Inizia il cammino alla scoperta del Carso, studenti e prof partono da Gorizia

Inizia il cammino alla scoperta del Carso, studenti e prof partono da Gorizia

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Inizia il cammino alla scoperta del Carso, studenti e prof partono da Gorizia

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 21 Ago 2023
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In un cerchio, si sono riuniti oggi studenti e ricercatori universitari in via Alviano, pronti a partire per studiare il territorio di confine.

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Blaise Pascal scriveva che “l’universo è un cerchio il cui centro è ovunque e la circonferenza in nessun luogo”. Il nostro cerchio è il mondo in cui viviamo. Dell’universo abbiamo toccato con mano solo la Luna, per ora l’obiettivo dell’umanità dovrà essere quello di tutelare il nostro mondo. E in un cerchio chiuso, si sono riuniti nel tardo pomeriggio di oggi studenti e ricercatori universitari, pronti a partire per il lungo viaggio attraverso il Carso. Gli zaini da viandante raccolti nell’aula dell’università di via d’Alviano, si sono recati nel giardino esterno del polo di Gorizia.

Così da entrare nel vivo dello spirito da laboratorio del cammino. Che è quello di misurare gli spazi attraverso l’analisi dell’impatto climatico. Con l’obiettivo di analizzare il territorio e il paesaggio sotto aspetti molteplici, perché “i paesaggi sono culturali, sempre abitati e trasformati dalla presenza umana, e variano in funzione della loro situazione geografica e delle società umane che li hanno modellati”, scrive l’antropologo Marc Augé. Ciascuno dei partecipanti è stato pronto a presentarsi, nel gioco introduttivo. Attraverso una metafora metereologica hanno descritto se stessi, in italiano oppure in lingua inglese, per essere compresi da tutti.

“Turbolenti, ventosi, confusi”, alcuni “con un uragano interiore”, altri “soleggiati o sereni” come il cielo terso che li ha accolti in queste giornate di continuo sole. Già, perché anche il sole costante e le temperature elevate costituiscono un rischio per il territorio e la popolazione. Traducendosi in danni alle colture a causa di prolungati periodi di siccità, ma anche piogge torrenziali e alluvioni, prodotte dall’enorme accumulo di umidità, come quelle che purtroppo hanno flagellato la Slovenia. Sei, i gruppi formati dagli studenti. “Ciascun gruppo focalizzerà le analisi su un impatto climatico" spiega il professor Massimiliano Granceri Bradaschia (Iuav Venezia).

"Analizzeranno il fenomeno dell’ondata di calore, gli incendi, il rischio idrogeologico e gli smottamenti, l’innalzamento del livello dei mari e gli allagamenti urbani”. Un incontro introduttivo che li ha riuniti a Gorizia, e che in serata li condurrà a Nova Gorica, dove alloggeranno presso l’ostello della gioventù. Prima tappa, il percorso che da Nova Gorica porta alla riserva di Doberdò e Pietrarossa, passando per Sant’Andrea, Savogna e infine San Michele. Qui “ci sarà una sosta refrigerativa e l’incontro con il professor Alfredo Altobelli dell’università di Trieste”, ricorda Luca Lazzarini, ricercatore di Urbanistica del dipartimento Dastu (Politecnico di Milano) e fautore del laboratorio assieme a Serena Marchionni (Ikonemi).

Un luogo simbolico, quello di Gorizia e Nova Gorica, dove “in dieci metri sono presenti elementi di architettura diversa, connubio fra Prima guerra mondiale e fascismo. Un luogo dove si concentrano immigrati, che non vengono per restare. Luogo di passaggio, che si traduce poi in problema di accoglienza”, riflette il ricercatore universitario Sarah Isabella Chiodi, collega di Lazzarini. Migranti che Augé definisce “gli eroi dei tempi moderni”, in quanto “la loro avventura prova che si può rompere con ciò che ci lega al territorio e alla terra”. In un’epoca in cui “le preoccupazioni dell’ecologia e le domande che ci si pone sul cambiamento climatico fanno scoprire, in modo brutale, la minuscola dimensione del pianeta in un universo infinito”, insiste ancora l’antropologo francese.

“Domani studieremo la landa carsica come ambiente ignifugo, un territorio che storicamente non era boscato, spiega Granceri Bradaschia. Approfondiremo l’equilibrio socio-ecologico fra uomo e natura, che mantiene il prato curato e poco vulnerabile agli incendi”. Una Summer School giunta alla sua sesta edizione, “quest’anno è per la prima volta internazionale”, sottolinea Lazzarini. Sia per la presenza di studenti stranieri (tre studenti cinesi, quattro turchi, un indiano), sia per il passaggio attraverso le frontiere di Italia e Slovenia, grazie anche al lavoro di coordinamento di Sara Basso e Elena Marchigiani, del dipartimento di ingegneria e architettura di Trieste.

“Muovendoci tra territorio italiano e sloveno analizzeremo il rischio climatico in comunità diverse, che rispondono in modo diverso. L’obiettivo è comprendere con sguardo centrato sulle comunità come i territori stanno rispondendo al rischio climatico. Rischio che in alcuni casi è palese, come per gli incendi, mentre in altri è più immateriale, come per le ondate di calore, con le quali il nostro stesso corpo si confronta”, chiarisce Lazzarini. Il fulcro centrale del laboratorio del cammino è comprendere come le politiche e le urbanistiche possano diminuire il rischio, in primis delle popolazioni più fragili come bambini e anziani.

“La sfida è influenzare le politiche. L’esercizio da mettere in atto è una lettura del territorio orientato a offrire spunti per guidare le amministrazioni, soprattutto quelle comunali. Ogni tappa è costruita a partire dalle relazioni con le amministrazioni comunali”, conclude Lazzarini. Perché il dialogo è probabilmente il primo passo da avviare, per salvare il pianeta e la società in cui viviamo.

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