Impresa di Fiume al monumento tra Ronchi e Monfalcone, critiche di Anpi

Impresa di Fiume al monumento tra Ronchi e Monfalcone, critiche di Anpi

I fatti

Impresa di Fiume al monumento tra Ronchi e Monfalcone, critiche di Anpi

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 12 Set 2022
Copertina per Impresa di Fiume al monumento tra Ronchi e Monfalcone, critiche di Anpi

Benvenuto presente in fascia tricolore. Cisint tiene il discorso, «è il momento di rimarcare le nostre radici e la nostra identità».

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È stata una cerimonia che ancora divide quella tenutasi stasera in occasione del 103° anniversario dell’impresa di Fiume di Gabriele d’Annunzio e dei suoi 'invitti Legionari'. La commemorazione è avvenuta al monumento del cosiddetto "poeta soldato" al confine tra i comuni di Ronchi e Monfalcone. Qui sono state depositate delle corone d’alloro per fare memoria di una parte della storia fiumana e italiana del secolo breve.

La storia vuole che i Legionari e lo stesso D’Annunzio partirono dall’abitato di Ronchi alla volta del Quarnero, e che la cittadina bisiaca assunse poi il titolo di ‘Ronchi dei Legionari’ ben più avanti, proprio a ricordo di quella spedizione. Ormai come da tradizione, il 12 settembre, il comitato per la valorizzazione storico – letteraria, le associazioni d’arma, quelle combattentistiche assieme ad alcune rappresentanze politiche, si sono ritrovate al confine delle due città. Tale cerimonia ancora divide e suscita la presa di posizioni diverse.

Ad essere presenti, tra gli attori principali della manifestazione c’erano il professor Diego Redivo , commissario per la Lega Nazionale della sezione di Fiume e il vicepresidente Diego Guerin per la sezione locale. Impossibilitato a partecipare, il presidente della Lega Nazionale, l’avvocato Paolo Sardos Albertini ha ricordato con quanto orgoglio, da cinquant’anni, si ricordi questo evento. “È un’impresa da ricordare – sostiene Albertini, in un telefonata con il nostro giornale – per le generazioni future, un ideale di unità anche per i giovani”. E ancora il presidente: “La partecipazione sta crescendo di anno in anno sia dal punto di vista della cittadinanza che da quello delle autorità politiche aderenti. Questo è confortante”.

Anche Marina Cuzzi, presidente dell’Anpi – contattata dalla nostra redazione – ci ha tenuto a fare alcuni dei distinguo fondamentali ricordando innanzitutto che da molti anni la sezione di Ronchi si è spesa per il racconto dei fatti storici e ha fornito delle puntuali documentazioni storiche sul periodo in questione per offrire delle fonti storiche e culturali prive di considerazioni politiche. Per la presidente Cuzzi vanno così distinti i concetti di memoria e di celebrazione dei fatti.

“Sulla memoria – dice Cuzzi – siamo tutti d’accordo, i fatti sono avvenuti. Sulla celebrazione dei principi che hanno mosso l’iniziativa di quella marcia, invece no”. Dalla rappresentante Anpi quindi, nessuna contrarietà sulla figura culturale di D’Annunzio bensì su quella politica, sull’idea del poeta soldato, sulla non accettazione delle diversità, sulla visione nazionalistica, sul disconoscimento di usi o tradizioni diverse e sull’apertura di quella strada che portò al fascismo. Tutti “miti” non condivisibili per moltie sui quali non si trova ancora unitarietà di visioni a distanza di più di 100 anni.

Non è mancata la politica locale. Si sono visti Guido Ritossa per il comune di Grado, l'assessore Rosanna Tosoratti di Fogliano e due rappresentanti dei comuni di Gorizia e Trieste. Per l'amministrazione comunale di Ronchi erano presenti il sindaco Mauro Benvenuto - indossava la fascia rispetto al suo predecessore Livio Vecchiet - e l'assessore Gianpaolo Martinelli.

A rappresentare il comune di Monfalcone era presente il sindaco Anna Maria Cisint la quale ha tenuto un intervento ufficiale. "È il momento di rimarcare le nostre radici e la nostra identità” ha affermato Cisint per la quale il richiamo all'italianità e all'amor di Patria sono da conservare e trasmettere.

Che l'evento abbia rappresentato una ferita per la sinistra non c'è dubbio, verso cui il sindaco Cisint ha replicato in modo deciso: "Con la mia presenza voglio rivendicare che la storia, quella del Novecento in particolare, va pienamente rispettata e non può essere sottomessa alle partigianerie ideologiche che in queste terre di confine hanno portato a cancellarne pagine importanti. È il momento di rimarcare le nostre radici e la nostra identità - che per anni si è tentato ignobilmente di rimuovere - che contraddistinguono un territorio e le genti che lo abitano".

Per il professor Diego Redivo che ha preso la parola al termine dell'incontro, Fiume e Trieste sono state le "gemelle" nel primo e nel secondo dopoguerra. Redivo ha infine ringraziato le associazioni combattentistiche di Trieste, Istria, Fiume e Dalmazia. 

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