LA LETTERA
Isonzo, dai desideri di Napoleone alle battaglie tra Cadorna e Conrad
Ci scrive Marco Barone per parlare dell'Isonzo: fiume importante per la storia e per i territori circostanti, nonché testimone del passato.
Oggi ci scrive Marco Barone. Ci parla dell'Isonzo, lo descrive come importante per la storia e per i territori circostanti. Barone lo definisce ingannevole ed imprevedibile. Fu "spettatore" di morti e sangue, teatro di battaglie, ma soprattutto un testimone della storia. SF
L'Isonzo è un fiume strepitoso, dai colori più affascinanti del mondo, un verde smeraldo tanto unico quanto raro. Ma nello stesso tempo può vivere una metamorfosi stravolgente per somigliare a quel color castagna proprio del Tamigi. Un fiume che ora può essere quasi in secca ed ora in piena. Un fiume che sa ingannare, sembra tranquillo, sembra un lago, ma lago e tranquillo non lo è.
Perchè le sue correnti sono potenti, nel giro di un refolo di bora l'acqua può salire e senza capire come potresti trovarti immerso nel tremore della paura. Un fiume transfrontaliero che sfocia nell'Adriatico, un fiume che si è macchiato di color sangue, tanto, nel corso della sua storia. Sangue di guerra, e sangue di solitudine o disgrazia. Abbondano le cronache nel corso del tempo di eventi, di drammi e tragedie che hanno avuto proprio questo immenso fiume come attore e spettatore.
Come accadde nel 1884 quando persero la vita dei ragazzini tra Sagrado e Pieris, come accadde nel 1885 quando una persona decise di porre lì fine alla propria vita, come accadde ne 1887 quando remando con la barca sul fiume i remi si imbatterono in quello che in un primo momento parvero dei rami d'albero trasportati dalla furia del fiume, invece, era il corpo di una povera donna, come accadde nel 1890 quando un innamorato decise di porre fine lì alla propria vita lasciando nella tasca due lettere, una per la sua amata, una per il padre, che osteggiava quell'amore.
L'Isonzo nel corso della sua storia ha risucchiato decine e decine di anime, un fiume ingannevole, il più diabolico del mondo. Isonzo oggetto e soggetto di riconoscenza verso il nemico. Il 26 novembre del 1915 il generale austriaco in una intervista ad un giornale ungherese riconobbe che gli "italiani si battono da leoni" sull'Isonzo.
Con l'area di Doberdò ridotta all'inferno degli inferni. Isonzo, fiume che Napoleone additava come confine orientale d'Italia, come si ricordava in un editoriale sulla Stampa di oltre cent'anni fa, quel fiume che fu teatro di dodici terribili battaglie tra le truppe del generale austriaco Franz Conrad von Hötzendorf, capo di stato maggiore delle forze armate imperiali e Cadorna. Fiume che fu scena anche di presunte visioni mistiche, come quelle accaduta negli anni '80 ad un fotografo goriziano, "Una visione luminosa di una donna vestita d'azzurro, con velo bianco sul capo".
E si fece anche l'identikit della Madonna. Alta circa 1 metro e 65 e fluttuava nell'aria, a mezzo metro dal suolo. Isonzo che fu d'ispirazione anche per giornali, che potevano essere considerati sovversivi. Come accadde a Gorizia il 16 marzo 1875, quando fu arrestato, sotto l'imputazione di altro tradimento, il direttore dell'Isonzo per aver fatto rappresentare il suo giornale ai funerali di re Vittorio Emanuele. Caso che divenne politico, si chiese la grazia al governo austriaco che così rispose: "Caro il mio dottore, quella gente è pericolosa bisogna stabilire un esempio e, mi creda pure, se non si può afferrar la mano, s'afferra il bastone".
Nella foto: il fiume Isonzo a Caporetto (worraworra/Wikicommons)
Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.