Allarme moria nell'Isonzo, tonnellate di pesce spostate a nord di Gradisca

Isonzo in secca, tonnellate di pesce spostate a nord di Gradisca

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Isonzo in secca, tonnellate di pesce spostate a nord di Gradisca

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 17 Lug 2022
Copertina per Isonzo in secca, tonnellate di pesce spostate a nord di Gradisca

L'acqua sarà concentrata sul Canale Dottori, si cerca di evitare la moria. Allarme di Legambiente.

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Continua a essere critica la situazione idrica lungo l’Isonzo. Nelle ultime ore, l’Ente tutela pesca ha lanciato l’allarme per salvare la fauna ittica presente nel tratto tra Gradisca e Sagrado, dove le pozze si stanno sempre più asciugando. In soccorso dell’agricoltura locale, la maggior parte delle acque verrà sempre più indirizzata verso il Canale Dottori, mettendo a rischio così la sopravvivenza dei pesci in zona. Per questo, una ventina di persone è la lavoro da questa mattina per spostare a mano gli esemplari.

Sul posto, oltre all’Ente pesca, ci sono anche gli operatori del Consorzio di bonifica della Venezia Giulia insieme al direttore Daniele Luis, e pescatori che hanno dato la propria disponibilità. L’obiettivo è trasferire a monte gli animali, con diverse carpe da 15 e 20 chili che vengono raccolte per essere salvate. Nella parte bassa di Gradisca manca ormai il deflusso, spostando il tutto di qualche centinaia di metri a nord. “Stiamo cercando di evitare la moria” commentano all’Ente, il quale prevede di finire le operazioni entro stasera.

Per quel momento, dovrebbero essersi prosciugate anche le pozze ancora presenti, con l’eccezione di quella sotto il vecchio ponte. Un minimo di acqua dovrebbe riuscire a passare fino a quando proseguiranno i rilasci dalla Slovenia, ma quando queste aree andranno in secca sarà necessario trovare nuovi punti di accesso all’alveo per gli operatori. La zona interessata è quella che va dalla traversa di Poggio Terza Armata al ponte della ferrovia abbandonato di Sagrado. La deviazione delle acque sarà fatta a partire dal canale Snia.

Nel frattempo, da Salcano si specifica che il deflusso dell’Isonzo dalla diga è di 13 metri cubi al secondo, operando “nel rispetto di tutti gli obblighi previsti dal Diritto all'acqua e coordinati tra Slovenia e Italia”. Lo comunica la Soške elektrarne Nova Gorica (Seng), l’azienda che gestisce l’impianto a pochi chilometri dal confine: “Questo è anche il modo in cui viene garantito un flusso ecologicamente accettabile”. Anche Legambiente interviene nuovamente sullo stato di salute del fiume, ricordando che nel 2017 è stata presentata una petizione europea.

Si chiedeva di redigere "un piano di gestione transfrontaliero del fiume Isonzo, come previsto dalla Direttiva acque. La Commissione europea rispose che dovevano occuparsene direttamente Italia e Slovenia e che erano già state sollecitate a farlo. Ora l’assessore Scoccimarro lamenta la mancata disponibilità da parte slovena relativamente ai rilasci della diga di Salcano. Riteniamo che una gestione transfrontaliera concordata e trasparente, avrebbe potuto sicuramente affrontare e cercare di risolvere i tanti problemi del fiume prima che la situazione diventasse disperata”.

“Purtroppo però - proseguono i circoli di Gorizia e Monfalcone - il problema degli ultimi mesi pare non siano tanto i rilasci discontinui della traversa di Salcano, quanto la scarsità d’acqua rilasciata: dal 2 luglio infatti arrivano stabilmente in Italia non più di 20 metri  cubi al secondo, del tutto insufficienti per garantire tutte le funzioni ecologiche ed economiche che  fornisce il fiume”. Una situazione definita “tragica” e “a breve potremmo trovarci di fronte al dilemma se veicolare la poca acqua rimasta a Gorizia verso il canale dell’agro cormonese-gradiscano o verso valle”.

Il tutto “per sostenere la continuità fluviale per garantire il mantenimento dell’ecologia del fiume, calcolato in un recente studio Grevislin in 45 metri cubi al secondo”. Oltre a ciò, gli ambientalisti temono che “la mancanza di acqua a valle di Gorizia potrebbe far precipitare il livello degli acquiferi da cui preleviamo acqua potabile, già in preoccupante abbassamento. Ribadiamo che l’Isonzo non è più in grado di sostenere ulteriori derivazioni idriche, né per le progettate centraline idroelettriche nel goriziano, né per altre forme di prelievo”.

“Nel frattempo - conclude la nota - si moltiplicano gli studi e i progetti anche europei che riguardano l’Isonzo, da ultimo il progetto Rexus di cui fanno parte Italia, Spagna e Slovenia, con l‘obiettivo di avviare progetti pilota per la gestione dei fiumi transfrontalieri. Nel primo incontro aperto ai portatori di interesse (il 13 luglio), era presente un solo esponente d’oltre confine, e ciò non è di buon auspicio né per l’acquisizione e divulgazione di conoscenze né, soprattutto, per la risoluzione e/o mitigazione dei problemi derivanti da opposti interessi sul fiume condiviso”.

Foto del lettore Andrea Serino

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