La novità
L'Isonzo si arricchisce di un nuovo museo dedicato alla sua centrale più antica

Inaugurato a Doblar il museo dedicato alla centrale idroelettrica. L'idroelettrico garantisce il 30% del fabbisogno energetico del Litorale.
Il fiume Isonzo è certamente uno dei gioielli del Goriziano storico tra i più rinomati. Dalle sue sorgenti nella Val Trenta alla foce nell’Adriatico, la storia, i colori e la varietà paesaggistica e faunistica richiamano all’anno decine di migliaia di turisti da tutta Europa e non solo. Da ieri, l’offerta culturale a disposizione di turisti e locali si arricchisce di un nuovo museo, proprio a metà strada tra l’Alto Isonzo e Gorizia: quello dedicato alla centrale idroelettrica di Doblar che sarà aperto il venerdì, sabato e domencia dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19 con ingresso libero.
«È un progetto importante dal punto di vista turistico, perché aggiunge contenuti interessanti in un’area la cui natura è meravigliosa», celebra l’iniziativa Mija Lorbek, direttrice di Zavod Go! 2025, durante l’inaugurazione dello spazio museale allestito proprio all’interno della centrale gestita dalla società Soške elektrarne Nova Gorica (Seng). Apre così le proprie porte al pubblico la più antica centrale idroelettrica ancora operativa sull'Isonzo. Spiega infatti la curatrice della mostra, Kaja Širok: «L'esposizione descrive in particolare la creazione della centrale idroelettrica di Doblar, inaugurata simbolicamente nel 1938 e avviata di fatto un anno dopo. L’obiettivo dell’amministrazione italiana dell’epoca, infatti, era quello di completare i lavori in tempo perché Mussolini potesse risalire il fiume lungo un itinerario dedicato alla commemorazione della Grande guerra, fino al nuovo sacrario di Caporetto».
Aggiunge sempre la curatrice che il progetto, oltre a utilizzare gli archivi e i modelli originali della Seng, si è avvalso anche di materiale d'archivio proveniente dal Museo regionale di Nova Gorica (Pang), dal Museo del Goriziano, dall'archivio dello Iuav di Venezia, dalla collezione Bonfanti, nonché di fotografie della collezione privata della famiglia Mignozzi. Ha contribuito anche l’Istituto per la Protezione del patrimonio culturale della Slovenia (Zvkds). «Nel progettare la mostra — conclude Širok — abbiamo voluto non interferire con l'aspetto architettonico dell'edificio e quindi valorizzare appieno il patrimonio architettonico dell'edificio».
All'epoca della sua costruzione era una delle più moderne centrali idroelettriche dell'epoca. Insieme alla diga di Podselo, a pochi chilometri di distanza, testimonia l'eccezionale importanza dell'energia idroelettrica nella regione e il suo ruolo quasi secolare nella fornitura di elettricità. Una fornitura, quella prodotta da tutte le centrali nella parte slovena del bacino idrografico dell’Isonzo, che «oggi — rileva Alida Rejec, esponente della Seng — aiuta a soddisfare circa il 30% del fabbisogno del Litorale (Primorska)», oltre a contribuire anche alla produzione del 12,5% dell’energia rinnovabile prodotta in tutta la Slovenia.
L’interesse per l’iniziativa è confermato dalla presenza di numerose autorità ed esponenti della società civile slovena e transfrontaliera. Tra questi, il direttore generale di Holding Slovenske elektrarne Tomaž Štokelj, il segretario di Stato presso il Ministero della Cultura Marko Rusjan, il responsabile del programma della Capitale Europea della Cultura Stojan Pelko, il direttore di Elektro Primorska Uroš Blažica, la direttrice della Camera dell'Artigianato Roberta Fortuna, i sindaci di Kanal (Miha Stegel), Nova Gorica (Samo Turel), Idrija (Tomaž Vencelj), il vicesindaco di Goriška Brda Goran Simčič, l'assessore alla Cultura di Gorizia Fabrizio Oreti, il direttore del Goriški Muzej Vladimir Pernuničič e il direttore del Museo di Tolmino Tadej Koren.
«Grazie a Go!2025 — afferma Oreti — si stanno sviluppando dei progetti che resteranno anche negli anni dopo la Capitale. Questo è un luogo diverso che mette in evidenza che c’è un elemento che unisce Gorizia e Nova Gorica, ed è proprio il fiume Isonzo-Soča: un patrimonio naturale richiamato anche dal colore scelto per il logo della Capitale».
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