Lo Ius scholae divide il centrodestra anche in Fvg: Forza Italia spinge, Bernardis frena

Lo Ius scholae divide il centrodestra anche in Fvg: Forza Italia spinge, Bernardis frena

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Lo Ius scholae divide il centrodestra anche in Fvg: Forza Italia spinge, Bernardis frena

Di Redazione • Pubblicato il 22 Ago 2024
Copertina per Lo Ius scholae divide il centrodestra anche in Fvg: Forza Italia spinge, Bernardis frena

Il dibattito politico trova posizioni a favore in Forza Italia anche in Friuli Venezia Giulia, sulla scia della scena nazionale. Bernardis (Fp): Non è priorità.

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Rimane acceso il dibattito politico in Italia, e di riflesso anche in Friuli Venezia Giulia, sullo Ius scholae. Un tema riaperto dalla proposta nazionale di Forza Italia di permettere di acquisire la cittadinanza ai ragazzi stranieri che concludono nel nostro Paese un ciclo di studi. A difendere la posizione è il consigliere regionale forzista Roberto Novelli, che rileva la differenza con «lo ius soli, ossia con la cittadinanza concessa per il solo fatto di nascere in Italia. Su questo Forza Italia era e rimane profondamente contraria».

L'esponente del centrodestra commenta in una nota però che «il nostro Paese che, più di altri, soffre di un'immigrazione irregolare particolarmente pesante, deve con autorevolezza imporre all'Europa regole che consentano di ripartire tra i vari Stati gli arrivi di immigrati irregolari sul nostro territorio, oltre ad ampliare e potenziare accordi con i Paesi di provenienza che consentano rimpatri certi e veloci».

«Questo aspetto dell'immigrazione - continua Novelli - deve però coordinarsi anche con una migliore capacità di integrazione per chi ne ha diritto. Il gruppo consiliare regionale di Forza Italia rimarca che questi sono entrambi punti fermi, che però non esauriscono i ragionamenti e le azioni sul complesso mondo dell'immigrazione dai Paesi extra Ue. Quando spostiamo l'attenzione su minori immigrati di seconda generazione, figli di genitori stranieri residenti che devono aspettare il compimento dei 18 anni prima di poter richiedere la cittadinanza, anche se sono nati in Italia e hanno completato un ciclo di studi, allora è lecito porsi la domanda, perché no?».

Per il consigliere regionale, tutti loro «sono giovani che studiano con i nostri figli, parlano l'italiano, molti parlano addirittura i dialetti locali e a scuola imparano la nostra storia, la letteratura, guardano i nostri programmi televisivi e seguono gli stessi influencer sui social. Sono ragazzi e ragazze che vivono e condividono la realtà di un Paese che sentono loro. Il futuro della nostra Italia sarà in mano ai giovani di oggi che, nel caso siano nati in Italia e abbiano completato almeno un ciclo di studi, crediamo sia legittimo possano diventare cittadini italiani prima di aver compiuto i 18 anni» conclude Novelli.

Andrea Cabibbo, capogruppo in Consiglio regionale della stessa forza politica, aggiunge: «È una questione di giustizia sociale, sulla quale eravamo già intervenuti lo scorso anno per il caso di Mifri Veso, la celebre triplista pordenonese, che ancora minorenne non poteva rappresentare il nostro Paese in gare ufficiali, come altri giovani sportivi, e che dimostra quanto lo ius scholae possa costituire un veicolo prezioso per abbattere muri ideologici e costruire ponti solidi e duraturi verso un orizzonte di civiltà e di piena consapevolezza, anche per l'inclusione sociale e l'integrazione».

«Ognuno è certamente libero di esprimere le proprie opinioni, ma oltre ai post sui social con i campioni dello sport che vincono le medaglie olimpiche, ci vorrebbe un più serio e approfondito esame di un tema su cui siamo chiamati dal tempo in cui viviamo a dare una risposta. Forza Italia ha il merito di aver posto la questione», conclude Cabibbo. E su questo le voci discordanti sono all'interno della stessa maggioranza, come dimostra la posizione espressa dal collega d'Aula Diego Bernardis, eletto nella lista Fedriga presidente ma esponente della Lega, che ha evidenziato che «le priorità del nostro Paese siano altre».

Lo stesso, guardando al «momento storico e il funzionamento dell'attuale sistema di acquisizione della cittadinanza, che vede l'Italia al primo posto in Europa per nuove concessioni», aggiunge: «Secondo i dati forniti dal portale Integrazione migranti, un progetto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nel 2022 l'Unione europea ha registrato quasi un milione di nuovi cittadini, con un aumento del 20% rispetto al 2021. Il 22% di queste registrazioni sono state concesse dall'Italia, che guida la classifica europea seguita da Spagna e Germania. L'Italia ha anche registrato il maggiore incremento rispetto all'anno precedente, con un aumento di 92.200 nuove cittadinanze».

«Questi dati certificano l'efficacia della legge attuale. Ridurre il percorso per ottenere la cittadinanza italiana a soli cinque anni di scuola potrebbe trasformare un processo così significativo in un semplice iter burocratico. La cittadinanza italiana - afferma Bernardis - non dovrebbe essere considerata come uno strumento per forzare l'integrazione, bensì come il riconoscimento di un'integrazione già avvenuta, che implica una reale adesione alla nostra cultura e ai valori comuni alle democrazie occidentali».

«Il tema della cittadinanza va trattato con la dovuta attenzione e sensibilità. Sono sicuro che, qualora il Governo nazionale decidesse di rivedere la normativa sulla cittadinanza, le forze di centrodestra sapranno far prevalere il buon senso e, soprattutto, tutelare l'interesse dell'Italia e degli italiani», conclude il consigliere regionale di Fp.

Dal Movimento 5 stelle, invece, interviene il coordinatore provinciale Mauro Capozzella: «Il dibattito sulla cittadinanza in Italia si sta definendo ma rischia di contrapporre e produrre confusione. In Europa abbiamo esempi di come il tutto si può regolarizzare, escludendo lo ius soli senza sé e senza ma, che può trovare ragione d'essere nei Paesi a bassissima popolazione come erano gli Usa o l'America del sud. Ben venga, invece, lo ius scholae e forme similari che favoriscano la completa integrazione. Le nazioni europee hanno ognuna una formula ed è auspicabile che si trovi una soluzione anche in Italia. Puntare allo ius soli è fuori luogo e anacronistico per la realtà storica e sociale»

Foto US Department of Education

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