Komandarev apre Omaggio a una visione a Nova Gorica, festa del cinema

Komandarev apre Omaggio a una visione a Nova Gorica, festa del cinema

la cerimonia

Komandarev apre Omaggio a una visione a Nova Gorica, festa del cinema

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 20 Ott 2023
Copertina per Komandarev apre Omaggio a una visione a Nova Gorica, festa del cinema

Ieri sera la consegna del riconoscimento al regista bulgaro, insieme a quelli ai ragazzi del festival 'Primi voli'. La proiezione di Blaga’s lessons.

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Una donna dal volto livido fa capolino dalle tendine accostate. Si affaccia sulle case tristi e scialbe di una Bulgaria postcomunista. Il cielo freddo, impassibile, assiste alla truffa immorale nei confronti di un’anziana appena diventata vedova, che nasconde in casa i risparmi di una vita per pagare la tomba a se stessa e al marito. Sono figure esili che si muovono in un alienante paesaggio geometrico, nel film “Blaga’s lessons” del regista Stephan Komandarev. Quasi a mostrare lo stridente contrasto dell’umanità disperata in lotta per una giustizia che non ha più senso, dove i personaggi restano prigionieri di un destino di cemento.

Qui anche i valori di Blaga (Eli Skorcheva) lentamente vengono meno. Si è svolta nella serata di giovedì, presso il Teatro nazionale sloveno di Nova Gorica, la premiazione del cineasta. Al quale è stato conferito il Premio Bratina nel corso del festival Omaggio a una visione, che prende vita in contemporanea in otto città diverse: Gorizia, Nova Gorica, Lubiana, Maribor, Trieste, Isola, Udine e San Pietro al Natisone. “Siamo alla conclusione di un festival transfrontaliero che va avanti già da anni" ha commentato il sindaco di Nova Gorica, Samo Turel.

"Una manifestazione di cui siamo molto orgogliosi, e per la quale ringraziamo anche il Kinoatelje che la organizza. Si tratta di un festival che si svolge in città diverse, qui e oltreconfine. Questa sera siamo giunti al clou, alla consegna del premio, secondo quanto stabilito dalla giuria. Ne sono fiero, non vedo l’ora di assistere alla proiezione”. La consegna del Premio Bratina è stata preceduta dal riconoscimento dei corti inseriti nel festival “Primi voli” curato da Sandra Jovanovska.

Sezione dedicata ai cortometraggi di esplorazione, alla quale hanno partecipato giovani provenienti da tutto il mondo – e fra cui spicca “Electra” di Daria Kashcheeva. Nel mese di dicembre si svolgerà poi la Notte dei cortometraggi, durante la quale si potrà assistere ai lavori dei vincitori. “I film non convenzionali non si limitano a essere innovativi solo in termini di forma o contenuto. A volte il protagonista stesso può diventare l’elemento principale di un film”, osserva Jovanovska. A seguire, si è svolta la premiazione di Komandarev.

Al quale si è riconosciuto un cinema “come mezzo per criticare le strutture di potere e protestare nell’interesse della forma sociale”, con un linguaggio cinematografico caratterizzato dal “realismo sociale”, volto ad approfondire la realtà di un paese “eternamente al bivio”. Fil rouge del festival dedicato a Bratina, la cooperazione transfrontaliera e “l’opportunità fornita ai giovani di affermarsi nei festival”, ha sottolineato la direttrice del festival Mateja Zorn. Un evento “nel segno della Capitale europea della cultura, che quest’anno per la prima volta di svolge anche a Maribor”, ha rimarcato Zorn.

Quest'ultima ha ricordato anche i festeggiamenti per il centenario del cinema armeno. “Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il supporto delle istituzioni”, ha rimarcato, ringraziando il comune di Nova Gorica, il Centro sloveno per il cinema e il Palazzo del cinema. “È un onore partecipare a questo festival transfrontaliero unico per il suo genere, che per me rappresenta una grande opportunità. Un onore essere qui di fronte a voi giovani che avete l’età dei miei figli”, ha voluto commentare in inglese Komandarev.

Un festival che si concluderà fra tre giorni, e che questa sera ha visto debuttare per la prima volta in Slovenia il film “Le lezioni di Blaga” mentre domenica verrà proiettato a Roma. “Un film forte, molto attuale per i tempi che corrono”, ha dichiarato la direttrice del Kinoatelje. Con una prima inquadratura che si apre nel buio - s’uno pneumatico intorno al quale ruota l’intero film - il lungometraggio introduce a sorpresa il tema che amaramente serpeggia fino all’ultimo: quello del denaro. Tornata sulle scene dopo trent’anni di assenza, in luglio la Skorcheva si è aggiudicata il premio come miglior attrice al 57mo festival boemo Karlovy vary.

Mentre Rozalia Abgarian incarna l’allieva sfuggita alla guerra – che tenta faticosamente di imparare il bulgaro - alla ricerca del “focolare”. Un luogo in cui poter dimenticare il fischio delle bombe – “La cosa più importante è vedere il sole sorgere di nuovo” - rivelerà a Blaga. Sogno infranto nella sequenza finale, quando Blaga si allontana per comprare il thè con cui festeggiare l’esame appena passato dalla discepola. Che sarà per un tragico errore scambiata per Blaga, subendo le sevizie dei torturatori.

Un film senza vie di fuga, senza scampo, dove la vita appare governata dalle truci leggi del mercato. In cui aguzzini spietati vendono illegalmente tombe abbandonate “affittate per quindi anni” e dove arriva a malapena la voce degli spiriti, quel vento che fischia sinistro. La fiammella della candela fra le mani della protagonista si spegnerà, quasi che Hristo tenti di comunicare il proprio disappunto dall’aldilà. Ma si tratta di un cul de sac persino per i morti: il defunto che “credeva più in Lenin che in Gesù” è destinato a rimanere un soprammobile, senza degna sepoltura né croce.

Nonostante i vani tentativi compiuti dalla moglie - incapace di trovare un altro impiego dopo la pensione - nessuna redenzione sarà possibile. È un mondo di miseria, in cui gli insegnanti in pensione sono costretti a tornare al lavoro. Quanto accade alla vecchia collega della protagonista, ormai in quiescenza, spinta a fare la cassiera nel tentativo di condurre un’esistenza maggiormente dignitosa. Con una citazione cruciale, quella della vecchina della trilogia di Kieślowski, che qui torna a gettare la sua bottiglia vuota.

A simboleggiare la tenacia di fronte alla disperazione - in un mondo in cui gli anziani non trovano più spazio per sopravvivere. A salvare Blaga saranno le scalinate, anche nel finale. Quelle che continuamente sale - con la neve o con il sole - per poter guardare la città con il distacco necessario. Milletrecento scalini, che la separano dal monumento di Shumen, dove il film è ambientato. Una distesa di cemento da guardare a distanza, per non cedere alla follia.

Foto Kinoatelje

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