente precarie, dove potevano consumare il loro unico pasto giornaliero, privati pure del proprio documento d’identità, requisito dai caporali al loro ingresso in Italia.

La Guardia di Finanza di Gorizia ha scoperto, attraverso una serie di indagini svolte nell’arco degli ultimi due mesi, una vera e propria organizzazione dedita allo sfruttamento di braccianti e con la propria sede principale a Romans d’Isonzo. L’attività incriminata, nota informalmente come caporalato, è venuta alla luce grazie alla comunicazione anonima con cui un cittadino rumeno aveva segnalato lo scorso dicembre la situazione di un proprio connazionale scappato dal territorio goriziano, perché da mesi oggetto di sfruttamento come bracciante agricolo da parte di un gruppo di caporali, anch’essi rumeni.

Una serie di sopralluoghi e il monitoraggio dei canali social ha fatto emergere l’effettiva presenza di un gruppo di persone che distribuiva manodopera, in condizioni di sfruttamento, a diverse aziende del territorio per la potatura delle vigne. Tutti elementi sufficienti, quindi, per coinvolgere l’autorità giudiziaria, sotto la cui direzione si è potuto ricorrere a intercettazioni telefoniche e pedinamenti anche attraverso l’installazione di dispositivi gps, ricostruendo così l’intera rete di attività dell’organizzazione.

Nella mattinata del 16 febbraio un’operazione della Guardia di Finanza di Gorizia, che ha coinvolto oltre cinquanta militari, ha portato all’arresto di tre cittadini rumeni e di uno di nazionalità moldava, oltre alla perquisizione dei vari locali utilizzati tra le province di Gorizia e di Udine. Alla luce dell’elevato rischio di fuga, anche in considerazione della prossimità al confine con la Slovenia, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Gorizia ha convertito domenica i fermi in custodia cautelare in carcere per i tre rumeni, in obbligo di dimora per il moldavo, in considerazione della sua particolare condizione familiare.

“L’accusa – ha spiegato il colonnello Antonino Magro alla conferenza stampa di questa mattina – è la violazione dell’articolo 603-bis del codice penale”, con ben due aggravanti: la prima legata al numero di lavoratori sfruttati, trenta, e la seconda alla presenza di minorenni, due per la precisione e di cui uno minore di 16 anni. “I trenta braccianti – ha poi aggiunto il capitano Antonino Ingrasciotta – sono tutti rumeni, cittadini europei, quindi, provenienti da uno dei distretti più poveri della Romania, quello di Arad. Molti lavoratori rinunciavano direttamente alla paga, chiedendo di inviare il tutto direttamente alla famiglia con un money transfer”.

A seguito dell’operazione le persone sfruttate sono state messe in contatto con la Caritas per ottenere un pasto caldo e un letto per dormire. Alcuni di loro sono rimasti nel territorio a disposizione dell’autorità giudiziaria come utili testimonianze. Magro ha poi dichiarato che “ci sono responsabilità in corso di accertamento anche a carico dei proprietari e degli imprenditori che facevano ricorso a questo tipo di manodopera, che risultano essere non più di una decina: un numero certamente non così rilevante da compromettere l’intero distretto viti-vinicolo del territorio, tra i più importanti in Italia”.

“Scopo della norma, infatti, – ha ricordato sempre il comandante della Guardia di Finanza – è anche quello di impedire l’illecita concorrenza basata sulla violazione dei diritti fondamentali dei lavoratori”. Le società scoperte sono due: una con sede in provincia di Gorizia, l'altra in Romania. Tre dei quattro accusati si trovano ora nelle carceri di Gorizia e Trieste.

Foto Daniele Tibaldi

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