Isola Morosini piange Gino Vittor, storico organista del paese

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Il personaggio

Isola Morosini piange Gino Vittor, storico organista del paese

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 23 Giu 2022
Copertina per Isola Morosini piange Gino Vittor, storico organista del paese

Classe 1930 si fermava a Begliano, tornando a casa, per imparare la musica, affinando la tecnica alle feste e durante i funerali.

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Isola Morosini si è risvegliata più povera. Si è spento ieri, infatti, Gino Vittor, storico organista del paese e volto della comunità. Classe 1930, ha percorso per decenni la strada verso la cantoria della chiesa di San Marco evangelista. Usciva di casa, proprio a lato della chiesa e, dalla sagrestia, si dirigeva verso il chiodo che regge le chiavi, lieve inchino all’altare e si avviava. Era deciso nel salire le scale di legno a chiocciola che portano al luogo dedicato al coro e alla musica sacra, oggi forse un po’ dimenticato. A Isola, a cantare, sono rimasti in pochi, e oggi ancor di meno. “In quattro”, precisava Gino durante un’intervista che gli feci nel 2018 per Il Friuli, “tre uomini e una donna”. Ricordava con grande piacere e un po’ di nostalgia gli anni passati, i grandi anni quando “a cantare si era oltre trenta”. In uno spazio, quello della cantoria, di pochissimi metri, ma dalla quale, attraverso la grata che oggi non c’è più, si allietavano le numerose celebrazioni.

A 12 anni Gino aveva cominciato con il suonare l’armonio nella canonica, dove don Giacomo Billiato, allora parroco, lo aveva introdotto alla musica, grazie anche alla passione trasmessagli dal padre, musicista anche lui. Negli anni, frequentando l’istituto Ceriani di Monfalcone, due volte a settimana si fermava a Begliano dove prende lezioni di musica dal maestro Angelo Cappello. Al parroco piaceva sentire suonare, e grazie alle numerose celebrazioni da accompagnare Gino aveva affinato la tecnica. Per suonare l’armonio bisogna avere buoni piedi e ritmo, ma da qualche decennio a sostituirlo c’era uno strumento elettrico donato da don Enrico Corazza.

E così Gino aveva continuato ad accompagnare le celebrazioni, anche i funerali. Fino a che la salute glielo ha permesso. “Tutti devono essere uguali” sottolineava, anche se ammetteva che un tempo, con maggiori voci, era ben più semplice. Ormai Isola ha perso molti abitanti, e così anche le presenze accanto all’organo. “Senza sacrificio non si ottiene nulla” ricordava, mentre con un colpo di mano richiudeva lo strumento. Lo ricordo scendere le scale, richiudendo la cantoria con qualche giro di chiave. E ritornare, pacato, alla sagrestia, dove con un nuovo inchino all’altare rimetteva a posto la chiave, su quel chiodo che chissà da quanti decenni è lì come una quieta sentinella. Come Gino, che non aveva nessuna intenzione di lasciar perdere questa importante tradizione. Cosa che in altri paesi, purtroppo, è già avvenuta. Ma Isola resisteva, e resisteva anche grazie a Gino, che ora suonerà dall’alto dei Cieli. E Isola saluta un altro suo figlio. Il funerale di Gino si terrà sabato mattina alle 9.30 nella parrocchiale di San Marco Evangelista.

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