In cento davanti al Cpr: «Una delegazione cittadina per controllare»

In cento davanti al Cpr: «Una delegazione cittadina per controllare»

gradisca d'isonzo

In cento davanti al Cpr: «Una delegazione cittadina per controllare»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 04 Set 2022
Copertina per In cento davanti al Cpr: «Una delegazione cittadina per controllare»

Si sono ritrovato in modo spontaneo di fronte al portone. Nel pomeriggio la visita della deputata Yana Ehm.

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Non è stata un’organizzazione congiunta, bensì un ritrovo di varie associazioni e realtà che da anni si battono per la chiusura di strutture come il Cpr di Gradisca d’Isonzo: quasi a collante l’ispezione della deputata Yana Ehm candidata della lista “Unione Popolare con De Magistris”, che ha visitato i locali incontrando numerose persone che si trovano all’interno.

“Si tratta di un luogo nel quale anche i diritti minimi non sono garantiti – ha tuonato all’esterno, in una sorta di conferenza improvvisata, la deputata Ehm – e non ci aspettiamo che possa esistere una struttura del genere in un Paese come l’Italia”. Per Ehm i Cpr sono “strutture fallimentari che vanno chiuse”.

La deputata ha promesso, dunque, una serie di accertamenti a partire già da domani. “Mi metterò in contatto con prefettura e questura e chiederò chiarezza in generale. La scelta di tenere aperti i Cpr è puramente politica”. In ogni caso, nonostante sia candidata, Ehm non vuole “sfruttare il momento per la campagna elettorale”.

Tra i presenti, oltre numerosi giovani e giovanissimi delle varie associazioni e comitati No Cpr, anche alcuni esponenti di Unione Popolare, dal candidato Ivan Volpi fino al consigliere regionale Furio Honsell e a personalità locali come il già sindaco e giornalista Andrea Bellavite e la deputata Serena Pellegrino.

“Chi finisce qui dentro – ha ribadito Furio Honsell – ha già scontato la propria pena e spesso è una sfortuna. Il problema igienico all’interno è singolare. Il Cpr è solo uno specchietto per le allodole per un elettorato non accogliente”. Anche il candidato Ivan Volpi, di Unione Popolare, ha voluto ribadire la propria contrarietà alla struttura: “Condanniamo il passato politico che ha firmato e ha consentito l’apertura e il mantenimento di queste strutture”, così Volpi.

All’esterno, sotto gli occhi vigili di alcune pattuglie della Polizia di Stato, poco meno di un centinaio di manifestanti che hanno atteso qualche ora l’autorizzazione della prefettura per poter entrare all’interno con una delegazione. Motivo scatenante del ritrovo il suicidio di qualche giorno fa del giovane ospitato all’interno e arrivato da poco più di un’ora.

Il grido, unanime alle manifestazioni già avvenute negli scorsi anni, è stato quello di “Libertà”. Nella mail di invito e nei passaparola il coordinamento organizzatore ha voluto ribadire come

“Dateci il nome, vogliamo entrare, facciamoli uscire”, lo sloga principale. “C'è bisogno di una grandissima presenza solidale”, così ancora il coordinamento che punta il dito alle “parole indecenti della garante, di fronte all'inerzia delle istituzioni in seguito a quest'ennesima morte, questa volta pretendiamo di entrare”. Vogliamo vedere con i nostri occhi quel centro di morte. Vogliamo sapere, perché nessun altro, garanti, associazioni, istituzioni, ha voluto rompere quel muro infame”.

La richiesta è stata quella di una delegazione cittadina. “Il centro è in rivolta. Le persone detenute ci chiedono a gran voce che ci siano parlamentari e giornalisti. Facciamo un appello a tutti di mobilitarsi ed esserci. Esigiamo che quelle mura crollino, finendo di produrre discriminazione, violenza e morte”, così ancora il coordinamento nell’invito. 

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